Elena tra pochi giorni avrebbe compiuto 31 anni. Aveva bei capelli lunghi, due occhi color verde smeraldo, intensi, fortemente espressivi. Era una giovane donna di 25 anni, la cui esistenza è stata drammaticamente spezzata dal pressapochismo e dalla noncuranza dei responsabili della manutenzione delle strade romane, in particolare di via Ostiense.
Un pomeriggio di maggio di circa sei anni fa, la ragazza percorrendo la via Ostiense, perde il controllo della sua moto, una Honda Hornet blu, a causa dell’asfalto dissestato e cade sbattendo mortalmente contro il guard rail.
I rilievi eseguiti dalla polizia attribuirono l’incidente alle radici degli alberi che modificano l’asfalto, lo sollevano, rendendo la strada dissestata, caratterizzata da numerosi avvallamenti, estremamente pericolosa per i veicoli che la percorrono. Questa è stata la dinamica dell’incidente avvenuto il 6 maggio 2018 sulla via principale che porta da Roma ad Ostia.
In questa triste vicenda sono coinvolte otto persone, sette accusate di omicidio stradale, tra loro vi sono anche funzionari del Comune di Roma. Il processo è stato fissato per il 9 luglio del 2024. Solo un imputato, Alessandro Di Carlo – responsabile della sorveglianza della ditta che vinse l’appalto per la manutenzione di quel tratto di strada – è stato già condannato, in abbreviato, a due anni. I giudici di secondo grado hanno riconosciuto le attenuanti generiche. La condanna per lui è stata ridotta a un anno e mezzo di reclusione. Così ha deciso la Corte d’Appello di Roma.
Graziella Viviano, la madre di Elena, è una donna che si batte ostinatamente insieme a tanti amici e sostenitori affinché il sacrificio della figlia non sia stato invano. Sul suo profilo Facebook ha commentato in un video la sentenza di secondo grado che ha visto confermata la condanna del responsabile della manutenzione del tratto di strada sulla via Ostiense.
“E’ appena arrivata la conferma della condanna d’appello di De Carlo, che aveva chiesto il rito abbreviato. La Magistratura oggi si è fatta strumento di Giustizia.
E’ stata confermata la sua condanna con una lieve riduzione della pena da 2 anni è passata a un anno e mezzo. E’ importante quello che è avvenuto per un motivo particolare: questa sera mia figlia non busserà per questo alla porta di casa, non la vedrò rientrare, purtroppo questo non potrà avvenire, ma sinceramente oggi la Magistratura si è fatta strumento di Giustizia.
Questa sentenza è storica, significa che da ora in poi chi prenderà in mano una strada, chi sarà gestore della strada, si dovrà porre una domanda, cosa che per 50 anni in questo Paese non è stato fatto: Quella strada è in condizioni di sicurezza, quali pericoli presenta? Che cosa posso fare per far sì che le persone non muoiano su quella strada?
Perché un incidente stradale è fatto di due momenti: il momento in cui si perde il controllo dell’auto per qualsiasi motivazione, ma è tutto quel che c’è attorno che può far sì che si viva o si muoia. L’incidente di Elena insegna che è importante tutto questo. Il Cielo mi ha aiutato e soprattutto la Magistratura, alla quale ho sempre creduto, ha fatto un passo avanti nella Civiltà in questo Paese”, conclude una sempre più dignitosa Graziella Viviano.
*Foto dal profilo Facebook di Graziella Viviano
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