Bere o non bere non è un dubbio amletico ma un argomento di chiara rilevanza per la salute umana. Cominciamo col chiarire un equivoco di fondo.
La European Food Safety Authority (EFSA) in una pubblicazione del 2010 concludeva che “un parametro standardizzato non può incontrare le esigenze di tutti gli individui di un gruppo di popolazione perché questi parametri sono molto variabili”.
Armstrong e Johnson nel 2018 a loro volta affermavano:
I lavori scientifici sull’argomento (di cui ne abbiamo citati solo due) non forniscono una quantità standard di acqua da bere perché le variabili sono troppo numerose. Allora perché ci viene consigliato di bere fra 1,5 fino a 2,5 anche 3 litri al giorno?
Naturalmente non possiamo entrare a fondo nel merito delle quantità consigliate perché il discorso richiederebbe un approfondimento che riguarda le eventuali patologie in atto, le terapie mediche in corso, i metodi di misurazione del fabbisogno giornaliero e la valutazione dello stato metabolico, cose che qui, purtroppo, non è possibile prendere in considerazione.
Alcune cose però le possiamo dire.
Anzitutto ci sono costituzioni fisiche che di base hanno bisogno di più liquidi e altre meno e queste caratteristiche vanno rispettate. Non siamo tutti uguali il che ci porta a dubitare che il consiglio di assumere acqua in quantità standard, uguali più o meno per tutti, sia in realtà un buon consiglio. L’acqua non elimina l’acqua soprattutto in quelle costituzioni che tendono a trattenere liquidi. I segni di questo disordine metabolico sono noti a tutti: anelli che la mattina non entrano o che lasciano il segno sul dito, scarpe che si calzano con difficoltà, borse sotto gli occhi al risveglio e così via.
Invece le persone fisicamente asciutte, con muscolatura ben definita, per lo più magre, sicuramente tendono meno a trattenere liquidi quindi è ovvio che abbiano un fabbisogno maggiore rispetto al tipo precedente.
In secondo luogo ci sono da tenere presenti: lo stile di vita, le stagioni con le loro temperature, il tipo di alimentazione, le fasi del ciclo mestruale, le aree geografiche in cui si vive e così via.
Terza considerazione, non esiste solo l’acqua che beviamo ma anche quella contenuta negli alimenti, che ha una parte decisamente rilevante nell’equilibrio idrico dell’organismo. L’acqua introdotta con gli alimenti non richiede processi digestivi, il suo assorbimento avviene soprattutto a livello intestinale, particolarmente nel duodeno, dove vengono assorbiti anche i liquidi delle secrezioni ghiandolari.
Come facciamo allora a sapere quanto dobbiamo bere?
Sembrerà strano ma in realtà non possiamo saperlo, perlomeno non con esattezza, e sicuramente non in quantità standard valide sempre, a meno di non effettuare test periodici che ci diano informazioni maggiori.
Il primo consiglio pratico quindi è di ascoltare il proprio organismo, il quale ne sa molto più di noi circa le sue necessità. Un giorno capiterà di bere tre bottiglie e il giorno dopo al massimo due o tre bicchieri. E se un giorno abbiamo bevuto poco, a meno che non ci sia stato impossibile farlo, probabilmente è perché non ne avevamo bisogno.
Il secondo consiglio è di mangiare bene, aspetto decisivo nel mantenimento di una buona idratazione. Di questo parleremo più nel dettaglio nel prossimo articolo.
Il terzo consiglio è che quando ci idratiamo è meglio bere acqua. Qualunque altra bevanda, contenendo altre molecole, può modificare la nostra capacità di valutazione della sete.
Per ora fermiamoci qui, ne riparleremo presto.
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