Elena Aubry, poche ore e sapremo se le sette persone accusate di omicidio stradale verrano processate
“Quanto vorrei che questo strazio per me, per la mia famiglia, finisse il più velocemente possibile”
(La madre di Elena)
Elena Aubry il 28 ottobre 2022 avrebbe compiuto 30 anni. La sua vita invece è finita a 25, sull’asfalto sconnesso di via Ostiense a Roma.
Elena cadde dalla sua moto a causa dell’asfalto dissestato al Km 25,5 di via Ostiense, un tratto di strada in condizioni vergognose. Ha lasciato questo mondo il 6 maggio 2018. Una morte dovuta ad incuria e mancata manutenzione della strada che stava percorrendo.
Elena era una donna nel pieno della vita, come tante ragazze della sua età coltivava diversi interessi, hobby, oltre ad avere molti sogni nel cassetto.
Tutta questa ricchezza che palpitava in lei svanì nel mondo insensibile: “La corolla della mia vita avrebbe potuto sbocciare da ogni lato se un vento crudele non avesse tarpato i miei petali” (Spoon River di Edgar Lee Masters).
Ma Elena “sta portando avanti un progetto ben più grande dei suoi sogni terreni, sta lavorando per i suoi fratelli stando dall’altra parte: forse questo è il sogno più grande di Elena, la sua missione, e non sapremo fin dove arriverà”.
Procedimento giudiziario
Il 16 novembre 2022 il giudice deciderà se rinviare o meno a giudizio le sette persone che secondo l’accusa dovrebbero essere processate, mentre un’altra persona, l’ingegnere responsabile della sorveglianza della ditta vincitrice dell’appalto per la manutenzione di quel tratto di strada, ha chiesto il rito abbreviato, e secondo il pubblico ministero Laura Condemi, dovrebbe scontare due anni di reclusione. La stessa pm aveva avanzato la richiesta di rinvio a giudizio per i sette nel corso dell’udienza preliminare del procedimento che si è tenuta a inizio luglio del 2022.
Tra gli imputati, accusati di omicidio stradale in concorso, ci sono sei funzionari comunali e il responsabile della sorveglianza della ditta vincitrice dell’appalto per la manutenzione della strada. È stato chiesto il rinvio a giudizio anche per il responsabile della ditta vincitrice dell’appalto.
La decisione del Gup (Giudice dell’udienza preliminare) è attesa appunto per il 16 novembre, circa tre settimane dopo la data di nascita di Elena e quattro anni e mezzo dopo l’incidente mortale che l’ha portata via.
Graziella Viviano, la madre di Elena
“Tutto è ‘chiaro’ in questo processo. Il PM ha fatto un lavoro eccellente. Quanto vorrei che allora questo strazio per me, per la mia famiglia, finisse il più velocemente possibile. Ogni volta doversi preparare a riaffrontare la crudezza di una realtà che non vorresti mai aver dovuto subire, è devastante. ‘Trascinare‘ lo strazio di una famiglia, di un dolore, non permetterci di darci pace, è profondamente ingiusto.
Nei casi legati all’incidentistica stradale dove è sopraggiunta la morte, bisognerebbe stabilire una corsia ‘etica’ dove i tempi tra una udienza e l’altra e tutto il processo sia rapido. L’udienza capita proprio nella settimana dedicata alle Vittime della Strada. E poi a marzo comincia il processo al responsabile della sottrazione delle ceneri.
Il nostro dolore può aver diritto ad avere riposo?“
Così Graziella Viviano, madre di Elena, in un post pubblicato su Facebook. Graziella, donna dalle mille risorse, dal quel triste 6 maggio è diventata la paladina delle battaglie per la sicurezza stradale. E’ sempre in movimento, propone, organizza, raccomanda, si da interamente per il fine a cui ha dedicato la sua vita, presenzia i convegni, è invitata dovunque si parli di sicurezza stradale e prevenzione degli incidenti a causa delle cattive condizioni del manto stradale ma non solo.
Ultimamente ha raccomandato e incoraggiato l’uso del sistema “Alcolock” in Italia, un dispositivo che montato sulle auto impedisce l’accensione del motore qualora il tasso alcolemico del guidatore fosse alto. Il sistema è già in uso in 18 Paesi dell’Ue. In Francia è obbligatorio se si vuole riprendere a guidare dopo la positività all’alcol test.