Opinioni

Elezioni 25 Settembre: con la destra al Governo sarà la vera fine della prima Repubblica?

La probabile ascesa del Centro Destra alle prossime elezioni nazionali del 25 Settembre potrà determinare la nascita di una nuova Repubblica. Sicuramente presidenziale, grazie alle modifiche che un Governo stabile potrà apportare alla nostra fin troppo vetusta Costituzione. La seconda Repubblica dunque, se archiviamo come abortite quelle erroneamente numerate in ordine crescente rispetto alla prima, mai definitivamente abbattuta con l’epopea di Tangentopoli.

La seconda Repubblica nascerà dopo il 25 settembre

Forse, a distanza di 30 anni, tra finte riforme ed elezioni mancate, finita l’egemonia della plutocrazia berlusconiana di ispirazione gattopardesca e conclusasi in farsa la parabola ingannevole della sinistra radical chic congiuntamente al qualunquismo pentastellato che la stessa aveva alimentato e portato nelle stanze dei bottoni, un nuovo corso potrà aprirsi. Se verrà neutralizzata con successo l’ingombrante quanto imbarazzante presenza degli strascichi (letterale) verbali del gaudente miliardario di Arcore, la nuova Destra, oggi rispettosa del mainstream atlantista prima ancora che europeista, avrà l’occasione storica di finire il lavoro iniziato da Di Pietro e i suoi colleghi.

Questa nuova epoca politica, qualora si dovesse concretizzare in un Governo forte e coeso a guida FdI (già AN e già MSI), vedrà impegnati in una storica trasformazione i tradizionali Colletti Bianchi, detentori del potere più concretamente espresso e tradizionalmente acquisito con i reati più disparati e troppo spesso mai individuati. Sarà nostra cura, nei prossimi mesi, occuparci con attenzione di questi fenomeni, anche attraverso inchieste su casi concreti e inediti, monitorando le trasformazioni di queste particolari pratiche illegali che difficilmente vengono identificate come un crimine.

Un governo di destra dopo il 25 settembre

Intanto, in attesa del cambiamento, ricordiamo il prologo e l’incipit storico che con ogni probabilità potrà permettere alla maggioranza destrorsa degli italiani di essere rappresentata in un governo in cui la fiamma tricolore può restare accesa, ricordando che il progetto presidenzialista era stato dettato da Giorgio Almirante, a cui il popolo di destra deve la dignità inizialmente acquisita per poter occupare gli scranni del Parlamento.

Era il 1992 quando, con l’arresto in flagranza per il reato di concussione del Presidente del Pio Albergo Trivulzio, il socialista Mario Chiesa, l’Italia “volle scoprire” il più ramificato sistema di potere criminale dei Colletti Bianchi nostrani. Una tangente da appena 7 milioni di lire per un appalto ad una impresa di pulizie che avrebbe provocato il più imprevedibile dei terremoti politico giudiziari della nostra storia recente.

Sono cose che capitano…aveva pronosticato Andreotti

Per quanto neppure Giulio Andreotti, il più acuto e il più potente tra coloro che “governavano” con utile lungimiranza parti importanti del “necessario” sistema, avesse dato il giusto peso all’episodio milanese (testimonianze certe ci narrano che alla domanda dei suoi collaboratori più fidati su quali conseguenze tale arresto avrebbe provocato, il “divo Giulio” avrebbe glissato con: ”Niente, sono cose che capitano” accentuando per quanto possibile la sua già notevolmente ingobbita postura.)

Come un sasso nello stagno, immobile e ormai melmoso, l’arresto di Mario Chiesa fu solo il primo degli innumerevoli cerchi concentrici che attraverso confessioni a catena andarono a coinvolgere nell’ordine alcuni piccoli imprenditori, decine di politici, i vertici dei partiti dagli stessi rappresentati, boiardi di stato e grandi imprenditori di aziende strategiche del nostro Paese. Con Tangentopoli, i colletti bianchi vengono alla luce, e “stuzzicati” da magistrati fuori sistema (almeno in quel momento storico), fanno emergere un mondo politico ben lontano da seguire i dettami costituzionali, e un mondo produttivo ben diverso dall’essere composto da veri “capitani d’industria”.

La fine della Prima Repubblica

La spartizione delle “quote” prevedeva una “democratica” redistribuzione che tenesse conto del ruolo temporaneo dei partiti, sia di maggioranza che di opposizione, della portata elettorale e delle proprie aree di maggior competenza. Forse è stata proprio questa ossessiva ricerca di elevarsi a sistema che ha paradossalmente permesso lo smantellamento e la fine della Prima Repubblica, determinando una volta per tutte le propensioni e le capacità criminali dei Colletti Bianchi di casa nostra.

Infatti, determinati crimini avevano sempre e comunque caratterizzato la storia del nostro Paese, sia in epoca di democrazia giovane che in quella matura. E senza per questo provocare alcunché quasi a certificarne la necessaria accettazione del cittadino, pronto, in caso di necessità ad aderire egli stesso all’oliato sistema.

Che la caduta del muro di Berlino nel 1989 avesse rappresentato il presupposto primario per l’azione del pool di Mani Pulite è sicuramente condivisibile. La fine delle ideologie partitiche supportate dai due blocchi mondiali aveva aperto un varco ad inchieste giudiziarie che venivano in precedenza facilmente bloccate.

Il discorso di Craxi alla Camera

Il decentramento correntizio all’interno dei partiti stessi aveva polverizzato la capacità di controllo e la complicità necessaria al mantenimento dello status quo. Da parte sua, la società civile, non riuscendo più a mantenere il benessere gonfiato dai partiti stessi nei primi 50 anni di repubblica, si dimostrò pronta a mettere sulla forca i propri “beniamini” prima ancora di rendersi conto che questo non sarebbe comunque bastato.

Il grande discorso di verità di Bettino Craxi alla Camera del 2 luglio 1992 è la plastica rappresentazione del mondo costruito dai Colletti Bianchi. In cui il crimine evidentemente progettato e sistematicamente attuato da tutti non è mai condannabile se si “eleva” a sistema per garantire la democrazia e il benessere. Il silenzio dei “complici” del Segretario socialista di fronte alla “nobile” ammissione di colpevolezza estesa a tutte le parti coinvolte, agevolò i futuri presupposti per una diversa ricostituzione del Sistema che dovesse maggiormente coinvolgere il sistema giudiziario. E in cui i crimini dei Colletti Bianchi tornassero ad essere riconosciuti come evento “normale” e penalmente mai perseguibile e se nel caso individuato, temporalmente ben contenuto da eventi prescrittivi determinati con leggi e/o pseudo riforme.

I colletti bianchi dell’antipolitica

L’euforia della gente comune, negli anni di Tangentopoli, si dimostrò, successivamente, più dettata dalla perdita improvvisa di alcune certezze di benessere non meritato, che dalla consapevole volontà di contrastare un sistema criminale dopo averne appreso improvvisamente l’esistenza. La fine di quella classe politica fece nascere i colletti bianchi dell’antipolitica che a loro volta garantirono la rinascita di quei colletti bianchi investiti dall’inchiesta che si erano dimostrati più resilienti e pazienti di fronte alle condanne ricevute, facendo ricostituire un tavolo in cui tutti si sarebbero nuovamente seduti comodamente.

Dunque una sconfitta per il pool di magistrati che volevano ricostituire uno stato di legalità. Infatti, un così massivo fenomeno di devianza, storicamente incardinato, non poteva né potrà mai risolversi attraverso un processo penale (soprattutto con le leggi e i mezzi giudiziari attuali). In 2 anni di inchiesta, oltre 900 richieste di misure cautelari, più di 5 mila persone coinvolte nelle indagini tra cui oltre 200 parlamentari, 12 ministri e 4 ex Presidenti del Consiglio.

I buoni propositi rimasti in embrione

Dopo l’iniziale percentuale del 4% di assoluzioni processuali, arriviamo al 40% di assoluzioni (soprattutto per intervenuta prescrizione o per l’intervenuta depenalizzazione del reato) e al 40% di patteggiamenti. Ecco che, da Mani Pulite ad oggi, i numerosi propositi di cambiamento utilizzati dai “nuovi” potenti, sono rimasti solo in embrione, senza che nessuno mai rimuovesse le macerie della Prima Repubblica.

Di certo, il fenomeno per come lo abbiamo studiato, ha comunque permesso di decretare che i crimini dei Colletti Bianchi esistono e possono essere scoperti. L’ulteriore risultato è l’individuazione del limite stesso nell’agire giudizialmente una volta individuato il quadro sulle forme di deviazione del potere politico-economico-culturale: non è possibile processare un sistema prima che quel sistema sia caduto. Questo assunto non è fine a se stesso, ma rischia di determinare una diversa e più sottile devianza ad appannaggio dell’apparato giudiziario che si trasforma, esso stesso, in sistema di potere deviato ancorché deviante. Ma questa è un’altra storia.

Antonio Augello

*Foto dal profilo Instagram di Giorgia Meloni

Redazione

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