Cultura: Qual è l’anima della poesia? Lo stupore
Riflessioni sulla Poesia. Fino a quando continuerà ad esistere e a essere provocato, lei vivrà
Qual è l’anima della poesia…lo stupore! Fino a che continuerà ad esistere e a essere provocato, lei vivrà. Il poeta per stupire deve stupirsi, ha bisogno di accorgersi che “quella cosa”, “quel fatto”, sia la prima volta a essere sperimentato…la luce dell’emozione ha una connotazione “primigenia”: genesi e inizio di un viaggio che termina con il suo termine. Naturalmente occorre svincolare la ragione che, ostinata, tiene lo stupore per mano, come un bimbo il suo palloncino.. Così l’incanto sarà libero di incontrare altri incanti.
In un’intervista del 1975 al neo Premio Nobel, Eugenio Montale, egli confermò la bontà di scrivere poesia fintanto che essa non sia “mercificata”, cioè resa merce da produzione. A differenza della prosa in cui la scrittura occupa l’intera pagina, il verso respira, riflette, s’interrompe, sembra quasi pensare e fermarsi, salvo poi tornare tra le mani sicure della penna.. Ci si chiede se oggi, la società tecnologica e del consumo e delle “velocità”, possa lasciare un angolo, seppure limitato, alla produzione poetica.
Poesia, con tale termine i Greci identificavano la "creazione" di una forma espressiva in versi, vale a dire parole che sottostanno a forme metriche che possono evocare in chi legge uno stato esistenziale o emotivo. La qualità originaria era, tuttavia, una forma musicale e di ritmo che scandiva nel tempo uno stato d’animo. Già Omero nel prologo dell’Iliade, usa il verbo “cantare” e non scrivere, così da non lasciare dubbi sulla caratteristica "musicale" della poesia…successivamente la scrittura del verso assumerà il controllo della forma e l'Opera potrà essere ereditata tra le generazioni con maggiore semplicità.
*L'immagine è un'opera pittorica di Pino Faraone