Torniamo per un attimo al 24 aprile, data in cui tutto ha inizio.
Il governo Monti aveva deciso che il 30 giugno sarebbero scaduti gli accordi tra Comuni ed Equitalia, e così, la precedente amministrazione capitolina aveva lanciato un referendum online in cui si chiedeva ai romani di scegliere la modalità di riscossione dei tributi: affidarla direttamente agli uffici comunali, o demandare il compito d una società esterna, da designare con una gara ad evidenza pubblica (una delle procedure tipiche della pubblica amministrazione)?
La consultazione online, con l’88,1% dei consensi, aveva stabilito che si sarebbe dovuto attribuire il servizio di riscossione delle entrate tributarie direttamente agli uffici dell’amministrazione.
Quindi, l’allora Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, aveva provveduto a portare in giunta una delibera in cui si dava lo stop immediato ad Equitalia, e si stabiliva che tutte le pratiche istruite dal 1° luglio in poi, sarebbero state gestite dal dipartimento Risorse Economiche, in collaborazione con la società Aequa Roma, con l’ulteriore previsione di un periodo, fino al 1° ottobre, in cui Equitalia e Campidoglio si sarebbero dovuti accordare sulla gestione delle cartelle esattoriali rimaste in sospeso.
Non solo. Si era decisa anche l’istituzione di un comitato etico del contribuente, atto ad aiutare il cittadino che avesse voluto dimostrare di non essere in grado di poter saldare i propri debiti. Il comitato, in quel caso, avrebbe avuto il compito di decidere la sospensione temporanea o la rateizzazione del debito del contribuente in difficoltà economiche.
Ora, facciamo un salto e torniamo ai giorni più recenti.
L’Italia è retta dal governo del salvataggio (salvataggio di chi? Del popolo, forse? O, molto più realisticamente, di una classe politica ridotta in stato di larva), e questo governo emana il ‘decreto del fare’, in cui è inserita una proroga di 6 mesi, fino al 31 dicembre, in cui si stabilisce che saranno mantenuti in vita tutti gli accordi già esistenti con Equitalia.
Quindi, tra i 2 scenari, è molto più probabile che abbia la meglio una terza ipotesi, paradossale e a dir poco catastrofica, in cui ad occuparsi della riscossione dei tributi, non ci sia nessuno.
In questo modo, la patata bollente passa direttamente nelle mani di Ignazio Marino che, entro domenica, dovrà prendere una decisione, per evitare caos, situazioni di stallo o di incertezza.
Si attende, quindi, che il neo Sindaco di Roma discuta della questione con il neo assessore al bilancio, Daniela Morgante, e con i tecnici di Palazzo Senatorio. Tanto che, nella riunione dell’Esecutivo, questo capitolo, ieri, non è stato toccato.
Perché, per prorogare il rapporto con Equitalia, almeno a Roma, c’è bisogno di una nuova delibera che modifichi quella precedentemente adottata da Gianni Alemanno.
Oppure, anche qualora si volesse dare concreta attuazione al provvedimento adottato dalla precedente amministrazione, ci sarà bisogno di un ulteriore provvedimento che sancisca, ad hoc, modalità e tempi di riscossione, così come era stato previsto precedentemente. La delibera di Alemanno, infatti, stabiliva che gli uffici capitolini, entro il 30 giugno, avrebbero dovuto inviare alla giunta una relazione, così da poter varare nel dettaglio le nuove modalità di riscossione dei tributi.
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