Da Roma a Kiev, per capire e conoscere
La testimonianza di Alberto Palladino, 28enne reporter romano
Da Roma a Kiev “soprattutto per capire e conoscere, per vedere con i miei occhi” – questo ha spinto Alberto Palladino, giovane reporter de 'Il Primato Nazionale', fino all'estremo limite Est d'Europa, accompagnato da spirito d'avventura e una Nikon D90.
“Nei giorni della rivolta di Kiev, in Italia, persino negli ambienti d’ispirazione nazionalista, si è acceso un dibattito enorme sulla questione ucraina dividendo le opinioni tra i sostenitori del neo-zarismo putiniano e chi guardava la gente in lotta nel Maidan con istintiva simpatia. Ho voluto verificare, chiedere alla gente sulla piazza, sentire gli umori, non filtrati” – spiega Alberto, ventottenne romano, proiettato tra barricate ed impressioni del Maidan, luogo simbolo della rivolta ucraina.
Piazza dell'Indipendenza, Majdán Nezaléžnosti, è stato il cuore pulsante di una lunga occupazione, arrivata sino ad oggi attraverso momenti diversi: duri sconti e guerriglia urbana, ma anche la tenera promessa di matrimonio con cui un giovane oppositore in mimetica ha stupito il mondo. “Nel Maidan è tutto ancora in piedi: barricate di copertoni alte metri e tende militari da campo a presidio di tutto il centro di Kiev” – racconta Alberto mentre i suoi occhi sono attraversati dai rapidi bagliori di quelle immagini, impresse nello sguardo come fosse pellicola. “Lo scenario del centro di Kiev è sicuramente molto suggestivo, dalla collina che sovrasta il Maidan sembra di osservare un esercito accampato, ci sono drappelli di militanti di tradizione cosacca (i cosacchi erano originari dell'Ucraina, ndr) che pattugliano le strade con tanto di sciabola al fianco. I patrioti ucraini si sono organizzati in gruppi di autodifesa e controllano l’intera zona, aspettano l'esito delle elezioni di Maggio, solo allora, se si riterranno soddisfatti, smobiliteranno”.
Secondo Alberto “quella di Kiev non è stata una fiammata ribellistica di tipo nostrano, ma una vera rivolta di popolo,infatti nei presidi giovani studenti o anziani in mimetica si ritrovano nella stessa idea”. “Il Governo provvisorio, insediatosi grazie alla rivolta, è molto vicino alle politiche dell’Unione Europea, ma la popolazione e i gruppi dei nazionalisti sono distanti tanto dalla posizione euro-ottimista, quanto da quella filo-russa – spiega il nostro interlocutore secondo cui – Loro vogliono un'Ucraina indipendente e sovrana, libera da corruzione e imperialismi finanziari di oligarchie, da ovunque esse provengano”.
Libertà da corruzione, imperialismo ed oligarchie: è una scelta soprattutto di cuore quella che ci viene raccontata oggi. “Con il nuovo Governo e con la nuova costituzione che dovrebbe nascere anche dall’esperienza del Maidan vedremo un'Ucraina senz'altro diversa, solo allora saremo in grado di tirare le somme”.
Nei giorni della sua missione, un fatto in particolare ha scatenato le dure reazioni della comunità internazionale: l'annessione unilaterale della Crimea da parte della Russia. “La 'questione Crimea' va analizzata su più piani: quello della politica internazionale, che al di là dei proclami guerreschi ha trovato sin da subito un accordo di comodo tra le parti; e il piano del sentimento nazionale, che rischia – se mal direzionato – di far scoppiare una guerra tra bande nelle regioni a popolazioni miste, uno scenario balcanico che l’Europa ha già conosciuto e non può permettersi di rivedere”.
L'esperienza diretta è servita a confermare ad Alberto ciò che già aveva intuito, ovvero come “i media, soprattutto in Italia, filtrano e distorcono le notizie al punto di propinarci solamente una diapositiva appannata della reale situazione. A Kiev ho visto un popolo coeso, saldo nella sua tradizione che rivendica un diritto inalienabile, quello all’indipendenza e alla sovranità, la fine della corruzione e la possibilità di decidere liberamente il proprio cammino”.