Dorothy Parker ha bevuto qui
Fine agosto del 1893 nasceva nel New Jersey la giornalista, scrittrice e umorista Dorothy Parker
Il 22 agosto del 1893 nasceva nel New Jersey la scrittrice, giornalista, critica teatrale, poetessa, sceneggiatrice e umorista Dorothy Rothschild meglio conosciuta come Dorothy Parker.
Da giovane la sua vita fu travolta da eventi luttuosi: sua madre muore quando lei ha soli cinque anni, qualche anno dopo tocca a suo fratello a bordo del Titanic e di lì a poco anche a suo padre, che accusò di violenza sessuale nei suoi confronti. Si trasferisce a New York e a soli ventuno anni sottopone alla rivista Vanity Fair i suoi scritti. Successivamente collabora con Vogue.
Boa di struzzo e cappelli a tesa larga, Dorothy Parker inizia ad essere popolare nella New York intellettuale come critica teatrale pungente e arguta, ma, a sua volta, viene tacciata di essere una donna frivola troppo dedita all’alcol su cui, però, lei stessa autoironizza nei suoi racconti. Siamo negli anni del Proibizionismo, è bene ricordarlo per avere anche l’idea di cosa fosse bere in quel contesto.
La Parker è un’anima inquieta sia per la sua storia personale sia per l’epoca in cui vive… Nemmeno New York, ancora poco avvezza a una figura femminile di ‘libera pensatrice’ e dallo spirito così sardonico e tagliente, riesce ad accoglierla completamente.
Nel 1917 sposa Edwin Parker dal quale divorzierà ma di cui conserverà il cognome e il mondo la conoscerà come Dorothy Parker. In seguito sposerà ben due volte l’attore e scrittore Alan Campbell dal quale divorzierà altrettante volte sino al ricongiungimento fino alla morte di lui, avvenuta per overdose nel 1963.
Nel 1919 la scrittrice assieme ad alcuni intellettuali, giornalisti, scrittori e critici come George S. Kaufman, Edna Ferber, Alexander Woollcott, Robert Sherwood e Robert Benchley, fonda il leggendario ‘circolo vizioso’ che si riuniva all’Algonquin Hotel di Manhattan. Nel 1925 Harold Ross fonda il prestigioso New Yorker e di lì a poco la Parker ne diverrà assidua collaboratrice.
La sua consacrazione definitiva avviene con il racconto “ The Big Blonde”( La Bella Bionda, in ‘Il Mio Mondo è qui’ Bompiani), insignito nel 1930 del premio letterario O. Henry Prize, in cui narra la storia di una giovane e bella bionda che continua a sorridere ai propri uomini perché le chiedono di farlo anche se lei vorrebbe soltanto piangere e pur tentando il suicidio non vi riesce e continua a bere e a sorridere.
A Hollywood resterà per diversi anni e scriverà dialoghi e sceneggiature. Tuttavia, il film più celebre di cui l’autrice firma la sceneggiatura resta: “E’ Nata Una Stella”( 1937), la prima versione (ne furono fatte altre due. Nel 1954 regia di George Cuckor con Judy Garland come protagonista; nel 1976 regia di Frank Pierson con Barbra Streisand) con Janet Gaynor e la regia di William A. Wellmann, per la quale fu candidata all’Oscar come miglior sceneggiatura, ma non vinse.
La dissacrazione, la derisione, la fatuità e la leggerezza con cui nei suoi racconti descrive la mondanità, gli ambienti ricchi e le relazioni amorose ne fanno una delle autrici più rilevanti e attuali di sempre. Il suo stile non si disvela ad una prima lettura, ma si fa comprendere a poco a poco. Basti pensare al racconto. “Chiamata Telefonica”, in cui respiriamo qualcosa di più amaro dell’elemento compiutamente ridicolo, patetico e crudele dietro alla donna che si attacca al telefono, prega Dio di darle la forza di non chiamare il suo amato e aspetta che lui la chiami, ma sappiamo che quella telefonata non arriverà mai e la lasciamo sola a contare i secondi e a cercare di distrarsi per far in modo che non sia tentata a comporre quel numero.
La Parker fu anche una donna attenta alla politica del suo tempo e alle cause ‘civili’. Partecipò alle dimostrazioni, nel 1921, a sostegno degli anarchici Sacco e Vanzetti. Fu sostenitrice di molte cause antifasciste, appoggiò pubblicamente la Lega Antinazista.
Si dichiarò ‘comunista’e fu inserita nella ‘lista nera’ dei produttori di Hollywood continuando a vivere lì per un periodo con 75 dollari settimanali. Collaborò ai movimenti integrazionisti neri e come corrispondente andò in Spagna durante la guerra civile.
Dal 1961 al 1963 ha scritto recensioni di libri per l’Esquire, ma oramai era stanca e obnubilata dall’abuso di alcol e il suo stile di scrittura ne era compromesso.
Morì a New York il 7 giugno del 1967, a 73 anni, per un attacco di cuore, lasciando come suo unico erede Martin Luther King, a comprovare, se ce ne fosse stato bisogno, lo spessore umano della scrittrice.
A riprova della sua causticità fino allo sfinimento, sul suo epitaffio è scritto: “Scusate la polvere”.
Nel 1994 è uscito un film sulla sua vita intitolato: “Mrs. Parker e il Circolo Vizioso” per la regia di Alan Rudolph.
Piccola curiosità: la scrittrice è talmente entrata nella cultura popolare statunitense da essere citata frequentemente nella serie tv Gilmore Girls(in Italia: Una Mamma Per Amica) ed è tanto amata dagli autori della medesima serie , i coniugi Sherman-Palladino, da aver intitolato la loro casa di produzione: Dorothy Parker Drank Here (Dorothy Parker ha bevuto Qui). Prince ha scritto la canzone ‘La Ballata di Dorothy Parker’, contenuta nel suo album: “Sign ‘O The Times”(1987).
Come anni fa ricordava la Pivano, la Parker invidiava Hemingway e sognava di scrivere racconti come i suoi, ma la sua grandezza rimarrà unica e senza bisogno di paragoni.
Occhi mesti e miopi, non portava quasi mai gli occhiali da vista perché: “gli uomini fanno di rado la corte alle ragazze che indossano gli occhiali”.
Chi ne avesse voglia può leggerla e (ri)scoprirla nelle raccolte edite anche in Italia: “Il Mio Mondo è Qui” (Bompiani), “Gli Uomini che non Ho Sposato” (Dalai Editore), Tanto Vale Vivere (La Tartaruga).
Io me la vedo rivivere un po’ in Fran Lebowitz, un po’ in Nora Ephron e un po’, perché no, in Guia Soncini.
Le donne, tutte, e la letteratura devono a Mrs. Dorothy Parker più di qualche brindisi.
*Per gentile concessione dell'autrice, articolo già pubblicato sull'Huffington Post Italia