Dopo 12 anni, torna in tavola la pajata
Dopo il pericolo ‘mucca pazza’, l’Oie sancisce il nuovo stato sanitario per la carne bovina
Torna in tavola il tipico piatto romano, la pajata che manca da quasi dodici anni dalle tavole degli italiani per effetto delle restrizioni sanitarie adottate nel luglio 2001 per far fronte all'emergenza mucca pazza (Bse) e che dovrebbero essere finalmente rimosse dall'Unione europea dopo il giudizio positivo dell'Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie).
A segnalarlo è la Coldiretti nel sottolineare che potrebbe essere questo uno degli effetti della risoluzione adottata nell'ambito dell'Assemblea generale dell'Oie che ha ufficialmente sancito per l'Italia il nuovo stato sanitario per l'encefalopatia spongiforme bovina (Bse), con il passaggio dall'attuale livello di rischio "controllato" a quello "trascurabile", il più basso.
L'Italia con Giappone, Israele, Olanda, Slovenia e Usa va ad aggiungersi alla ristretta cerchia di 19 Paesi, sui 178 aderenti all'Oie, che hanno raggiunto la qualifica sanitaria migliore di rischio "trascurabile" per la mucca pazza (Bse) che – sottolinea la Coldiretti – porta all'ampliamento dell'esportazione di carni bovine e di prodotti derivati quali la bresaola precluse fino ad ora in alcuni Paesi ma è prevedibile anche alla revisione dell'elenco degli organi a rischio che dovrà essere adottata dalla Commissione Europea.
"La pajata – spiega la Coldiretti – è il termine romanesco per definire la prima parte dell'intestino tenue del vitello da latte che è stato oggi sostituito nei ristoranti e nelle trattorie dall'intestino d'agnello. E' l'ingrediente principale di uno dei piatti più tipici della cultura gastronomica della capitale: i rigatoni con la pajata ma – continua la Coldiretti – in alternativa può essere proposta alla brace, in forma di spiedino".