Dalla sua l’Italia del calcio ha avuto anche stavolta la fortuna (almeno finora). All’ultimo secondo abbiamo pescato il jolly contro la Croazia e ce lo siamo giocato. Adesso però è l’ora della verità: indovinare gli uomini giusti senza guardare agli interessi della federazione e a quelli dei club e pensare esclusivamente alla Nazionale di tutti gli italiani.
Più di qualche voce si è rincorsa nei bar e nelle discussioni tra amici: “Al posto di Zaccagni il tiro lo avrei mandato fuori per mandare un segnale alla Federazione”. Forse in quella esternazione vi è un qualche fondamento perché, sembra, vi siano pressioni sull’allenatore per le scelte dei titolari così come sembra non scorra buon sangue tra Gravina, presidente della F.I.G.C. e vice della UEFA e Lotito Presidente della Lazio. Per non parlare dei piccoli club di serie A che non hanno numeri importati di sostenitori e non possono pretendere la vetrina.
Ma questi giochi di forza dovrebbero stare fuori quando si parla di Nazionale italiana. Gli italiani vogliono una squadra valida. Non vogliono giornalisti poco lucidi ad osannare il “tredicesimo“ uomo in campo, Jorginho, che detta i tempi e dà ordini togliendo quello che di bello ha il vero gioco del calcio: la fantasia, l’estro, le giocate singole.
Se Maradona avesse avuto in campo un compagno “rompiscatole” a dirgli cosa doveva fare, dove indirizzare la palla, avrebbe preso il pallone e lo avrebbe lanciato al cielo abbandonando il campo di gioco e mandando tutti a quel paese. Ecco perché, la maggior parte dei calciatori della nostra Nazionale, sembra essere priva di iniziative, incerti nelle giocate. Non si azzardano a dimostrare le proprie qualità negli “uno contro uno”, niente giocate spettacolari.
Speriamo che questa volta, e potrebbe essere l’ultima, il ct Spalletti abbia capito che Jorginho deve rimanere a casa e schierare quei giocatori, anche di club cosiddetti minori, per il loro valore (e in panchina ci sono!) e per la grinta che hanno. Quella di voler rappresentare l’Italia e riportare a casa un risultato valido e senza l’ausilio della fortuna. Con merito. Nella rosa a disposizione di Spalletti non dimentichiamo El Shaarawy, Zaniolo, Buongiorno, Folorunsho, Raspadori.
Al di là dell’appartenenza a questo o a quel club, occorre risvegliare le assopite qualità di quei calciatori poco utilizzati e recuperare la velocizzazione del gioco. È vero che ci sentiamo tutti allenatori di calcio ma dopo quello che stiamo continuando a vedere in campo e nei risultati, gran parte dei ct in pantofole vedono un’altra squadra. Occorre un cambio di marcia. E se il gioco non arriverà e non si batterà la Svizzera, allora dovranno cadere le teste dei vertici di questa Nazionale, ovvero Spalletti e Gravina.
Roberto Spaziani
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