Aumentano le donne tossicodipendenti e diminuisce l'età media di chi fa uso di sostanze stupefacenti. È questa la fotografia scattata dalla Comunità di San Patrignano che oggi, per i suoi 40 anni di attività, riceverà la visita del presidente della Repubblica. Purtroppo l'Italia è in una posizione scomoda: al terzo posto in Europa per il consumo di cannabis (dopo Francia e Danimarca), e quarta per quello di cocaina, secondo le ultime stime dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze.
Sempre oggi, in occasione della Giornata internazionale contro l'abuso e il traffico illecito di droga, indetta dall'Onu, uno scrittore, uno psicoterapeuta dell'età evolutiva e un medico hanno fatto il punto ad UnoMattina Estate sulle sfide future. Negli anni '80 l'uragano delle droghe travolse "centinaia di migliaia di famiglie. Probabilmente eravamo impreparati rispetto a un fenomeno di questo genere. Siamo stati capaci solo di criminalizzare i ragazzi che si drogavano senza capire, senza pensare, qual era il disagio che si celava dietro.
Non siamo stati capaci, come agenzie ed istituzioni, di offrire una risposta". Racconta a Sergio Barducci, autore del libro 'Ti parlo di noi', che racconta la storia di due fratelli e di come la droga si sia inserita nel loro rapporto "Abbiamo puntato il dito sulle famiglie ritenendole responsabili di quello che accadeva – continua Barducci – e le famiglie non hanno fatto altro che isolarsi sempre di più, senza riuscire ad avere l'aiuto da parte di chi poteva farlo. L'unica soluzione da offrire ai ragazzi tossicodipendenti rispecchiava la filosofia della riduzione del danno: abbiamo somministrato il metadone piuttosto che le droghe che loro potevano acquistare".
Le droghe "sono un business – prosegue Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva – per questo motivo vengono rese sempre più accettabili, 'simpatiche', affinché i ragazzi le possano provare. Prima le provano e prima ne diventano dipendenti, cosi' si amplia il mercato". Le scuole sono un luogo preferenziale di spaccio: "Ogni istituto conta mille persone, mille paghette da poter sfruttare.
Dobbiamo impedire che la droga entri nelle scuole, dobbiamo arrivare all'università senza che i giovani abbiano mai avuto contatto con le sostanze. Diventa difficile poi diventarne dipendenti. Se gli adolescenti iniziano alle Medie- aggiunge Castelbianco- è ovvio che dalla canna si passa alle pasticche e cosi' via. Noi adulti dobbiamo intervenire nelle scuole con i cani antidroga. Se lo spacciatore sa che dentro la scuola i ragazzini buttano le droghe perché arrivano i cani, è chiaro che lo spaccio cala.
Ma i genitori per primi devono dire sì ai cani antidroga nelle scuole, altrimenti diventa una lotta tra docenti e genitori- spiega lo psicologo- e nel frattempo i ragazzi continuano a fare un uso di sostanze". Oggi anche il modo di disintossicare è cambiato. "A San Patrignano disintossichiamo senza usare farmaci", precisa subito Antonio Boschini, responsabile terapeutico di San Patrignano. "Non crediamo che la chimica possa risovere il problema della dipendenza da droghe, noi cerchiamo di capire queste persone e di portarle a una consapevolezza di sé.
I ragazzi che entrano in comunità sono persone con poca autostima. Dobbiamo aiutarli a recuperare la stima in se stessi e rieducarli a un senso di utilità sociale, di responsabilità sociale. Non farmaci ma un percorso educativo, sottolinea Boschini.
Il Consiglio superiore di sanità ha espresso parere negativo sulla vendita di cannabis light nei negozi. "Decisione che accogliamo con assoluto entusiamo", continua Boschini. "È una follia. Da un lato andiamo nelle scuole di tutta Italia per fare prevenzione, ma la prevenzione va fatta in primo luogo sulla cannabis. Tra le persone che sono a San Patrignano- chiarice il responsabile terapeutico- molte arrivano per dipendenza da cannabis, ma anche quelle che hanno dipendenza da cocaina e eroina hanno sempre e comunque iniziato con la cannabis.
La prevenzione va fatta sulla cannabis – puntualizza Boschini – non ha senso, altrimenti, che gli operatori vadano nelle scuole prevenendo questo tipo di problema se poi, allo stesso tempo, vicino agli istituti si aprono i negozi che vendono prodotti chiamati 'cannabis light'. È la più grande truffa che possa esistere – conclude – è come abituare i ragazzi giovani a un rapporto leggero, smart, con le droghe senza capire che poi questo è solo il primo passo verso un percorso sempre più grave".
Passare dalla 'cannabis light' alle droghe più forti non è affatto difficile, basti pensare che "i ragazzi hanno il famoso delirio di onnipotenza. Ricordiamoci- termina Castelbianco- che questi adolescenti son tutti molto vulnerabili, spesso usano la droga per fare gruppo, per stare insieme a qualcun'altro. Dobbiamo renderli più forti e spostare nel tempo l'aggancio con le sotanze". (Rac/ Dire)
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