Cari amici, con questo aggiornamento vorremmo anzitutto ringraziare tutti voi che ci state sostenendo in questa difficilissima operazione, che sempre più sta diventando una lotta contro il tempo per salvare decine di animali da una morte per fame e sete.
Sembrerebbe inaudito, al giorno d’oggi e a due passi dalla Capitale, eppure questo succede da oltre 20 anni.
Perché le autorità competenti nei territori di Colleferro, Segni, Paliano, Valmontone, Artena – che pure hanno sempre saputo degli animali scheletrici ai bordi delle strade, di quelli a terra agonizzanti lasciati a morire di fame e freddo, delle carcasse in putrefazione, degli scheletri di cavalli, del filo spinato messo dovunque, anche sui guardrail delle strade provinciali – non sono riuscite a far nulla di concreto in così tanti anni?
Ci sono voluti due cittadini che a rischio della loro incolumità hanno trovato il coraggio almeno di segnalarci questo scempio: a seguito dei nostri esposti ai Nas e al Ministero è partita un’operazione senza precedenti in Italia che è ancora in corso e ben lontana dalla sua conclusione.
Mentre Comuni, Asl e Carabinieri si rimpallano a vicenda le responsabilità, dichiarando di non voler stanziare fondi per affrontare la situazione, le spese per sfamare e curare gli animali sono tutte sostenute dalle associazioni IHP, Rifugio degli Asinelli ed ENPA, grazie ad una imponente raccolta fondi che vede anche la partecipazione dell’inglese Donkey Sanctuary. A questa gara di solidarietà si sono aggiunte alcune aziende farmaceutiche ed altri enti e istituzioni come ad esempio il Corpo Forestale dello Stato e la Polizia di Stato: di questo daremo conto nei prossimi giorni, ringraziando tutti coloro che avranno dato il loro contributo.
Adesso però vorremmo raccontarvi cosa succede e come stanno le cose in questo momento. Lunedì e martedì siamo stati a Colleferro per la quarta volta. Sonny, Irene e il nostro responsabile sanitario Agnese Santi hanno trascorso due giorni intensi: hanno praticato numerose terapie a cavalli e asini cachettici, pulito e bendato una cavalla lasciata per giorni con una brutta ferita a un piede, separato alcune femmine gravide quasi in procinto di partorire, radunato insieme gli asini in cattive condizioni, garantito l’accesso al cibo ai numerosi puledri che venivano allontanati dai soggetti dominanti, accertato la presenza di tutti gli animali.
La drammatica contabilità di questa operazione dice che, dei 104 equini sequestrati durante la prima fase, ne sono rimasti attualmente 99, di cui una è ricoverata presso la clinica di Perugia.
Poco dopo il trasferimento (iniziato il 25 gennaio), sono morti un puledro e una cavalla, mentre nei giorni successivi anche due asini purtroppo non ce l’hanno fatta, sempre a causa della gravissima denutrizione e disidratazione che avevano subito per mesi e anni.
Ieri mattina una telefonata dalla clinica di Perugia ci ha avvisati dell’improvviso aggravarsi delle condizioni del puledrino che per primo avevamo fatto ricoverare, dopo averlo trovato immerso nel fango ormai agonizzante. Ieri sera le sue condizioni sono ulteriormente peggiorate fino a portarlo a uno stato di coma. A quel punto è stata praticata l’eutanasia, per mettere fine alle sue sofferenze.
Siamo affranti da questa notizia e tuttavia sappiamo che dobbiamo stringere i denti e andare avanti finché tutti gli animali verranno messi in salvo e finché qualcuno pagherà per i maltrattamenti a cui sono stati sottoposti.
Le operazioni di trasferimento degli equini già sequestrati vanno a rilento, nonostante da giorni ci sia la disponibilità del Corpo Forestale dello Stato ad accogliere alcune decine di cavalli, e l’intenzione del Rifugio degli Asinelli di trasferire presso le proprie strutture tutti gli asini, i muli e il bardotto. Stiamo spingendo con tutte le nostre forze per accelerare i tempi e per scongiurare una notizia che, se vera, sarebbe inquietante: pare che la Procura stia pensando di dare alcuni asini ad un’azienda locale che produce latte d’asina e alcuni cavalli a degli allevatori locali (gli stessi che fino ad oggi hanno assistito indifferenti a tanta atrocità).
Il tutto mentre gli animali sotto sequestro sono alloggiati in una struttura poco sicura e inspiegabilmente non presidiata dalle Forze dell’Ordine, come da noi chiesto a più riprese.
E’ urgente concludere questa prima fase per poi andare a recuperare le tante decine di animali ancora sparsi nei terreni senza cibo né acqua: si stima almeno 50 equini e 30 bovini come minimo.
Abbiamo tanta rabbia per i tanti amici che non abbiamo potuto aiutare e i cui resti sono sparsi ovunque nei terreni occupati da questo signore che per anni ha dettato legge, facendosi beffe di tutti. Parlando con la gente del luogo emergono racconti raccapriccianti: come quando è stato visto portare un asino legato al paraurti posteriore della macchina…il povero animale non riusciva a tenere la velocità e cadeva continuamente, venendo trascinato sull’asfalto.
Il caso di Colleferro ha scosso l’opinione pubblica (molto meno i media, purtroppo) attivando una catena di solidarietà senza precedenti: chiediamo a tutti voi di aiutarci a tenere alta l’attenzione e la pressione sulle Autorità, per far sì che gli animali vengano allontanati da quei luoghi, che mai più altri siano nella disponibilità di questo soggetto e che tutti i responsabili paghino pesantemente. Serve creare un precedente nella nostra giurisprudenza, che apra la strada per arrivare ad una vera tutela di questi animali e per bloccare sul nascere altri scempi simili.
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