Tutti i dibattiti e gli articoli di stampa sulla situazione socio economica del nostro Paese, ci dicono che l’Italia è inesorabilmente destinata al declino. C’è addirittura un Partito, quello di Oscar Giannino, che si chiama “Fare per fermare il declino”.
Nella terribile crisi economica che ha investito il mercato globale l’Italia, nonostante le sue straordinarie risorse, sembra il classico vaso di coccio pronto a rompersi nello scontro con i vasi di ferro come la Germania o il Giappone. Gli osservatori indicano diverse cause di questo declino, ma tutti concordano sul fatto che il nostro Paese sia afflitto e condizionato da un’ottusa e proterva burocrazia.
Ma cos’è la burocrazia? Tecnicamente la burocrazia è l’organizzazione dello Stato, l’insieme dei funzionari che, articolati in gradi gerarchici, svolgono le funzioni della pubblica amministrazione ed esercitano il potere che gli deriva dalle loro funzioni.
Il potere per molti è un fine, ma in realtà è un mezzo, uno strumento. Come strumento può quindi essere utile o dannoso; dipende dall’uso che ne fai. Come la chiave inglese, che può essere molto utile per svitare bulloni, ma anche molto dannosa, se la dai in testa a qualcuno.
I burocrati hanno un compito importante sottolineato dalla prima parte della parola, dal francese“burò”, ufficio, cioè servizio al cittadino. Ma la seconda parte, dal greco “crazia”, fa riferimento al potere e l’esperienza comune ci dice che spesso quel potere i burocrati non lo esercitato al servizio dei cittadini ma al servizio di se stessi.
Il burocrate rappresenta dunque un pericolo e un nemico tutte le volte che esercita il proprio potere per rafforzare se stesso e la categoria alla quale appartiene. Rafforza se stesso quando comprime un diritto, quando favorisce i propri amici o si mette al servizio di una partito, quando rifiuta di assumere le responsabilità che gli competono, quando pensa alla propria sicurezza ed alle proprie convenienze anziché all’interesse pubblico ed al rispetto sostanziale della legge. Ho detto rispetto sostanziale perché la legge va sempre rispettata, ma le leggi sono fatte per regolare la vita dei cittadini, non per ostacolarla o complicarla, come fanno molti burocrati.
Il burocrate segue la legge come una stella polare, ma non guarda contemporaneamente l’orizzonte e la strada, quindi cammina calpestando tutto ciò che incontra, dimenticando che la legge vuole rispettare i cittadini.
Il burocrate, rispettando ottusamente la legge, segue una meta astratta e fa molti danni, distruggendo molte cose. Questo sono i burocrati.
Tra i burocrati ci sono poi quelli che usano il loro potere per ottenere dei vantaggi. Da qui la corruzione e la concussione, perché il cittadino vessato, in balìa di un potere contro il quale non può nulla, finisce per cedere al ricatto.
Ricordo un funzionario regionale di tanti anni fa che sul muro dietro la scrivania esponeva in bella vista la sua busta paga. Pensate che fosse per trasparenza?
Macché, era un avviso al pubblico che diceva: “Non penserete mica che sia qui per questi quattro soldi!”. E infatti costringeva tutti a dargli qualcosa.
Ricordo un funzionario della ASL, che aveva il figlio geometra e che non ti approvava nulla se non avevi fatto fare la piantina del negozio dal figlio. E se ne vantava pure, dicendo a chi si ribellava: “Finché io starò qui lei non otterrà mai nulla”.
Entrambi si facevano forti del fatto che la gente ha paura di denunciare, perché la nostra legge, lenta e dubbiosa, alla fine favorisce quasi sempre i delinquenti.
Le troppe leggi, di difficile interpretazione, sono i migliori alleati degli inetti e dei corrotti, che io metto nella stessa categoria dei nemici dei cittadini.
Ma la colpa non è nemmeno delle leggi, perché le leggi servono e ci sono in tutti i Paesi; solo che da noi assumono il carattere di un problema. Perché sono troppe e per via dei regolamenti attuativi, fatti sempre dagli stessi funzionari inetti. Un imbuto pericoloso e vorace che divora gran parte delle nostre energie e della nostra voglia di fare.
C’è solo un modo per uscire da questo vortice e salvare il Paese, quello di semplificare e snellire le procedure, aumentando i controlli, ma adottando anche meccanismi di difesa dai controllori, perché i controllori sono gli stessi funzionari di prima.
A chi dobbiamo chiedere questo salvagente? Innanzitutto al Governo e alle Regioni, che riducano al minimo e rendano più semplici e unificate le leggi. In secondo luogo ai Sindaci.
In questi giorni il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, è completamente preso dal rompicapo della formazione della Giunta, che deve rispondere a tanti criteri diversi da mettere insieme. Ma subito dopo dovrà affrontare il problema vero, quello di rendere più vivibile, moderna, efficiente e giusta la Capitale d’Italia.
Uno dei terreni sui quali i cittadini misureranno la forza o la debolezza della sua Amministrazione sarà proprio questo, quello della efficienza degli uffici e della loro capacità di essere al servizio della popolazione; non solo applicando le leggi ma anche trovando il modo di risolvere i problemi. E molto spesso i problemi sono risolvibili se uno ha voglia di esaminarli con giustizia e volontà collaborativa.
I cittadini si attendono questo e il nuovo Sindaco, che subito dopo la sua elezione ha detto ai romani “Avrò bisogno del vostro aiuto per migliorare Roma”, un attimo prima di chiedere ai cittadini il loro aiuto, dovrà dare loro una città amica, che li ascolti, li affianchi nelle loro difficoltà, li aiuti a risolvere i loro problemi.
E questa, credetemi, è una delle poche cose che il sindaco può fare subito, senza spendere nemmeno un centesimo.
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