La prima industria italiana, quella dell’accoglienza e della ristorazione, è in crisi nera. E la pandemia da Covid non è l’unico motivo che ha messo in ginocchio il settore. Ben prima di marzo 2020 alberghi e ristoranti lamentavano la difficoltà di reclutamento di personale. Da anni le nostre strutture, anche le migliori, si sono popolate di manodopera straniera, personale che spesso inventa una professione. Ne sa nulla di accoglienza alberghiera e ristorazione, non ha esperienza, né cultura. Non è un sempre un segno negativo il massiccio arrivo di personale asiatico o dall’Europa dell’Est. Ma diventa un allarme rosso quando il comparto economico interessato è quello che ci fa preferire dal turismo internazionale e ci distingue dagli altri.
“Mangia, prega ama”, il successo americano al botteghino del film con Julia Roberts, assegnava ancora una volta all’Italia quel primato nel mondo enogastronomico e dell’accoglienza che, per quanto fastidiosamente stereotipato, è reale. E’ facile capire che se la manodopera nazionale perde interesse per il settore, non sarà lontano il giorno in cui anche il turismo internazionale la seguirà a ruota. Diventeremo come tanti altri Paesi, somministratori di cibo e bevande per turisti.
Dicevamo di una crisi che parte da lontano. Problemi legati soprattutto al costo del lavoro, salatissimo e che rende troppo complicato il rispetto delle regole per far quadrare il bilancio. Poi c’è il trattamento economico. Un mestiere, a prescindere dal ruolo, quello che si fa dentro alberghi e ristoranti, che è quasi una missione. Orari di lavoro e turni che devono tener conto delle tante variabili legate al flusso della clientela e che è difficile prevedere. Nessuno che ci metta mano alle reali esigenze del comparto.
Chi riesce a trovare il modo va avanti, ma dal 2000 ad oggi molto è cambiato nella ristorazione e nell’hotellerie in Italia. E gli ultimi provvedimenti governativi legati al Covid, con sussidi di disoccupazione e reddito di cittadinanza dati a pioggia, hanno prodotto un ulteriore allontanamento del personale che preferisce il poco senza far nulla, al poco di più che invece richiederebbe un grande impegno lavorativo.
Il risultato è oggi nelle tante e troppe bruttissime esperienze che viviamo da clienti, anche nelle strutture di lusso sia alberghiere che della ristorazione. Personale inesperto e disinteressato, servizio pessimo e la consapevolezza che stiamo perdendo una delle nostre eccellenze più singolari e che ci ha distinti nel mondo. Oggi sta scivolando tutto via e nessuno se ne importa (citaz. Pino Daniele).
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