Don Luca Favarin:”Non fate il presepe a Natale se siete con Salvini”
L’invito di un sacerdote padovano, Don Luca Favarin, a non fare il presepe per rispetto dei poveri
Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere della Sera, nel suo ultimo libro, Giuro che non avrò più fame (Mondadori, 2018), scrive che nel 1948 e per diversi anni a venire in Italia a Natale le famiglie non avevano e non conoscevano l’ usanza di fare l’albero. È di questi giorni, invece, l’invito di un sacerdote padovano, Don Luca Favarin, a non fare il presepe, simbolo della tradizione natalizia italiana, i motivi sono presto detti da lui stesso e piuttosto argomentati.
Affida a un post sul suo profilo Facebook quel che pensa riguardo all’antica tradizione: «Quest’anno non fare il presepio credo sia il più evangelico dei segni. Non farlo per rispetto del Vangelo e dei suoi valori, non farlo per rispetto dei poveri».
Le critiche sul web sono state numerosissime
In tanti su Facebook si sono scagliati contro le parole del sacerdote : ‘’ Quanta ipocrisia nelle sue parole, proprio i migranti che tanto difende hanno fatto si che nelle scuole vengano meno i simboli della Cristianità. Se cercava un momento di celebrità l’ha trovato!’’
‘’Lei è un predannato. Se anche lei è un prete che non crede più all’inferno, lei ha dinanzi un’orribile eternità. Non prova neppure paura (ora) nel meritarsi tale condanna. Quanto la commisero, compagno di Giuda’’.
E poi un altro: ‘’Muoviti…Vai in Vaticano. E iniziate a fare accoglienza, dateci l’ esempio di vera cristianità -……non è che a non fare il presepio risolvete il problema…’’
Qualcuno lo sostiene: “Concordo con te, don Luca! Grazie per il tuo prezioso insegnamento’’.
Ma sono più i commenti negativi, talvolta anche offensivi, che i messaggi di solidarietà.
Qualcuna scomoda anche San Francesco e se la prende con i capelli lunghi del prete di Padova: ” Le ricordo signore che il primo presepe lo ha fatto San Francesco il sicuramente non deve prendere lezioni di povertà da nessuno. P. S. Si tagli i capelli, sarà pur vero che l’abito non fa il monaco ma sino ad un certo punto”.
Fare il presepio è ipocrita
Invitato in una trasmissione radiofonica di Radio Padova il parroco conferma: «Oggi fare il presepio è ipocrita. Il presepe è l’immagine di un profugo che cerca riparo e lo trova in una stalla. Esibire le statuette, facendosi magari il segno della croce davanti a Gesù bambino, quando poi nella vita di tutti i giorni si fa esattamente il contrario, ecco tutto questo lo trovo riprovevole».
Applaudire Salvini e il decreto Sicurezza e preparare il presepe è schizofrenia
Ribadisce la sua idea spirituale e politica contro la politica di Matteo Salvini e il decreto sicurezza: “Ci vuole una coerenza umana e psicologica. Applaudire il decreto sicurezza di Salvini e preparare il presepe è schizofrenia pura. Come dire: accolgo Dio solo quando non puzza, non parla, non disturba. Lo straniero che incrocio per strada, invece, non lo guardo e non lo voglio”.
Poi continua paragonando Gesù bambino ai tantissimi poveri in tutto il mondo: “Credo che un Natale senza presepio sia più coerente con questa pagina volgare e infame della storia del nostro Paese. Va in scena il teatrino del Natale e poi si lascia morire la gente per strada. Vorrei ricordare ai cristiani che ci sono migliaia di Gesù-bambino in giro per le strade, sotto i ponti”.
Qualcuno ha voluto strumentalizzare le dichiarazioni di Don Luca Favarin e ha accostato l’episodio alla discutibile scelta di una scuola elementare di Venezia in cui in una canzoncina di Natale veniva censurato Gesù bambino, ma non è possibile accostare le due vicende, soprattutto perché le parole di Don Luca Favarin sono corroborate dai fatti, dalla sua vita sempre in prima linea in difesa dei più deboli ed emarginati.
Chi è Don Luca Favarin e la sua vita dedicata al prossimo
Don Luca nel 2012 ha lasciato la vita di prete di parrocchia per dedicarsi con tutta l’anima come responsabile della Diocesi di Padova prima alla tratta degli esseri umani e poi all’accoglienza dei migranti con la cooperativa Percorso Vita Onlus. Ha creato un sistema che dà lavoro e fiducia a molti profughi. Inoltre, ha aperto un ristorante etnico e un bar-fast food gestiti da loro. Tutte le pietanze sono preparate con verdura coltivata in due terreni in cui i ragazzi originari dell’Africa subsahariana si sono messi alla prova coltivando patate, cavoli, piantagioni di radicchio e alberi da frutto dai quali con passione e dedizione creano marmellate biologiche. Se non è un buon esempio di uomo di Dio questo, quale sarebbe? Forse una voce che desta le nostre imperturbabili coscienze ci fastidia?
La foto è presa dal profilo Facebook di Don Luca Favarin