Deposito Nucleare Nazionale, la metà dei siti idonei alla costruzione è nel Lazio
La Carta Nazionale delle aree Idonee ha individuato nel viterbese le 10 zone più adatte a ospitare il Deposito, Tuscia in rivolta
La Carta Nazionale delle aree Idonee (Cnai) inviata al ministero della Transizione Ecologica indica 10 zone ritenute più adatte a ospitare il deposito nucleare nazionale. La metà, 5, sono nel Lazio.
Deposito Nucleare Nazionale, struttura da 900 mln di euro
Il progetto è costruire un deposito nazionale circondato da un parco in un’area di circa 150 ettari (110 dedicati al deposito e 40 al parco). Il deposito – spiega Sogin – costerà 900 milioni di euro e avrà una struttura a matrioska: all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi.
La SOGIN (acronimo di Società Gestione Impianti Nucleari) è la società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.
Deposito nucleare Lazio, il documento non sarà reso pubblico
A fine settembre “Sul Deposito nucleare, il Tar del Lazio si è riservato di decidere ed emetterà una sentenza che potrebbe arrivare tra qualche settimana se non addirittura tra un mese o due”. Dunque proprio in questi primi giorni d’autunno.
Il documento non sarà in un primo momento pubblico, ma servirà a confermare al ministero della Transizione ecologica se tutte le informazioni raccolte da Sogin sono attendili. Ossia, se davvero le aree che l’azienda considera adeguate per impiantare uno stabilimento dove tombare le scorie rispondono ai requisiti necessari. A quel punto, starà al ministero decidere quando pubblicare il documento.
La mancata trasparenza e il ricorso dei comitati
Francesco Rosi, l’avvocato del Coordinamento dei comitati civici che si oppongono alla realizzazione del deposito nazionale di scorie nucleari e rifiuti radioattivi che rischia di essere realizzato nella Tuscia ha affermato: “Il ricorso riguarda l’accesso agli atti del seminario nazionale. Accesso che Sogin ci ha negato. Chiediamo trasparenza, come del resto vuole anche la normativa europea in materia ambientale” ha spiegato Rosi.
Netta contrarietà dunque all’ipotesi di realizzazione di un deposito nazionale di scorie nucleari. Lo esprimono all’unisono gli esponenti di Azione del territorio: Luca Benni coordinatore per le aree interne della Tuscia, Montalto e Pescia Romana, Alberto Blasi, coordinatore di Tarquinia e Massimo Paolini, coordinatore di Montefiascone che prendono nette le distanze dal segretario provinciale di Azione Giacomo Barelli
I siti individuati da Sogin sono recentemente passati dallo status di “potenzialmente idonei”, come li definiva una prima carta pubblicata nel gennaio del 2021 (Cnapi), dopo essere rimasta ferma per anni, a “idonei”. Ventidue in tutto su un totale nazionale di 58. Inizialmente erano 67.