In merito al trasferimento di Don Alberto Raviglia dalla Parrocchia di San Sebastiano Martire, che da ben 40 anni svolge un servizio umile e fedele verso tutta la comunità parrocchiale creando attorno a sé una comunione fraterna che abbraccia ogni singolo fedele, ho da fare alcune riflessioni e domande.
La comunità sta sperimentando una inutile lacerazione profonda, pastorale e spirituale, che richiederà chissà quanto tempo per riemarginarsi.
A chi giova tutto questo?
Non sono bastati i reiterati incontri con il vescovo da parte di un nutrito gruppo di fedeli, le circa 3000 firme raccolte in meno di 2 settimane, la fiaccolata, i pellegrinaggi, le preghiere e persino le suppliche per far rimanere Don Alberto al suo posto che gli spetta di diritto canonico e umano come spiegato in un precedente articolo.
Io stesso ho chiesto al vescovo Apicella, più volte, quale fosse la vera motivazione e non ha mai saputo indicarmene una e ha ripetuto che Don Alberto non ha fatto nulla di male, anzi era fin troppo buono.
Il gregge ha bisogno di un pastore che ami le pecorelle e non di un “manager” o di un “muratore”.
E’ alla luce del giorno, e il tempo gli darà ragione, che è un trasferimento immotivato e ingiusto!
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