Economia, tutto come previsto: l’Europa ci ha irriso, e Gualtieri esulta
Passa la linea tedesca: no eurobond, sì Mes light. Il Ministro dell’Economia si finge soddisfatto, ma il Premier Conte lo gela: “Così non firmo”
In piena notte, dopo due giorni (non consecutivi) di trattative serrate, è arrivato l’annuncio: fumata bianca, l’Eurogruppo ha raggiunto l’accordo sul pacchetto di misure economiche pensate per contrastare l’emergenza Covid-19.
«Senza precedenti» le ha definite il Commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni, cui si è accodato il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: «Messi sul tavolo i bond europei, tolte dal tavolo le condizionalità del Mes». Dulcis in fundo, ha cantato vittoria anche il Presidente dell’Europarlamento David Sassoli, per cui «abbiamo avuto ragione ad avere fiducia nell’Europa». A ennesima conferma che il Pd o non riesce proprio a capire, o come minimo è insensibile al futuro dell’Italia.
Perché i coronabond saranno anche stati messi sul tavolo, ma nel testo approvato non se ne fa mai menzione – anche se secondo i nostri ingenui rappresentanti potrebbero rientrare di straforo mediante un generico Recovery Plan da foraggiare con non meglio specificati «strumenti finanziari innovativi». Al contrario, fa bella mostra di sé, accanto al fondo di garanzia Bei da 25 miliardi per sostenere la liquidità delle imprese e al programma Sure da 100 miliardi per alimentare la cassa integrazione, il Meccanismo Europeo di Stabilità, ovvero il famigerato fondo salva-Stati.
Dal quale «è stata eliminata ogni condizionalità» ha esultato il nostro Cancelliere dello Scacchiere: «per cui per i Paesi che lo vorranno ci sarà un’altra linea di liquidità pari al 2% del Pil, attivabile senza condizioni», che per l’Italia corrisponderebbe a circa 35 miliardi.
Insomma, dopo un giorno segnato dal (presunto) strappo della Francia, che aveva denunciato che l’intesa era bloccata «dalla sola Olanda», la cui posizione aveva bollato come «controproducente» e «incomprensibile», alla fine a trionfare su tutta la linea è stato il cosiddetto “blocco del Nord”: capitanato, ça va sans dire, dai grandi tessitori della Germania.
«Abbiamo raggiunto un buon risultato all’Eurogruppo. Abbiamo trovato un accordo sensato per i Paesi Bassi e per l’Europa, per far fronte alle conseguenza del coronavirus» ha gongolato, non a caso, il Ministro delle Finanze de L’Aja, Wopke Hoekstra. Già solo questo avrebbe dovuto far capire al titolare del Mef e a tutti i suoi compagni di partito che per il Belpaese non c’era proprio nulla da festeggiare.
Glielo hanno comunque fatto notare tutte le forze politiche che tradizionalmente si oppongono all’uso del fondo salva-Stati: che – attenzione – non si trovano solo tra le opposizioni, da cui sono comunque piovuti commenti durissimi, con la presidente di Fdi Giorgia Meloni che ha parlato di «atto di alto tradimento», laddove il segretario leghista Matteo Salvini ha evocato la disfatta di Caporetto e annunciato una mozione di sfiducia contro Gualtieri.
Sul piede di guerra, però, c’era anche (e, nel caso specifico, soprattutto) il Movimento Cinque Stelle, da sempre strenuo oppositore di uno strumento ritenuto inadeguato ad affrontare la crisi. «Noi non accettiamo il Mes perché in ogni caso le condizioni ci saranno. Il testo dice di no ma il Trattato dice di sì» ha tagliato corto il capo politico pentastellato Vito Crimi, aggiungendo che «non è stato firmato o attivato nessun Mes e non lo faremo».
Uno scenario che rendeva ancora meno comprensibile l’entusiasmo di Gualtieri che, sentendo vacillare il suo castello di carte, ha corretto lievemente il tiro: dichiarando che «è stato un ottimo primo tempo, naturalmente adesso dobbiamo vincere la partita al Consiglio Europeo».
Nel frattempo, però, fonti di via XX Settembre avevano chiarito che «l’Italia non ha deciso di fare ricorso al Mes». Stesso concetto espresso da Crimi, che ha affermato che era «stata solo fatta una proposta» all’Eurogruppo, aggiungendo che «M5S continua a sostenere la linea di sempre, che è anche la linea del Governo più volte rivendicata dal presidente Conte: sì Eurobond, no Mes».
E proprio dal bi-Premier Giuseppe Conte è arrivata l’atomica finale. «Io non firmerò finché non avrò un ventaglio di strumenti adeguato. Sono convinto che con la forza della ragione riusciremo alla fine a convincere tutti di un percorso che consenta a tutta l’Europa di ripartire».
Ironicamente, un ragionamento analogo lo aveva espresso il suo più che sconfessato Ministro dell’Economia, che si era detto fiducioso che «in Europa prevarrà la posizione che l’Italia sta coraggiosamente sostenendo».
L’Eurogruppo, in realtà, era andato nella direzione opposta, malgrado la prospettiva italiana fosse condivisa dalla maggior parte dei Paesi membri della Ue. Capita, quando si ha bisogno dell’unanimità e si è, per così dire, maggiormente inclini al compromesso.
In effetti, la genuflessione di Gualtieri nonostante l’apparente posizione di forza ricorda un episodio di The Big Bang Theory in cui Penny non capiva come mai i quattro protagonisti della sit-com avessero deciso di recarsi a San Francisco in treno anziché in aereo. «Abbiamo votato», le aveva spiegato il co-protagonista Leonard Hofstadter, «tre di noi hanno votato per l’aereo, Sheldon per il treno, quindi… prendiamo il treno».
C’è infatti chi, come l’Olanda e la Germania, mostra di avere grandi affinità con il personaggio di Sheldon Cooper. E, almeno nel caso specifico, non è affatto un complimento.