Ecomafie, Lazio tra le regioni più colpite in Italia

Negli ultimi 30 anni in Italia si è verificato un reato ambientale ogni 18 minuti; si sfiora il milione di illeciti accertati

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Il traffico illecito di rifiuti, l’abusivismo edilizio, l’inquinamento del suolo e le pratiche devastanti come gli incendi boschivi dolosi rappresentano solo alcune delle piaghe che affliggono il territorio italiano per mano delle ecomafie. Questo termine, che racchiude le attività criminali a danno dell’ambiente messe in atto da organizzazioni mafiose, descrive un fenomeno che non solo distrugge ecosistemi e risorse, ma genera un indotto economico illegale impressionante. Tra le regioni più colpite, il Lazio si conferma ai vertici nazionali: è la quinta regione per numero di reati ambientali e la prima nel Centro Italia con un totale di 66.650 reati registrati tra il 1992 e il 2023.

Per il Lazio quarto posto per ciclo illegale di cemento e traffico illecito di rifiuti

Secondo il rapporto “Ecomafia” presentato da Legambiente, il Lazio occupa il quarto posto in Italia per due specifici ambiti: il ciclo illegale del cemento e il traffico illecito di rifiuti, con rispettivamente 18.115 e 9.989 illeciti. Nel 2023, la regione ha guadagnato una posizione rispetto alla media degli anni precedenti, dimostrando un incremento preoccupante delle attività illecite. Nella sola provincia di Roma, il fenomeno dell’abusivismo edilizio e degli illeciti legati ai rifiuti colloca il territorio tra i più colpiti a livello nazionale.

L’analisi complessiva a livello italiano dipinge un quadro inquietante: dal 1992 al 2023, si è verificato un reato ambientale ogni 18 minuti. Questo ritmo incessante ha portato a un totale di 902.356 reati accertati, con una media di 79,7 reati al giorno e 3,3 ogni ora. A queste cifre si aggiungono 727.771 denunce e 224.485 sequestri effettuati dalle autorità competenti.

Un dato significativo è rappresentato dal coinvolgimento diretto delle organizzazioni mafiose: dal 1995 ad aprile 2024, sono stati censiti 378 clan con interessi nelle diverse filiere dell’ecomafia, dalla gestione dei rifiuti ai crimini contro la fauna.

Trent’anni di Ecomafia, ieri conferenza speciale di Legambiente

Il 45,7% del totale nazionale dei reati ambientali si concentra in regioni dove la criminalità organizzata ha un forte radicamento. Al primo posto si trova la Campania con 117.919 illeciti, seguita da Calabria (84.472), Sicilia (82.290), Puglia (73.773) e Lazio. In termini economici, il fatturato complessivo generato dalle ecomafie è stimato in circa 259,8 miliardi di euro, una cifra che dimostra la portata di questo fenomeno.

A trent’anni dalla prima presentazione del rapporto Ecomafia, Legambiente ha celebrato l’anniversario con la conferenza nazionale “Ambiente e legalità: insieme per il futuro”, organizzata presso la Scuola Ufficiali di Roma. All’evento hanno partecipato figure istituzionali di rilievo, tra cui il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, insieme ai vertici dell’Arma dei Carabinieri.

Durante la conferenza, che ha ottenuto il patrocinio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sono state premiate anche diverse scuole italiane per il loro impegno nell’educazione alla legalità e alla tutela dell’ambiente, sottolineando l’importanza di sensibilizzare le nuove generazioni.

«Senza legalità non c’è tutela ambientale», ha dichiarato Stefano Ciafani. Il presidente di Legambiente ha ribadito l’urgenza di approvare norme ancora mancanti in materia di prevenzione e controllo, come quelle sui reati contro gli animali, le agromafie e l’agropirateria. Un altro tema centrale è la lotta all’abusivismo edilizio, un fenomeno che contribuisce in modo devastante al degrado del territorio.