Economia ed Europa, aspettando la Ripresa si è toccato il Fondo
Bruxelles annuncia un pacchetto da 750 miliardi, di cui 500 a fondo perduto. Il Premier Conte e il Pd esultano, ma la realtà è che ci sono 4 “raccomandazioni” da rispettare
Economia ed Europa sono un po’ come quei tarli di cui non ci si riesce mai a sbarazzare. Possono restare silenti e quiescenti ma, quando meno te lo aspetti, rispuntano fuori. E sempre in veste di latori di notizie spiacevoli.
Economia ed Europa, il nuovo Recovery Fund
Un atteggiamento tipico di certa politica è quello di cambiare nome a strutture, apparati et similia nell’illusione di riacquistare la verginità perduta. Stavolta lo ha fatto la Commissione Europea che, presentando il “nuovo” Recovery Fund (il mitologico Fondo per la Ripresa), lo ha ribattezzato Next Generation Ue.
Secondo la presidente Ursula von der Leyen, dovrebbe consistere in un pacchetto da 750 miliardi, 500 dei quali a fondo perduto. Le sovvenzioni mirano a sostenere la ripresa, aiutare gli investimenti privati e agevolare la prevenzione di nuove crisi – ad esempio rafforzando i sistemi sanitari. Con una particolare attenzione al digitale e – ça va sans dire – all’ambiente.
Nel valzer delle quote, all’Italia dovrebbero spettare 172,7 miliardi di euro, di cui 81,807 miliardi come sussidi e 90,938 miliardi in forma di prestiti. Non sarà la fantomatica potenza di fuoco tanto evocata, ma è pur sempre più di quanto intendeva mettere in campo il duo delle meraviglie franco-tedesco. Forse anche per questo, as usual, il Pd ha cominciato a esultare ad annuncio ancora in corso.
L’esultanza di Pd e Governo
Il Commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni, per esempio, ha twittato giulivo che si tratta di «una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti». Certo, un mese fa rodomonteggiava avvisando (sic!) che «la dimensione ragionevole deve essere attorno ai 1.500 miliardi e il tempo deve essere ora». Ma c’è la crisi – e senza precedenti…
L’ex Presidente del Consiglio è comunque in buona compagnia nei festeggiamenti precoci. Tra gli altri, anche il suo immediato e attuale successore, il bi-Premier Giuseppe Conte, ha espresso soddisfazione via social.
«Ottimo segnale da Bruxelles, va proprio nella direzione indicata dall’Italia. Siamo stati descritti come visionari perché ci abbiamo creduto dall’inizio. 500 mld a fondo perduto e 250 di prestiti sono una cifra adeguata. Ora acceleriamo su negoziato e liberiamo presto le risorse».
Certo, rigettare l’epiteto di visionario per una dichiarazione improntata al futuro non è esattamente il massimo. D’altronde, anche il nuovo nome scelto per lo strumento richiama molto Star Trek. E, magari, non è un caso.
Economia ed Europa, la solita presa in giro
Tanto per cominciare, i finanziamenti sono solo sulla carta. Come non ha mancato di sottolineare l’Olanda, uno dei “quattro frugali” che da sempre hanno problemi con la comprensione semantica del termine solidarietà.
«Le posizioni sono lontane e questo è un dossier che richiede l’unanimità, quindi i negoziati richiederanno tempo. È difficile pensare che questa proposta potrà essere il risultato finale di quei negoziati». Così fonti diplomatiche de L’Aja, incrinando i facili entusiasmi. Anche perché, come se tutto ciò non bastasse, il progetto dovrà anche passare al vaglio dell’Europarlamento.
Ma la vera presa in giro è un’altra. E sta nel fatto che la Commissione europea aveva rivolto a Roma quattro raccomandazioni specifiche.
Il Belpaese deve intervenire sul sistema sanitario e sul mondo del lavoro, in particolare per garantire un’adeguata protezione dei lavoratori. Deve rafforzare l’insegnamento e le competenze a distanza. Deve applicare le misure che immettono liquidità nell’economia reale, inclusi autonomi e Pmi. Infine, deve migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e della Pubblica Amministrazione.
L’ultimo punto è più che altro una chimera comunitaria. Il problema è che il Governo Conte-bis dovrà tener conto di tutti questi ambiti nell’elaborazione del piano che dovrà essere approvato dalla Ue.
A ennesima conferma che economia ed Europa continuano a essere un’accoppiata nefasta per l’Italia, come dimostra emblematicamente proprio il Recovery Fund. Della ripresa, infatti, non si vede neppure l’ombra. In compenso, al Fondo ci siamo già arrivati da un pezzo.