L'avventura di Zeman era cominciata più o meno come e' finita: tanti i tifosi che lo acclamarono questa estate e altrettanti quelli che si sono radunati ieri alle porte del Fulvio Bernardini, per incitarlo e gridare il suo nome ma ormai non serve più. La Roma ha esonerato Zeman e promosso Aurelio Andreazzoli primo timoniere.
Di mezzo c'è stato tutto il girone di andata di un campionato che ha assunto i toni (e i risultati) di quello passato, ottavo posto e 42 reti al passivo.
La società As Roma (almeno quella senza green card) era sembrata da subito poco convinta della scelta del boemo che però aveva dalla propria la stragrande maggioranza dei tifosi e (almeno in partenza) la fiducia dei giocatori capitanati e rappresentati da Francesco Totti. Il pupone deve molto a Zeman e sul campo il suo impegno e la sua dedizione non sono mai venuti a mancare, lo stesso non si può dire degli altri. E così, tra un rimprovero e un mugugno si è arrivati alla conferenza stampa di Walter Sabatini (d.s. Giallorosso) del 28 gennaio scorso. Zeman viene scaricato ufficiosamente, una cosa inusuale nel mondo del calcio. Sarà lui infatti a guidare la squadra nella partita interna contro il Cagliari pur non godendo più della fiducia della società. Una scelta azzardata, un errore dettato più dalla paura di sbagliare che dalla mancanza (reale) di alternative. L'amore del tecnico boemo verso la città eterna e la sua speranza di non ritrovarsi disoccupato e con ancora un anno di contratto lo portano ad accettare snaturando se stesso. Nessuna dimissione, nessuna presa di posizione.
Il generale senza esercito assiste inerme ad una prova incolore dei suoi nella partita che doveva essere del riscatto, il Cagliari batte due romanisti 4 a 2. Solo Zeman e Totti sembrano essere scesi in campo gli altri sono altrove. È la fine: Zeman esonerato, questa volta senza se' è senza ma.
Prenderà il suo posto l'uomo ombra degli ultimi 4 allenatori che sono transitati per Roma: Aurelio Andreazzoli, tattico di Spalletti e uomo di casa a Trigoria. A lui spetterà il compito di portare la Roma in finale di coppa Italia e di arrivare dignitosamente alla fine di questa stagione, Andreazzoli infatti, almeno al momento, rappresenta il presente e non il futuro. I calciatori stanno con lui e lui con i calciatori: via le doppie sedute e via i gradoni. Parola d'ordine normalità, giocatori che tornano a fare quello che sanno fare meglio, giocare semplice, difendere e attaccare ognuno nel proprio ruolo ognuno certo della propria maglia, questa la cura Andreazzoli per ridare salute ad una Roma ammalata e vittima di se stessa.
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