Elezioni 2022: l’Italia non è un Paese di destra ma svolazza dove soffia il vento
Gli italiani al voto il 25 settembre 2022: marinai, ballerini, romantici, emotivi, passionali ma anche un po’ stomacati e logorati
L’Italia non è un Paese di destra, lo dimostra il fatto che solo in pochi anni, dal 2014 al 2022, gli Italiani hanno prima votato in massa per l’allegra, spensierata e ridente sinistra di Matteo Renzi, poi si sono gettati tra le braccia di Beppe Grillo e del populismo demagogico del “Mai più povertà” dei Cinque Stelle, e infine hanno fatto divampare la fiamma tricolore di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Un Paese ballerino, l’Italia al voto
Più che ragionare sulle cose e sulle cause, siamo un Paese ballerino che svolazza dove soffia il vento e che crede immaturamente a ogni promessa da marinaio. Romantici, emotivi, passionali: non proprio quell’affidabile e riflessivo Paese patriottico dipinto dagli affreschi di Marine Le Pen “Con la vittoria della destra l’Italia si è riappropriata del suo sano patriottismo!”
Grazie alla coalizione di destra, (alla ferrea e irremovibile opposizione di Fratelli d’Italia più che altro, Lega e Forza Italia sono stati a braccetto di Draghi sino alla fine), gli Italiani si sarebbero dunque ripresi il Paese. A fari spenti, causa rincari delle bollette, lo sguardo sul voto di Settembre, tra alluvioni, funerali reali e buoni propositi, deve fare tuttavia i conti sull’astensionismo: percentuale affluenza definitiva al 63,91%, la più bassa dal dopoguerra.
Marinai, ballerini, romantici, emotivi, passionali ma anche un po’ stomacati e logorati. Chiamato al cospetto del cadavere della fiducia alla politica, al medico legale o all’anatomopatologo appare uno scomposto bestiario sulla fiammante XIX Legislatura.
Ecco come è andata domenica 25 settembre
Dall’eclatante ma non certo inaspettato successo di Giorgia Meloni, l’imminente prima donna a sedere sui banchi del Governo, al fallimento di un intontito pugile suonato, Enrico Letta. Il tracollo del suo Partito Democratico, ridotto in braghe di tela, sembra destinato a una nuova, ennesima scissione. Il sorriso amaro che si accompagna allo smacco di Matteo Salvini: sia al Senato che alla Camera la Lega avverte il fiato sul collo persino di Forza Italia. E dire che sino a poco tempo fa la compagine di Berlusconi era data per spacciata: alla canna del gas come tutti noi, ma la differenza oggi, tra l’uno e l’altro partito, è solo di virgole.
Nessuno dei due raggiunge il 9%, spicci, briciole considerando i numeri stratosferici di una Meloni che nella notte tra il 25 e il 26 settembre ha per un attimo sognato di sfondare il 30%. A voler infierire, a casa dell’alleato, in Veneto, Fratelli d’Italia ha doppiato la Lega. Se non fosse il tutto avvenuto “a fin di bene”, potremmo parlare di massacro. Una beffa, come per Renzi e Calenda. A voler strafare, a sognare la doppia cifra, Italia Viva & Azione raccolgono meno di Berlusconi. E come digerire la dissoluzione in “Polvere eri e polvere ritornerai” della veterana radicale Emma Bonino, non proprio l’ultima arrivata, accanto alla new entry di Ilaria Cucchi, Rita Dalla Chiesa e del Presidente della Lazio Claudio Lotito?
Giuseppe Conte il guaritore
Chiosa particolare per l’Avvocato d’Italia, il neo guaritore Giuseppe Conte, fuoriclasse peronista che traghetta sull’Acheronte delle Elezioni un moribondo redivivo Movimento Cinque Stelle, vincitore assoluto col 32% dei voti nel 2018 e ora al15% del 2022. Se tanto ci da tanto, un successo interpretabile come ambiguo, quanto meno. Per chiudere con lo scaricato dalla sua nativa Pomigliano, tale Luigi Di Maio, da Giggino il bibitaio all’Onorevole Eccellenza il Ministro degli Esteri, percorso stratosferico che vede oggi l’ex Cinque Stelle out dall’agone parlamentare, e alla ricerca di un luogo di smaltimento idoneo per le tonnellate di materiale pubblicitario cartaceo di Impegno Civico, il suo Partito dei record, morto sul nascere.
A chiudere il cerchio come si deve, a far tornare i conti, da Giorgia Meloni fino a Di Maio, amici e nemici così distanti eppure così vicini, si ricorda che i due condividevano nel 2018 la medesima volontà di impeachment di Mattarella. Rivoltare a ferro e a fuoco la Politica e mettere in stato d’accusa il Presidente della Repubblica reo secondo loro, di non aver rispettato le istituzioni. Come si cambia. Orsù, è facile gridare dai banchi dell’opposizione che tutto va male e che il prezzo della benzina ha superato quello del latte.
Chiesta e ottenuta la bicicletta, la destra ora dovrà finalmente dimostrare come smuovere la pietra tombale dal sepolcro, e far tornare a vita questo Paese. Riuscire nell’ingrato compito della resurrezione dell’Italia spetta alla prima donna, a Giorgia Meloni, che è in campo dal 2006 e che di nuovo, almeno per ora, ha solo l’acconciatura del suo coiffeur personale. Cederà Giorgia, una donna, una madre, un’Italiana, ai ricatti, i patti e i giochini della sua coalizione? O terrà la barra tutta a dritta? Quale sarà la sua lista di Ministri? O la sua prima visita ufficiale? L’Ungheria di Orban o l’Europa di Bruxelles?
Ironia della storia. Ad aprire i giochi e introdurre nella felpata moquette del Parlamento questo Governo di destra, apparentemente moderato ma potenzialmente sovranista, sarà proprio la più anziana componente: una certa Liliana Segre che tutti ricorderanno come reduce. Siamo certi che Fratelli d’Italia onorerà il suo compito di Partito fedele ai valori della nostra Repubblica, e naturalmente speriamo tutti che Lazzaro riesca, vivo, dal covo.