Dieta, avete eliminato pasta e pane: state sbagliando
Molti sostengono che la dieta con ridotte quantità di carboidrati fa perdere più velocemente peso, ma non è così
Sono numerose le persone che sostengono la dieta low-carb, come per esempio la keto, dove i grassi e i carboidrati sono ridotti al minimo. Ma quale possono essere le conseguenze a lungo termine?
Non si perdono grassi
La prima conseguenza è la veloce perdita di peso, ma non si parla di grasso quanto di acqua. Infatti i carboidrati sono immagazzinati nel corpo sotto forma di glicogeno, ogni grammo accumula da tre a quattro volte il suo peso in acqua. Quindi, non appena togliamo i carboidrati dalla nostra dieta perdiamo circa 3 grammi di acqua.
I carboidrati sono inoltre la fonte primaria di energia del nostro corpo e sono in grado di bruciare i grassi e le proteine. Importantissimi per tutti i tipi di esercizio, sia di resistenza che di potenza, senza i quali la nostra energia diminuirà così come le nostre prestazioni. Sono ottimi produttori di serotonina, neurotrasmettitore della serenità e della tranquillità, grazie al quale passa anche la fame. Quindi quando li eliminiamo il nostro benessere mentale ne risente.
L’eliminazione potrebbe provocare danni, anche permanenti, al nostro metabolismo. Tra questi problemi troviamo alito cattivo, stanchezza, debolezza, vertigini, insonnia e nausea, caratteristiche tipiche dell’influenza. Non solo, si potrebbe anche arrivare ad avere il cervello ‘annebbiato’ in quanto i grassi bruciano al fuoco dei carboidrati, e se non ci sono carboidrati il metabolismo dei grassi si ferma a livello dei corpi chetonici, che entrano in circolo e si accumulano. Questi sono tossici per l’organismo e riducono la massa magra perché bruciano i muscoli. Il cervello li utilizza lo stesso anche se con fatica.
Gli Studi
Il The Lancet Public Health, in uno studio, dimostra come la pasta mangiata a cena non faccia ingrassare e non comprometta in alcun modo il sonno. Al contrario, i ricercatori la consigliano soprattutto se si è stressati o se si soffre d’insonnia, perché contengono Triptofano e Vitamine del gruppo B. Il sonno inoltre è molto importante perché può ridurre gli ormoni responsabili della fame e può non favorire l’aumento di peso. La quantità di pasta giornaliera perfetta si aggira intorno agli 80 grammi a testa, cotta al dente, importante anche per il rilassamento muscolare.
Secondo lo studio del Nutrition Resaerch il 92% degli americani non consuma abbastanza fibra, contenuta nella frutta e nella verdura, la quale aiuta a stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue e a ridurre il rischio di obesità e malattie croniche, ma anche il transito intestinale.
Se si hanno patologie cardiache e diabete di tipo 2, secondo l’American Heart Association, bisognerà rinunciare ai carboidrati classici sostituendoli con quelli integrali. Questi ultimi, secondo uno studio del 2014 pubblicato su PLoS ONE non fanno salire i livelli di un acido grasso. Inoltre, riducono il rischio di malattie cardiache, di ictus e di obesità.
I LARN, i Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana, nel 2014 hanno stabilito che la dose di carboidrati giornaliera da consumare si aggira intorno al 45% e il 60%.
La ricerca
Per 25 anni alcuni ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston e di altri centri di ricerca americani hanno studiato l’associazione tra il consumo di carboidrati e il rischio di mortalità in più di 15mila adulti. Lo studio è stato pubblicato inseguito sulla rivista The Lancet Public Heart.
Il risultato
Il risultato ottenuto dai diversi ricercatori è che il rischio più alto di mortalità si trovava quando i pazienti mangiavano una quantità di carboidrati inferiore del 40% o superiore del 70%. Tale rischio è soprattutto dovuto alla maggior probabilità di soffrire di malattie metaboliche e cardiovascolari; mentre il rischio diminuiva, quando si consumavano complessivamente il 50/55% di carboidrati.
Importante, però, è soprattutto il modo in cui venivano sostituiti i carboidrati. Hanno notato che la maggior parte delle volte il rischio di mortalità aumenta se vengono eliminate, ridotte o sostituite con proteine e con grassi di origine animale; al contrario diminuisce se viene sostituita con proteine e grassi di origine vegetale.