“Dicembre Music Live” alla Casa del Jazz di Roma
L’idea portante di questa edizione di Music Live è quella di mescolare strumenti e linguaggi apparentemente distanti tra loro ma
Alla Casa del Jazz sala concerti dal 14 al 17 dicembre Music Live, I giovani X i giovani, promosso dall’ISMEZ, è un progetto formativo innovativo mirato e specialistico rivolto ai giovani allievi dei Conservatori di Musica, selezionati dai Conservatori stessi, finalizzato alla promozione e circuitazione in una rassegna di concerti realizzata nei territori in cui si trovano le sedi dei Conservatori in un’ottica di reciproco scambio culturale.
L’idea portante di questa edizione di Music Live è quella di mescolare strumenti e linguaggi apparentemente distanti tra loro ma che, al contrario, nella realizzazione pratica del progetto mostrano affinità sonore che rendono perfettamente compatibili strumenti e tecniche di esecuzione. Questa nuova edizione di Music Live è incentrata quindi sulla ‘contaminazione’: contaminazione di linguaggi con provenienze culturali diverse, di suoni (strumenti classici e strumenti jazz),di stili, contaminazioni di tecniche esecutive, di colori… a ciascuno dei 12 Conservatori aderenti al progetto 2016 (4 del Sud Italia: Avellino, Foggia, Monopoli, Salerno; 4 del Centro: Firenze, Frosinone, Pescara, Roma, e 4 del Nord: Bologna, Genova, Milano, Rovigo) è stato chiesto di elaborare un programma musicale “ibrido” che mescolasse e confondesse la musica classica con la contemporanea e il jazz.
Il risultato è quello che vi presentiamo in questi concerti: ascolterete un brano composto da uno studente della cattedra di composizione, dei brani del repertorio classico arrangiati in chiave jazz e contemporanea e, infine, dei brani originali dei docenti e dei solisti ospiti. Anche i 12 Ensemble sono frutto di ‘contaminazione’: allievi di ‘classica’ (scelti fra i migliori allievi delle cattedre di strumento), allievi del dipartimento di jazz e allievi del dipartimento di composizione, mescolati ad hoc per Music Live.
Gli Ensemble, guidati e formati dai docenti di ciascun Conservatorio e dal solista ospite, danno vita sia a una tournée di 36 concerti che tocca le 12 città di appartenenza, sia a una ‘Finale’ d’eccezione, che si svolgerà dal 14 al 17 dicembre a Roma presso la Casa del Jazz, partner del progetto. Nei quattro giorni della ‘Finale’ una commissione appositamente costituita voterà sia il miglior ensemble del 2016 sia la miglior composizione originale. L’ensemble risultato vincitore della presente edizione si esibirà nel corso del 2017 nell’ambito della 71a Stagione dei Concerti della Società Aquilana dei Concerti B. Barattelli dell’Aquila, partner triennale di Music Live, e in altri contesti nazionali ed internazionali in via di definizione.
Come nelle precedenti edizioni, i concerti ‘romani’ saranno tutti registrati live e i migliori brani confluiranno in un CD doppio. Ad aprire la “finale”, mercoledì 14 dicembre, alla Casa del Jazz di Roma, VARITÉ 7 con Federica Lipuma, voce, Stefano Proietti pianoforte, compositore, Giovanni Candia, chitarra, Nicolò Di Caro, batteria, Paolo Damiani, contrabbasso. Ospite, Rosario Giuliani, sax alto. Questo nuovo progetto di Paolo Damiani ha un’identità precisa in quanto mobile, (ir)reale. Infatti, andando alla ricerca della verità, ci si allontana presto da ciò che pensiamo di sapere sul reale. In Varité 7 musiche classiche, leggere e jazz convivono felicemente, dimostrando l’inconsistenza di certe etichette.
Le melodie di Mozart, Rodrigo, Gershwin, Corelli e Mussorgky si incontrano con i temi di Damiani e del giovane compositore Stefano Proietti, in un poetico affresco di ‘felici confusioni’ esaltato dalle qualità liriche dei solisti coinvolti, a partire da Rosario Giuliani, oggi certamente tra i più significativi sassofonisti del mondo. Tutto rigorosamente nel segno della leggerezza (la sottrazione di peso di Calvino, la sua ricerca di leggerezza come reazione al peso di vivere) e dell’ironica erranza: “errori” che ti conducono altrove, finalmente.
Seguirà il Verdi Jazz Ensemble ospite Fausto Beccalossi. Sul palco, Oscar La Barba, e pianoforte, Rudy Manzoli, sax tenore e soprano, Marco Maggi, violoncello, Andrea Tommaso Mellace, vibrafono, Stefano Zambon, contrabbasso, Alfonso Donadio, batteria e Francesco Trocchia, compositore. Ospite Fausto Beccalossi, accordeon. Il programma si basa sulla rivisitazione, con l’aggiunta di spazi improvvisativi, di alcuni importanti passi d’opera di Giuseppe Verdi e di Gaetano Donizetti. Le opere, oggetto di tali rivisitazioni (realizzate da Oscar Del Barba, docente di pianoforte jazz presso il Conservatorio di Musica di Milano e da Francesco Trocchia, studente di composizione presso il citato Conservatorio) sono Traviata, La forza del destino di Giuseppe Verdi e L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti.
Le rivisitazioni originali e improvvisazioni “giocano” attorno a questi celebri motivi senza snaturarne l’origine teatrale. Le interpretazioni dell’ensemble pongono queste note musiche sotto una luce inedita, a dimostrazione della loro imperitura potenza comunicativa sfruttando le caratteristiche timbriche degli strumenti e le doti interpretative dei musicisti e soprattutto dello “special guest” Fausto Beccalossi la cui particolarità è quella di unire la voce al suono del suo strumento ottenendo una grande forza espressiva.
A chiudere questa prima giornata, Giordano Jazz Collective composto da Gaetano Partipilo, sax, Luigi Acquaro, sax tenore, Giuseppe Sepalone, chitarra elettrica, Marco Rendina, piano, Claudio Romagnolo, vibrafono, marimba, Iury Perchinunno, basso elettrico e Francesco Monaco compositore. Ospite Enzo Zirilli, batteria. Il Giordano Jazz Collective nasce all’interno del Dipartimento jazz del Conservatorio di Foggia con sede a Rodi Garganico. Supervisionato dagli insegnanti Spagnoli, Partipilo, Scannapieco e Tosques, riunisce alcuni tra i migliori allievi del corso di musica jazz ed un allievo del corso di percussioni classiche. Il Giordano Jazz Collective ospiterà per questi concerti il batterista siciliano Enzo Zirilli, attivo in tutta Europa e docente di batteria jazz presso il Conservatorio di Bari. Il gruppo eseguirà musiche di Rimskij-Korsakov, Puccini, Partipilo, Zirilli; è da segnalare l’esecuzione di un brano scritto per l‘occasione dall’allievo del corso di composizione Francesco Monaco. Giovedì 15 dicembre,la seconda giornata di questa finale si aprirà con Hocus Pocus ExpLab.
Sul palco con Gianni Lenoci, composizione elettroacustica, Tiziana Felle, voce, Daniele Bove, pianoforte e sintetizzatore, Alessandro Semeraro, clarinetto, Francesco Milone, sax baritono, Marta Corrado, arpa e Adriana De Serio ,compositore. Ospite Gianni Mimmo, sax. Presenteranno Feldman Ghosts, una suite elettroacustica composta da Gianni Lenoci, “fra le categorie di musica e pittura”, che rilegge l’opera del leggendario compositore sperimentale americano Morton Feldman, fondatore dell’espressionismo astratto in musica. Ogni brano della suite, eseguita senza soluzione di continuità con un interludio strumentale composto dalla studentessa del corso di composizione Adriana De Serio dal titolo Morton Feldman’s Sound Shadows, evoca, come in un’immaginaria colonna sonora, atmosfere, personaggi e tranche de vie dell’universo feldmaniano. Da Billie Holiday a John Cage, da Mark Rothko a Frank O’Hara.
Seguirà il Refice Jazz Ensemble guidato da Filiberto Palermini, sax con Mariano Gatta, batteria, Gianluca Massetti, pianoforte, Oscar Cherici, basso elettrico, Luca Berardi, chitarra, Andrea Centrella live electronics e Stefano Ciuffi compositore. Ospite Luca Aquino, tromba. Evocazioni di melodie di compositori come Debussy, Ravel, Satie, verranno liberamente rielaborate in un lavoro di destrutturazione, decontestualizzazione e ri-composizione. L’obiettivo è creare, in una ambientazione jazzistico-contemporanea, uno scenario sonoro conflittuale in cui si contrappongano momenti di impressionismo ed espressionismo musicale; proiettati entrambi nel nostro presente, attraverso un linguaggio che utilizzi anche le risorse offerte dalle nuove tecnologie. Queste ultime, rappresentate dal live electronics, si integreranno ai suoni acustici in un sincretismo musicale che tenta dialogicamente di far convivere echi del passato con lo sperimentalismo più moderno.
Il jazz rappresenta naturalmente il territorio più adatto per cercare una sintesi. Il coordinatore del dipartimento di jazz, del Conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone, Paolo Tombolesi, e il docente tutor M° Filiberto Palermini, ideatore del progetto, hanno individuato i musicisti che compongono il Refice Jazz Ensemble scegliendoli tra gli studenti più versatili e disponibili verso un linguaggio musicale più aperto, senza barriere. Chiuderà questa seconda serata, l’Ensemble Del Conservatorio Nicolò Paganini di Genova. Sul palco con Piero Leveratto, contrabbasso, Mila Ogliastro, voce, Arianna Musi, violino, Ilaria Laruccia, corno di bassetto, Gioele Mazza, chitarre e Edoardo Siccardi, compositore. Ospite Gabriele Mirabassi, clarinetto. In programma musiche di Chales Ives e una composizione originale di Edoardo Siccardi.
Ancora il jazz non aveva nome quando Charles Ives iniziò a scrivere la sua musica. Isolato dall’establishment culturale statunitense, quasi mai eseguito in vita, nutre la propria opera di quello che trova vicino a sé, inni religiosi, patriottiche marce da banda militare, cascami delle canzoni della frontiera e persino il nascente ragtime. Sperimenta la politonalità e i cambiamenti metrici quando nessuno, nemmeno nell’Europa che si affacciava alla modernità sulle derive del tardoromanticismo, osava spingersi tanto lontano. Trasferitosi a New York dal Connecticut, Ives vivrà facendo l’assicuratore e scrivendo durante il tempo libero. Nello stesso periodo anche Jelly Roll Morton, più giovane di una decina d’anni, viveva nella stessa città e ci diverte immaginare che il visionario compositore abbia potuto ascoltare qualcosa del suo collega arrivato da New Orleans. La terza giornata, venerdì 16 dicembre, si aprirà con il Rovigo Ensemble composto da: Stefano Onorat, pianoforte, Marco Vavassori, contrabbasso, Stefano Cosi, batteria, Stefano Crepaldi, violoncello e Nico Dalla Vecchia, compositore.
Ospite Roberto Martinelli, sassofono. Ciò che verrà presentato dal Rovigo Ensemble, nell’ambito del progetto Music Live 2016, è quello che a me piace chiamare “ponte”, ciò che solo apparentemente separa un musicista di cultura classica dal jazz e viceversa. Trovo che i due mondi sono separati più spesso da pregiudizi e magari da motivi “temporali”: ma già nel novecento abbiamo visto più volte compositori che si affacciano alle virtù della musica jazz, così come musicisti che studiano melodie, forme ed armonie della tradizione colta.
Con gli arrangiamenti prodotti da me e dall’ospite Roberto Martinelli, dichiara Stefano Onorato, oltre alla composizione originale di Nico Dalla Vecchia, tenteremo di attraversare questo ponte in entrambe le direzioni, dal lato più volto all’interpretazione e dal lato dell’improvvisazione, fino ad unire in un solo flusso musicale le melodie e le armonie che abbiamo scelto. Oltre alla composizione di Dalla Vecchia dal titolo 1958, abbiamo scelto un brano tratto dai pezzi lirici di Grieg che si intitola Ballad ed il famoso tema Casta diva che noi scherzosamente (ma neanche poi così tanto) abbiamo chiamato LHsta diva 2.0 tratto dalla Norma di Bellini.
Ho scelto due strumenti secondo me molto rappresentativi dei due mondi, da una parte il violoncello e dall’altra il sax soprano che saranno i due “espositori” melodici e che avranno l’arduo compito di traghettare la musica al centro del “ponte”, eliminando un po’ alla volta, le distanze che separano in realtà i due lati dello stesso “fiume”. Seguirà, Young Conspe Jazzers con Mike Appelbaum, tromba e flicorno, Giulio Gentile, pianoforte, tastiere, Vitale Di Virglio, chitarre, Francesco D’Alessandro, basso elettrico, Angelo Petrelli, trombone, Simone D’Alessandro, batteria, Eduardo Romano compositor, ospite Max Ionata, sax soprano e tenore. L’intervento musicale del Young Conspe Jazzers, esclusa la composizione originale dell’allievo del Conservatorio di Pescara, trae il suo repertorio da due particolari periodi storici: il Barocco e la prima metà del XX secolo, quest’ultimo estremamente creativo, provocatorio e rivoluzionario. L’accostamento del jazz alla musica barocca non è assolutamente una novità, basti pensare alle produzioni discografiche e concertistiche di artisti come gli Swingle Singers e Claude Bolling.
Di prassi si aggiunge una sezione ritmica di accompagnamento al brano, senza applicare cambiamenti all’originale, mentre in questo caso ci si è presi una licenza “poetica” nel trattamento delle strutture armoniche delle opere di Händel e Pachelbel. Nelle musiche di Bartók e Debussy, invece, troviamo già in essere armonie facilmente riconducibili all’ambito jazzistico e la difficoltà principale, in questo caso, è stata trovare un linguaggio ritmico che si sposasse adeguatamente con queste opere. La composizione di Eduardo Romano è strutturata in tre sezioni che evocano la forma sonata del periodo classico, ma il linguaggio lirico/armonico rende omaggio al “sound americano” dei compositori statunitensi di musica tonale del ‘900.Chiuderà la terza serata, J.E.M. (Jazz Ensemble Martucci) con Sandro Deidda, sax tenore e soprano, clarinetto, Lorenzo Guastaferro, vibrafono e percussioni, Umberto Elia, pianoforte e tastiere, Francesco Galatro, contrabbasso e basso elettrico, Ivano Petti, batteria e percussioni, Simone Loffredo, sassofono e voce, Francesco Gallo compositore. Ospite Stjepko Gut, tromba.
Il Jazz Ensemble Martucci (J.E.M.) propone un repertorio di musica colta suonata in chiave jazz e contemporanea. Il programma musicale è stato pensato come un’opportunità ideale per mettere in contatto grandi compositori classici con la musica jazz; infatti la reinterpretazione di alcuni capolavori del passato offrirà degli spunti per ricordare figure altrettanto leggendarie della musica afroamericana. Si metteranno a confronto Cˇajkovskij con Duke Ellington, Dvorˇák e Art Tatum, Chopin con John Kirby e poi con il Gospel, e si uniranno Rachmaninov e Miles Davis. Praticamente si proverà a ripercorre storicamente gli “avvicinamenti” tentati dai jazzisti al repertorio “serio” o eurocolto, in varie fasi della storia della musica afroamericana. Sabato 17 dicembre, ultima serata per Music Live alla Casa del Jazz. Si parte con il Florence Music Ensemble, con Riccardo Fassi, pianoforte, Dusan Mamula, clarinetto, clarinetto basso, Nicola Demontis, chitarra, Lucia Sargenti voce, composizioni, arrangiamenti, Fabrizio Filesi, contrabbasso, Elia Ciuffini batteria.
Ospite, Dario Cecchini, sax baritono. Il progetto dell’Ensemble del Conservatorio di Firenze si basa sulle composizioni dell’allieva Lucia Sargenti, su un arrangiamento del brano di Claudio Monteverdi Si Dolce è ‘l Tormento. Inoltre verranno eseguite delle composizioni del docente Riccardo Fassi. L’organico prevede l’utilizzo della voce di Lucia Sargenti, del clarinettista classico Dusan Mamula, e della sezione ritmica composta da Nicola Demontis, Fabrizio Filesi e Elia Ciuffini. L’ospite della formazione è il formidabile Dario Cecchini, sassofonista e arrangiatore, specialista del sax baritono e noto leader dei “Funk Off”. Vocalità, melodia, interplay e contrasti tra atmosfere differenti, creano un continuo succedersi di eventi, dove l’improvvisazione gioca un ruolo fondamentale.
A seguire, il Avena Cimarosa Ensemble con Andrea Avena, contrabbasso, Angelo Sodano, chitarra, Daniela De Mattia, voce, Francesco Cirillo, sax, Mariacarmela Li Pizzi, violoncello, Luca Midaglia, batteria e Vincenzo Tammaro, compositore. Ospite Alessandro Gwis, pianoforte. Il Cimarosa Ensemble propone un repertorio di arie composte da alcuni dei più significativi compositori del Novecento Americano (Barber, Ives, Copland, Bernstein), arrangiate in una forma più vicina al jazz da Gianluigi Giannatempo e riorchestrate per l’occasione dallo stesso e da Andrea Avena per l’Ensemble Cimarosa.Arie, o forse meglio songs modernissime, nate non nel solito mondo di Tin Pan Alley e Broadway, ma dalla mente di visionari compositori statunitensi provenienti dall’ambito colto. Chiuderà l’edizione 2016 di Music Live,l’ Ensemble ‘G.B. Martini’ del Conservatorio di Bologna con Diana Torto, voce, Giovanni Benvenuti, sassofoni, Francesco Giacalone, clarinetto, Giacomo Ferrigato, chitarra e Matteo Malferrari, live electronics, compositore.
Ospite Stefano Battaglia, pianoforte. Questo progetto, e i progetti a questo similari, sono di solito definiti con un termine geografico: musiche di confine. Ovviamente non si tratta di confini nazionali ma di aree di generi. Questo, ad esempio, risulta evidente in maniera precisa e chiara in un brano come la sesta delle Danze popolari rumene di Bartòk, meno evidente tuttavia in altri brani del programma. Ma, a uno sguardo più profondo dove inizia e dove finisce l’apporto della musica popolare e dove inizia quello della musica colta in un brano appunto come quello citato del musicista ungherese? E proseguendo in questa direzione non ci sorprenderà scoprire in un lied di Schubert, tratto dal Winterreise, cadenze e motivi popolari. Si tratta dunque di lasciar cadere proprio quei confini, che rammentano i confini nazionali e le assurde guerre che in nome di questi sentimenti sono state combattute nel XX secolo, e di vedere invece questi confini da cui siamo partiti come linee inesistenti e poi essere dunque pronti a esplorare zone che altrimenti abbiamo credute conosciute, confondendo forse la notizia con la conoscenza. Dunque non confini, ma linee di cammino, percorsi: caminante, no hay camino, se hace camino al andar.
Casa del Jazz: viale di Porta Ardeatina, 55