In occasione del Giorno della memoria, il Senato pubblica sul proprio sito un video inedito di Sami Modiano che racconta a un gruppo di ragazzi del liceo Morgagni di Roma della sua deportazione.
Di seguito il testo dell’intervento
Sono nato a Rodi, nel Mar Egeo. Avevo una bellissima famiglia che mi coccolava, ero un bambino. Come tutti i bambini ho frequentato la prima elementare. Mi piaceva la scuola andavo bene. E poi un giorno mi sono sentito chiamare dal mio insegnante. Mi disse: “Sami Modiano, presentati davanti alla cattedra”. Io ero tutto contento, pensavo mi avrebbe interrogato, non mi aspettavo nient’altro. Ma lui mi disse “Sami Modiano, sei espulso dalla scuola”. Chiesi cosa avevo fatto di male e lui asciugandomi le lacrime mi disse che non avevo fatto nulla di male e che mio padre mi avrebbe spiegato a casa.
È una colpa essere ebrei? Sono diverso da voi? Ecco io ve lo chiedo. Da quel momento in poi non ho potuto andare a scuola.
Quando ci hanno numerato a Birkenau, mio padre ha anticipato me porgendo il braccio sinistro, gli hanno tatuato il numero B7455. Io seguivo le orme di mio padre, ho sul mio braccio sinistro il numero B7456.
Il primo mese avevo la fortuna di poterlo incontrare per pochi minuti al giorno nella baracca numero 15. Qualche parola e qualche carezza, poi mi diceva, vai a riposare perché domani avrai una dura giornata di lavoro. Era la routine di questo ingranaggio mortale, lavorare finchè non sarebbe venuto il momento della morte.
Dopo un mese, mio padre aveva saputo che qualche giorno prima mia sorella Lucia era morta. Lui mi fissava senza parlare, chiesi “Papà cosa vuoi dirmi?”.
Disse, domani non venire a trovarmi perché non ci sarò. Domani mi presento all’ambulatorio. Sapevamo che nessuno andava all’ambulatorio, andare lì significava dire che non stavi bene e il medico ti mandava alle camere a gas.
Lo pregai, ho fatto di tutto per convincerlo a non andare, era la cosa più cara che avevo. Disse che lo avrebbero curato, non riuscii a dissuaderlo.
Ho tenuto duro a Birkenau, sono andato avanti fino al 27 gennaio seguendo le sue parole. Non volevo mancare alle sue parole e l’ho fatto. Sono sopravvissuto.
Io non sono uscito da Birkenau, io sono ancora là. Quando uno esce vivo da quell’ingranaggio della morte, non ci crede. Ci si sente male, ci si chiede come mai? Sei un privilegiato, hai lasciato tutti dall’altra parte. Ma non trovi la risposta, porterai con te per tutto il resto della tua vita questi interrogativi.
Voi siete stati lo spunto a convincermi ad andare avanti, perché voi (giovani) siete la speranza del domani. Dovete fare in modo che quello che io ho subito, quello che i miei occhi hanno dovuto vedere non debba capitare mai più, non dobbiate subirlo voi, o ai vostri figli.
Il link al canale del Senato della Repubblica per l’intervento
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