Il lupo cattivo esiste solo nelle favole per bambini. I lupi non sono animali cattivi, vivono in branco, dandosi reciproco sostegno, tutelando i cuccioli e gli anziani. Come tutti gli animali selvatici, tuttavia, vivono razziando. Ma queste sono le regole della vita selvaggia, dove prevalgono l’istinto alla sopravvivenza e la legge del più forte. Il lupo si è così conquistato, soprattutto agli occhi dei bambini, la fama di animale feroce e pericoloso.
Il lupo di questa campagna elettorale si chiama Giorgia Meloni: unica donna leader del panorama politico italiano. Soprattutto unico leader il cui consenso è in costante e vertiginosa crescita. Una crescita che preoccupa tutti, inclusi i suoi alleati che, giorno dopo giorno, si sono visti rosicchiare, dalla indiscutibile coerenza politica della Meloni, fette sempre più grandi del loro elettorato.
Ma i più preoccupati sono ovviamente i dirigenti del PD che, in caso di vittoria del centro destra, dovranno accomodarsi all’opposizione, in un ruolo al quale sono ormai disabituati. Non che il PD non si sia trovato all’opposizione dei Governi che si sono avvicendati nel recente passato, ma si è trattato spesso di un’esperienza breve e occasionale, dalla quale sono riemersi non tanto per la loro capacità politica, ma per l’insipienza dei loro avversari. Matteo Salvini su tutti.
La caduta del Governo Draghi ha ovviamente rafforzato la posizione di Giorgia Meloni, leader dell’unica forza di opposizione, che ha visto così crescere enormemente i propri consensi. I suoi avversari hanno quindi cominciato a gridare “al lupo al lupo!” paventando il pericolo di una deriva fascista, il rischio che l’Italia venga emarginata dall’Europa e, infine, il timore che l’Italia possa uscire dalla NATO, per allearsi magari con Putin.
Uno scenario improbabile e decisamente fantasioso: perché molti esponenti di primo piano del centrodestra sono europeisti convinti, perché il centrodestra è da sempre filo-NATO e, infine, perché il centrodestra ha poco a che spartire con Putin e con la sua storia. E’ vero che Salvini e Berlusconi, in passato non hanno nascosto le loro simpatie personali per Putin, ma da qui a farne il loro alleato contro la NATO e l’Europa ce ne passa.
Sull’argomento del pericolo fascista sorvolerei, limitandomi a ricordare le parole che ha detto il prof. Giovanni Orsina, direttore della Luiss school of Government, nella trasmissione condotta da Marco Damilano “Il cavallo e la torre” del 20 settembre: “Pensare che il fascismo sia alle porte in Italia è ridicolo, perché non c’è nessuno che voglia riportare il fascismo in Italia, che peraltro è un Paese con un tessuto democratico molto solido e con contro poteri altrettanto solidi. L’antifascismo è una cosa molto seria e va usato solo quando serve, perché usarlo contro gli avversari politici, che fascisti non sono, lo rovina, facendogli perdere forza, valore e credibilità”. Basta e avanza.
Ciò che però colpisce in questo momento, continuando con la metafora, è che proprio coloro che hanno fatto crescere il cucciolo di lupo, nutrendolo giorno dopo giorno con i propri errori, fino a farlo diventare grande e forte, oggi ci vogliano fare credere che esso rappresenti un pericolo. Non potevano pensarci prima, magari seguendo una linea politica chiara, comprensibile e coerente?
E il lupo, sarebbe oggi un pericolo per chi? Per le periferie abbandonate a se stesse? Per i giovani senza lavoro e senza prospettive? Per le attività produttive costrette a chiudere per l’impossibilità di difendersi dalla burocrazia o per i costi crescenti delle materie prime e delle bollette? Per i cittadini che hanno preferito un lavoro modestamente retribuito piuttosto che percepire il reddito di cittadinanza stando senza fare nulla o, peggio, lavorando in nero? Per coloro che alla distribuzione di inutili bonus governativi avrebbero preferito provvedimenti che favorissero l’occupazione? O dobbiamo pensare che il lupo rappresenti un pericolo solo per chi per anni si è spartito poltrone prestigiose, senza accennare a un minimo di autocritica per gli errori fatti?
Che i Cinquestelle potessero essere incapaci era prevedibile, ma era impensabile che si trasformassero, in così breve tempo, nei più accaniti difensori del sistema che dicevano di voler smantellare. Che il PD non avesse una vocazione rivoluzionaria era palese, ma era impensabile che rinunciasse a qualunque programma innovativo, per riesumare i peggiori metodi spartitori delle correnti democristiane.
Così come era impensabile che la sinistra abbandonasse i temi cari al popolo per impegnarsi, prevalentemente, in battaglie di retroguardia o in difesa di aspirazioni che, seppure legittime e degne di rispetto, non hanno la stessa valenza sociale e politica dei diritti primari, come la libertà di cura, dei quali la sinistra, nei mesi di Covid, si è volutamente disinteressata.
Perché l’ordine pubblico, la sicurezza dei cittadini, la corretta gestione della giustizia, il rispetto delle regole, il riconoscimento del merito e la difesa degli interessi nazionali, sono finiti nelle mani della destra? In tempi di crisi, non sarebbe stato compito della sinistra di mettere al centro della sua azione la tutela della parte del popolo italiano più debole e indifesa?
Ora il lupo si aggira sicuro di sé nel delicato bosco della democrazia italiana. Se sarà un lupo mansueto, tutore della legge, della sicurezza dei cittadini e dell’indipendenza nazionale, ce ne gioveremo tutti. Se sarà un lupo famelico, ansioso di addentare la debole struttura delle istituzioni democratiche, avvalendosi del grande consenso popolare conquistato, sarà un problema per tutti.
Ma non date la colpa agli elettori, delusi dalla politica e infastiditi dagli incomprensibili giochi e intrallazzi di palazzo. Chi ha pensato più a giocare col potere che a governare, inizi a fare un po’ di autocritica e magari anche a fare pulizia al suo interno.
*Foto dalla pagina Facebook di Giorgia Meloni
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