Esperti a confronto alla Camera dei Deputati
di Domenico Di Catania
Mercoledì 26 giugno, presso la Sala del refettorio della Camera dei Deputati si è tenuto il convegno promosso dalla ASSOCIAZIONE NAZIONALE ESPERTI PROCESSI GESTIONALI e dalla ECP sulla legge sulla Crisi d’impresa L. 155/2017.
Il moderatore dott. FEDERICO FOSCHINI (dirigente ECP-ANEPG) apre i lavori evidenziando che questa legge cambia il modo di fare impresa, gli imprenditori, infatti, sono chiamati allo sviluppo di una nuova cultura direzionale fondata sulla pianificazione e sul controllo cambiando, di conseguenza anche il ruolo dei consulenti aziendali.
Il primo relatore l’avv. RICCARDO GRAZIANO esperto di diritto societario e fallimentare del foro di Roma e Segretario Generale Ente Nazionale per il Mediocredito illustra l’importanza delle azione preventive al minimo campanello di allarme di insolvenza da parte dell’aziende e sottolinea importanza dell’opportuno utilizzo del micro credito.
L’ avv. DANIELA CAMPUS specialista del diritto fallimentare del foro di Roma evidenzia anche lei l’importanza delle azioni preventive attraverso gli strumenti di allerta introdotti dal nuovo Codice della crisi d’impresa che rappresentano senz’altro una delle novità di maggior rilievo dell’intera norma. L’attivazione delle misure idonee e l’adozione delle necessarie iniziative consentono all’impresa di beneficiare delle misure premiali previste dall’art. 25 della norma, ed evitare che si realizzano quelle cause ostative ai benefici, previste dal precedente art. 24. Nel concordato liquidatorio, fermo restando l’obbligo del soddisfacimento del 20% dell’ammontare complessivo del credito chirografario, è ora ammissibile solo nel caso in cui ai creditori vengano messe a disposizione risorse ulteriori rispetto a quelle rappresentate dal patrimonio del debitore. E’ ciò viene valutato, caso per caso, dal giudice attraverso una valutazione della fattibilità economica del piano rilevato dal commissario giudiziale.
Il successivo intervento dell’avv. CLAUDIA ABATECOLA esperta in Diritto bancario e tributario sempre del foro di Roma fa il punto ponendo l’attenzione a nuovi sistemi di allerta ma sottolinea che tale meccanismo di intervento deve essere assolutamente confidenziale al fine di non pregiudicare tutto l'assett soprattutto verso gli istituti di credito. Il presupposto oggettivo cioè lo stato di difficoltà economico/finanziaria che rende probabile l’insolvenza del debitore, e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate deve far scattare la procedura di allerta e la composizione assistita della crisi.
L’avv FABIO SANTANIELLO esperto di DIRITTO PENALE E PENALE TRIBUTARIO DEL FORO DI ROMA traccia un quadro preoccupante per gli aspetti penali, pur ribadendo che per l’attuale normativa bisogna intervenire al primo campanello di allarme in realtà l'imprenditore è sottoposto a un “Grande Fratello . Infatti sul profilo penale la precedente norma del 42 entrava solo nel momento” patologico” dell’azienda, ma l’attuale norma, volendo prevenire, responsabilizza l’imprenditore aprioristicamente con i sistemi di allerta e se tali sistemi non sono stati applicati nella giusta maniera la bancarotta ha maggiore valenza sull'aspetto penale, diventando, quindi, tutto l’impianto legislativo, un inasprimento dell'applicazione della pena con risvolti altrettanto drammatici per i professionisti
Il dott CLAUDIO ZAMBOTTO Presidente dei commercialisti di Roma fa il punto sulle verifiche da eseguire alla luce della nuove norme del Codice della crisi d’impresa; i punti da considerare sono innumerevoli dalla conformità dello statuto alla conformità dello bilancio e bisogna far adottare all’impresa un sistema di organizzazione interno, amministrativo e contabile idoneo a rilevare tempestivamente la crisi e inoltre l’art. 13 cc. 2 e 3 enuncia che è compito del consiglio nazionale dei dottori commercialisti elaborare con cadenza almeno triennale gli indici della crisi che valutati unitariamente fanno presumere la sussistenza di uno stato di crisi. Il dott. Zambotto continua evidenziando gli indici di carattere reddituale, finanziario e gestionale da monitorare per l’eventuale attivazione “obbligatoria” della procedura di allerta evidenziando che questa non costituisce causa di risoluzione dei contratti pendenti anche se stipulati con pubbliche amministrazioni, né revoca degli affidamenti bancari come evidenziava nel precedente intervento l’avv. Claudia Abatecola parlando di meccanismo confidenziale.
Dopo avere ascoltato i tecnici, che hanno illustrato egregiamente le nuovi norme l’eclettico moderatore dott. FEDERICO FOSCHINI a questo punto, dà la parola alle aziende attraverso il Segretario nazionale della CONFEPI, l’associazione di categoria che rappresenta l’interfaccia tra professionisti ed imprese nei confronti delle istituzioni pubbliche e private, il dott. FRANCESCO SPENA BARRETTA il quale, con l’occhio attento di chi conosce il territorio e suoi protagonisti imprenditori, evidenzia i reali problemi che le aziende quotidianamente subiscono da tutti ma a maggior ragione lo stato che dovrebbe tutelare il patrimonio più importante che sono appunto le piccole e medie imprese, con questo nuovo codice della crisi di impresa evidenzia il netto scollamento che esiste fra legislatore e l’impresa. Il compito delle associazioni di categoria è quello di rendere consapevole l’imprenditore (consapevolezza che potrebbe mancare perché è giustamente impegnato negli obiettivi aziendali e a garantire lavoro ai propri dipendenti), dare supporto, ponendosi con professionisti al fianco dell’imprenditore, ma fare anche da centro di aggregazione superando insieme le ulteriori barriere poste da un legislatore diciamo “poco attento”.
Il dott. ROBERTO NARDELLA presidente Confimea Confederazione datoriale di piccole e medie imprese che associa oltre 400.000 aziende in Italia esordisce con una bellissima provocazione “La legge entrerà complessivamente in vigore nell'agosto del 2020, ma ci saranno gli imprenditori?” effettivamente lo scenario prospettato dello stato di crisi, di insolvenza, di concordato, fallimento e di severe pene detentive dell’imprenditore è a dir poco catastrofico da abbandonare tutto e fuggire via!
Ma cosa devono e possono fare gli imprenditori?
Purtroppo il legislatore, ribadisce il presidente dott. Nardella, non conosce la realtà delle aziende, l’economia reale, pratica, quella di tutti i giorni, non è conosciuta per cui gli imprenditori devono fare rete, c’è uno strumento che è appunto la rete di impresa che permette la condivisione di progetti e risorse fra le aziende presentandosi sul mercato come un soggetto unico e quindi più forte e con più opportunità. Bisogna seguire modelli come questi di aggregazione e perseverare.
Infine chiude la il dott PIETRO ZAPPATERRENO CEO e Founder ECP – ANEPG associazione promotrice del convegno. Evidenzia che l’effetto di tale stravolgimento oltre a portare a una certificazione dei processi aziendale e gestionali deve portare a una ridefinizione del ruolo dell’imprenditore arrivando a una vera e propria “patente” dell’imprenditore a sua tutela e della sua impresa!
La mia conoscenza e consapevolezza in materia è stata rafforzata dall’esauriente e dall’altissima qualificazione di tutti i relatori tecnici e il mio pensiero coincide in maniera pedissequa a quello del Segretario nazionale della CONFEPI Francesco Spena Barretta e il presidente della CONFIMEA Roberto Nardella scevro da qualsivoglia condizionamento ritengo che lo scollamento che esiste fra il legislatore e gli imprenditori è padre di questo Codice della Crisi di impresa, e senza nessuna reticenza invito i politici a riflettere davvero sul fatto che il motore della nostra Italia sono le piccole e medie imprese e non si possono e non si devono utilizzare strumenti che sono in qualche modo coercitivi perché non sempre applicabili; anche io agli imprenditori consigli di aggregarsi, di fare rete, ritengo che lo strumento della Rete di Impresa possa essere uno strumento che permette di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato, è comprovato che questo modello consente il miglioramento del fatturato e ottimizzazione dei costi, aumentando di conseguenza gli utili, scongiurando i pericoli di una “Crisi di Impresa”!