La giustizia ha finalmente emesso il suo verdetto nel lungo e complesso processo sulla discarica di Malagrotta. Manlio Cerroni, proprietario della discarica, è stato condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione per disastro ambientale e disastro colposo. Francesco Rando, suo collaboratore, è stato condannato a 3 anni di reclusione per disastro colposo. Entrambi sono stati inoltre condannati al pagamento delle spese processuali.
La sentenza, pronunciata oggi (4 luglio 2024) dalla III Corte d’Assise del Tribunale di Roma, segna la conclusione di un procedimento penale durato oltre 10 anni. “La condanna per disastro ambientale nei confronti del proprietario di Malagrotta è una sentenza storica nel nome del popolo inquinato,” hanno commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, e Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio.
“Questa decisione rende giustizia a tutti quelli che hanno combattuto per tanti anni contro il disastro dei rifiuti a Malagrotta e a tutti quelli che combattono ancora per l’economia circolare e la difesa dell’ambiente, nella Capitale come in tutto il paese.”
Malagrotta, per decenni la più grande discarica d’Europa, ha rappresentato una ferita ambientale profonda e dolorosa. La gestione scorretta dei rifiuti ha causato un inquinamento devastante che ha impattato pesantemente sull’ambiente e sulla salute dei residenti nelle vicinanze.
“Chi doveva fermare l’inquinamento terribile che questa provocava non lo ha fatto e l’esito del processo lo conferma indiscutibilmente,” hanno aggiunto i rappresentanti di Legambiente.
Durante il processo, Legambiente ha svolto un ruolo cruciale come parte civile, grazie anche all’impegno dell’avv. Maria Dolores Furlanetto del Centro d’Azione Giuridica (CEAG) dell’associazione.
“Non possiamo che ringraziare l’avv. Furlanetto che ha seguito il processo in tutti questi anni con impegno e costanza,” hanno dichiarato Ciafani e Scacchi. “Oggi è stata fatta giustizia nelle aule di tribunale e continueremo a presidiare quei luoghi, ma continueremo anche a chiedere che sia fatta giustizia a Malagrotta.”
Il compito ora è la bonifica della discarica, una sfida che sarà portata avanti grazie al lavoro della struttura del commissario generale Giuseppe Vadalà. La bonifica, finanziata in danno alla proprietà, dovrà avvenire con l’ausilio delle tecnologie migliori e una collaborazione sinergica tra istituzioni di tutti i livelli, associazionismo ambientale e cittadinanza.
“Nella discarica sono entrate per decenni oltre quattromila tonnellate al giorno di rifiuti, ora la sfida è la bonifica,” hanno sottolineato i rappresentanti di Legambiente, aggiungendo che l’inizio dei lavori è previsto nelle prossime settimane.
La corte ha inoltre ordinato all’ex proprietario di Malagrotta il recupero e il ripristino dello stato dei luoghi, un passo fondamentale per la rigenerazione ambientale dell’area. La sentenza di oggi non è solo una vittoria per chi ha lottato contro l’inquinamento a Malagrotta, ma rappresenta anche un importante precedente nella lotta per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica in Italia.
Questa sentenza storica richiama l’attenzione sulla necessità di una gestione sostenibile dei rifiuti e di una vigilanza costante affinché disastri ambientali come quello di Malagrotta non si ripetano mai più. La strada verso un’economia circolare e una difesa efficace dell’ambiente è ancora lunga, ma con questa condanna si compie un passo significativo verso la giustizia e la responsabilità ambientale.
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