Esclusivo: il vaccino italiano ISS contro il Covid-19. Dietro le quinte di una scoperta ignorata
“E’ un risultato enorme. Noi in ISS lavoriamo al servizio della salute dei cittadini ma diverse componenti di questa istituzione hanno chiaramente remato in direzioni opposte”
“Ciao Maurizio, come stai? Hai ripreso a lavorare?” mi chiese per telefono la funzionaria finta bionda dell’azienda privata di Milano. E dopo una settimana, sempre per telefono: “Ciao, volevo dirti che sei mesi fa avevamo depositato a esclusivo nome della nostra azienda il brevetto del tuo vaccino anti-SARS-CoV-2”.
La funzionaria finta bionda fa parte di un’azienda di Milano dispensatrice di denaro privato a favore chi fa ricerca senza un soldo. Questa azienda è fatta solo di tavoli e PC. In precedenza avevamo collaborato per sviluppare immunoterapie innovative contro il cancro, e, non senza fatica, li avevo convinti ad applicare la nostra tecnologia creata in ISS per inventarsi un nuovo vaccino anti-Covid-19.
Con la pubblicazione dei dati su une rivista della collana “Nature”, ora la nostra proposta di un nuovo, alternativo vaccino anti-Covid-19 è stata riconosciuta ai massimi livelli mondiali. Così come dicono accada qualche istante prima della morte, ora, vedendo per la prima volta i frutti del nostro lavoro pubblicati da una rivista scientifica così importante, mi sono passati davanti agli occhi tutti gli oltre tre anni che abbiamo impiegato in ISS (Istituto Superiore di Sanità) per arrivare a questo. Tre anni che hanno coinciso con i primi tre anni dopo che mia figlia Lisa ci è stata strappata via.
Quando la funzionaria finta bionda mi disse del brevetto rubato, era trascorso solo un mese dalla morte di Lisa. Il numero 3 che ricorre. Il 3 novembre Lisa ci ha lasciato. Il 3 dicembre arriva la lettera dall’azienda di Milano e la telefonata. Io attaccai, il telefono mi cadde dalle mani e scivolò via. Guardai fisso il monitor del mio PC per non so quanto tempo, e poi scoppiai a ridere. Di una risata forte, isterica, continuata. Nessuno mi sentì nel mio ufficio ormai vuoto. Continuai a ridere, chiusi tutto ridendo, presi l’ascensore. E allora mi feci serio, e cominciai a battere la testa contro le sue pareti. Prima piano, poi più forte, sempre più forte. Non mi sentì nessuno in una palazzina ormai vuota. Fortuna che i piani erano solo quattro.
E questo è solo l’inizio della storia. Tante cose altrettanto tremende da raccontare sono successe al riguardo mentre io e i miei collaboratori in ISS cercavamo di dare un contributo alla battaglia contro il Covid-19, lottando contro l’ostilità mascherata di indifferenza del nostro ambiente.
Ma poi un giorno tutto sembrò cambiare. Il 3 marzo 2022 (ancora ricorre il numero 3) venni a sapere che la sera prima, in una seduta serale al Senato, l’allora Ministro della Salute dichiarò pubblicamente (ora 2, minuti 9, secondi 48):
“Per quanto riguarda il vaccino dell’Istituto superiore di sanità, sono tra coloro che sostengono questo progetto in maniera convinta. Quando il presidente Brusaferro me ne ha parlato, abbiamo dato massima disponibilità a sostenerlo. Come sapete, è un vaccino molto interessante che è ancora in una fase preliminare, quindi abbiamo bisogno di un investimento forte ma anche di cautela per svolgere tutti i passaggi con la dovuta attenzione.
La vera innovazione è che questo vaccino lavora non sulla proteina Spike come tutti gli altri, ma sulla proteina N. Tale proteina N, non avendo fatto mutazioni, ci mette nelle condizioni di fare sostanzialmente un’operazione che funziona su tutte le varianti che sono finora emerse. È quindi un elemento interessante in termini di sviluppo e di potenzialità, su cui credo sia giusto che le istituzioni investano fino in fondo.
Tutto ciò è stato oggetto di un colloquio tra me e il presidente Brusaferro proprio negli ultimi giorni. Faremo tutto il possibile, ma è chiaro che avere il sostegno del Parlamento – credo unanime, vista la natura della materia – non può che aiutarci anche a rafforzare e ad accelerare”.
Toccai il cielo con un dito. Bravo Ministro che hai descritto così bene il nostro vaccino! Finalmente!…era ora… Le massime autorità ci sostengono!
Neanche a dirlo… Da quel giorno, e a tutt’ oggi, mai più una singola parola non solo da parte dei decisori del Ministero, ma neppure da parte di quelli dell’ISS. Immobilismo più assoluto ancora fino ad oggi. Non riesco neanche a contare quante false promesse ha messo agli atti l’allora Ministro in quelle poche parole.
Per questi motivi, e anche per molti altri che varrà la pena di raccontare per capire fino in fondo le dinamiche decisionali a certi livelli, vedere i nostri nomi associati ad una pubblicazione scientifica della prestigiosissima collana “Nature” suscita un ribollire di sensazioni diverse quanto difficilmente descrivibili.
Come funziona il vaccino italiano
La piattaforma vaccinale che abbiamo messo a punto in ISS si basa su un principio molto semplice. Tutte le cellule sane rilasciano continuamente minutissime vescicole (“vescicole extracellulari”). La nostra tecnologia ci permette di incorporare all’interno di queste vescicole una proteina (“antigene”) contro la quale vogliamo che il sistema immunitario reagisca. Quando l’antigene selezionato è prodotto da una cellula infetta da un virus o da una cellula tumorale, il sistema immunitario, già istruito dalle vescicole extracellulari modificate, la distrugge.
Quanto è importante per noi questo risultato? Considerando le condizioni oggettive in cui abbiamo lavorato, anche rischiando la salute (la vita?) utilizzando la versione più aggressiva del SARS-CoV-2 in strutture che avrebbero potuto essere molto meno disagiate, è un risultato enorme. Ciò che può essere considerato di piacevole normalità in laboratori e strutture in cui tutti cercano di remare dalla stessa parte, per noi è stato un risultato decisamente al di sopra delle nostre possibilità.
Quanto questo è importante per i nostri datori di lavoro, ovverosia i cittadini e la loro salute? Potrebbe esserlo, ma i risultati ottenuti sugli animali devono essere verificati su volontari. E per fare questo ci vuole volontà politica. Quella stessa volontà che espresse così bene a parole l’allora Ministro della Salute dovrebbe ora essere messa in pratica dalla nuova governance del Ministero. E non ci si deve riferire solo alla questione Covid-19, ma va considerato che la tecnologia ISS aveva già dimostrato di essere efficace contro i tumori indotti dal virus del papilloma come quelli del tumore mammario.
Noi in ISS lavoriamo al servizio della salute dei cittadini. I cittadini pagano il nostro stipendio. I cittadini devono pretendere che, a fronte di questo, l’istituzione debba fare tutto il possibile per ripagarli in termini di salute. Nel nostro caso, finora, diverse componenti della stessa istituzione hanno chiaramente remato in direzioni opposte.
Dr. Maurizio Federico (che scrive a titolo personale e non per conto ISS)
National Center for Global Health
Istituto Superiore di Sanità
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