Si torna a parlare del Decreto Aiuti, questa volta non per la caduta del governo, ma per comprendere bene in cosa consiste. Il Decreto dovrebbe essere approvato intorno alla prima settimana del mese di agosto. Tuttavia, questa situazione non è ancora chiara. Attualmente sul tavolo ci sono due ipotesi: continuare con la reiterazione del bonus 200, oppure abbattere l’iva sui beni di prima necessità. Oltre alla proroga contro il caro-bollette.
Il bonus da 200 euro del Decreto legge Aiuti sarà immesso nelle buste paga degli italiani. Una boccata di aria fresca nella situazione post-pandemica e di conflitto in cui ci troviamo attualmente.
La prima emissione del bonus è costata al governo circa 6,8 miliardi per 30 milioni di italiani. Ad agosto la situazione con la proroga potrebbe essere la stessa. Nel caso in cui, invece, si optasse per la dotazione del decreto Aiuti Bis, il bonus sarebbe alternativo al taglio dell’iva. Questo comporterebbe un azzeramento dell’imposta su pane e pasta; farina e patate e latte e olio d’oliva. In questo modo il governo spenderebbe 4 miliardi di euro.
Oltretutto il piano prevede anche l‘abbassamento dell’iva, dal 10 al 5%, su prodotti come carne bovina, vitello e pollo; salumi e pesce fresco e uova, cioccolato e gelati.
Senza dubbio per le tasche del governo e degli italiani queste agevolazioni gioverebbero nel rendiconto mensile di spesa. Si discutere, però, sulla durata effettiva di questo azzeramento.
Seppure l’alternativa bonus 200 o azzeramento dell’iva crei ancora un dibattito acceso tra le parti sociali, diversamente è per il caro-energia che invece ha raggiunto l’unanimità. Secondo Cgil, Uil e Cisl servirebbe un intervento strutturale. Ciò nonostante però, sarebbe bene adottare entrambi i provvedimenti: sia il bonus 200 che il caro-energia. In questo modo si avrebbero dei risultati molto più decisivi.
Tuttavia, il governo prendendo in considerazione l’applicazione di entrambe le proposte dovrà obbligatoriamente ridurne i benefici. Questo significherebbe avere meno sconti sui prodotti e dunque meno soldi restituiti agli italiani.
A questa generale indecisione si aggiunge un’ulteriore problematica: la caduta del governo. Infatti, dopo l’approvazione da parte dell’esecutivo, il decreto dovrà essere convertito entro 60 giorni. Una data che però è prevista già dopo lo scioglimento ufficiale delle camere. Questo significa che per modifiche o correzioni ci sarà poco tempo.
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