Discovery Channel lo aveva presentato con tanto di countdown, come l'esclusiva dell'anno.
Il super squalo bianco del passato non era estinto ma se ne andava in giro ad affondare barche per mangiarsi i passeggeri. “Megalodon” è il nuovo pseudo documentario in cartello che ha fatto il pieno di ascolti in giro per il mondo. La trama, e non solo, sembra quella di un film.
Il 5 aprile 2013, si racconta nella pellicola, ci sarebbe stato un affondamento di un'imbarcazione da pesca presa a noleggio da due coppie di ragazzi nella Hout Bay, ad un passo da Cape Town. Come nei film, la telecamera dei ragazzi ritrovata sul fondo, riprende la tragica scena e lo scienziato, tale Collin Drake (?!) incaricato dal Governo ed esaminato il filmato, si convince che il responsabile dell'attacco alla barca sia il Megalodon, una specie di antenato dello squalo bianco attuale, solo molto, molto più grande.
Nel “documentario” vengono riportati anche frammenti di notiziari locali che parlano dell'affondamento e del fatto che non siano stati trovati superstiti. Quindi, ci sarebbero anche quattro morti!
Personalmente sono stato proprio in quelle località, compresa quella del presunto affondamento, sia nel maggio che nell'agosto successivi e nessuno, addetti ai lavori, pescatori, abitanti, hanno mai parlato o fatto un seppur minimo cenno rispetto ad un fatto così grave e drammatico. Quattro morti non sono uno scherzo, eppure, anche ad Hout Bay, patria delle grandi onde amate dai surfisti, tutto appariva tranquillo come nulla fosse accaduto. Magari perché nulla è successo?
Tralasciando le tecniche di ricerca e pasturaggio del mostro marino, assolutamente fuori dalla realtà e contro legge nelle modalità e quantità, adottate dal Drake televisivo e dai suoi compari (Mc Farlaine è una mia vecchia conoscenza) che nemmeno nei filmetti di serie C avrebbero potuto immaginare, si arriva alla messa in onda di due, tre foto che sembrano uscite da un fumetto della Marvel. Una ritrae una balena attaccata dal super squalo grande come Godzilla e sarebbe stata scattata da tale Abena Maree, di professione vedetta. L'altra arriverebbe addirittura dagli archivi nazisti della seconda guerra mondiale e rappresenta due sommergibili tedeschi affiancati da uno squalo lungo come i sottomarini stessi.
Il coinvolgimento (e l'indice d'ascolto) è tale che, ad un certo punto non si capisce più se lo spettatore (“animale”, quello sì, molto gradito a certe compagnie) si sia sintonizzato su un canale di film d'azione anziché su uno di quelli che dovrebbe fare informazione (al termine del lungometraggio, classico, Discovery si dissocia da fatti e idee presentate).
Nel frattempo in Australia, ad esempio, la caccia (quella vera) allo squalo (quello vero) continua. Nel frattempo, in tutto il mondo, vengono tirati su e mutilati delle pinne (per davvero) tra i 70 ed i 100 milioni di squali all'anno.
Se ci fosse ancora in giro un Megalodon? Magari. Che venisse raccontato con un minimo di credibilità, non come fosse un “cinepanettone”.
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