Dall’ammirazione alla fede
La giornata di Cafarnao
Il vangelo (Mc. 1, 29-39) di questa domenica unisce tre brani distinti: il racconto della guarigione della suocera di Pietro; un sommario sulle guarigioni; un passo avanti nel compimento della missione di Gesù.
Dalla sinagoga alla casa di Simone (v. 29)
Il racconto della guarigione di un indemoniato ci aveva trasportati nella sinagoga di Cafarnao; da qui Gesù subito esce e si reca alla casa di Simone. Marco vuole presentarci una giornata tipica del ministero di Gesù, la “giornata di Cafarnao” secondo l’espressione divenuta classica. Gesù esce dalla sinagoga non solo perché è giunta l’ora di chiudere le porte, ma perché i suoi uditori non lo comprendono ancora. Finché si rimane nella sinagoga non si può diventare discepoli di Gesù; sarà necessario uscirne come per un nuovo esodo. Marco, forse, ha voluto opporre alla sinagoga la casa di Pietro, immagine della chiesa? E’ fuori di dubbio che questa “casa” occupi un posto importante nel vangelo di Marco. Gesù è in compagnia dei primi quattro discepoli che rimarranno i più intimi e che saranno i testimoni del miracolo alla suocera di Simone.
La guarigione della suocera di Simone (vv. 30-31)
La guarigione della suocera di Pietro potrebbe essere considerata un miracolo di misericordia; Gesù è stato implorato per questa donna. Anche questa guarigione per Marco rappresenta una vittoria sul diavolo, perché non esiste una divisione netta tra esorcismo (definito un miracolo di combattimento) e semplice guarigione da una malattia. Marco asserisce che l’inferma ha la febbre, ma ci è impossibile precisare di che malattia si tratti e quale ne sia la gravità. Il testo di Marco rimane estremamente sobrio: questa sobrietà può essere invocata a giusto titolo in favore dell’autenticità del miracolo; il raffronto poi con i racconti pagani di guarigioni è qui particolarmente eloquente.
Il miracolo di Cafarnao fu sicuramente per le folle un segno che Gesù era l’inviato di Dio che doveva venire a salvare gli uomini dalle tribolazioni, conseguenza del male morale. Della guarigione della suocera di Pietro, Marco ha fatto uno degli elementi della giornata di Cafarnao, giornata tipica del primo periodo del ministero di Gesù. Il miracolo è dunque un segno della venuta dei tempi finali o messianici nella persona di Gesù, che agisce, infatti, con la potenza stessa di Dio. Ma si tratta ancora solamente di un segno. L’uomo ha bisogno di molto tempo per scoprirne e accettarne il significato.
“Accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò” (v. 31). La prima preoccupazione di Marco è il verbo “la sollevò” ( egeiro ) che è diventato uno dei termini tecnici per indicare la risurrezione. Come Cristo ha sollevato la suocera di Pietro dalla febbre che la immobilizzava sul suo letto come una morta, così egli viene a rialzarci, a risuscitarci, affinché possiamo servirlo.
Lo stesso termine si trova anche nel racconto della guarigione dell’indemoniato epilettico dove il simbolo è ancora più netto. “Ed essa si mise a servirli” (v. 31): nel contesto del miracolo, nell’ospitalità ricevuta da Gesù nella casa di Pietro, servire significa innanzitutto “dar da mangiare”. Gesù non trascura la semplice realtà terrena, ma va oltre: “servire” è anche “dare la vita in riscatto per molti” (10, 45). Ecco l’ideale proposto da Cristo a coloro che risuscita dalla morte del peccato. La condizione anteriore dell’inferma sta ad indicare la condizione dell’uomo peccatore finché non è salvato da Cristo, e la guarigione corporale è simbolo dell’opera corporale da lui compiuta: “dare la vita”!
Il sommario (vv. 32-34)
Le affermazioni assolute dei “sommari” (riassunti della attività di Gesù) non vanno prese alla lettera, perché Gesù non guariva “tutti” i malati, esigendo da loro la fede. Nei sommari ci sono semplificazioni e generalizzazioni: certamente il ricordo di un fatto reale, accaduto più di una volta, colpiva l’immaginazione del popolo e veniva raccolto dalla tradizione prima orale e poi scritta che l’evangelista puntualmente ci riferisce. Scopriamo anche che una delle preoccupazioni maggiori di Marco è quella di dirci che Gesù è venuto a combattere il diavolo e a liberare gli uomini dal suo potere. Gesù dà inizio al suo ministero con un attacco diretto a satana, che viene sconfitto. In questa prospettiva ogni malattia è di origine diabolica, ogni guarigione per esorcismo una vittoria sul demonio. Inoltre, Marco non trascura alcuna occasione per ritornare sulla consegna del “segreto messianico” come su un tema favorito: “Non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano” (v. 34). I demoni, più perspicaci degli uomini, hanno immediatamente riconosciuto il loro nemico e lo affermano vociferando. Certo, le loro grida non costituiscono un atto di fede in Gesù; sono manifestazioni di paura e di sconfitta, alla presenza di colui nel quale riconoscono l’inviato di Dio, investito di una potenza divina a cui non possono resistere. Agli uomini, Gesù si rivela in maniera progressiva dando segni del suo potere sui malati, sul peccato che solo Dio può rimettere, sul sabato e infine sulla vita, con la sua morte e risurrezione!
Per tutta la Galilea (vv. 35-39)
Dopo Cafarnao il ministero di Gesù si allargherà a tutta la Galilea (v. 39). Prima del sorgere del sole, mentre i discepoli dormono ancora, Gesù è già desto. Si ritira nella solitudine a pregare, alla ricerca di una particolare intimità col Padre. Non si trattava tanto per lui di chiedere grazie, quanto di intrattenersi sulla sua missione con colui che lo aveva inviato. Simone non comprende ancora il senso della missione di Gesù e spera di tenerlo ancora a Cafarnao, a casa sua. Le folle ritornano, spinte anch’esse dalla speranza di nuovi miracoli. Per Gesù, invece, questo genere di benefici rappresenta una preparazione all’accettazione del Vangelo e alla rivelazione del mistero della persona di Cristo: non vuole lasciarsi trasportare dal successo. “Andiamocene altrove…per questo sono venuto” (v. 38). Gesù vuole illustrare la missione della Chiesa e dei discepoli: a tappe successive, essi dovranno superare tutte le frontiere e portare il Vangelo agli estremi confini del mondo.
Bibliografia consultata: Gaide, 1974.