L’evasione fiscale diminuisce ogni anno ma resta elevata, soprattutto tra i lavoratori autonomi. Grandi imprese, anche pubbliche, hanno sede in Olanda per pagare meno allo Stato da cui dipendono.
Nel 2022 il fisco italiano ha recuperato dalla lotta all’evasione fiscale oltre 20 miliardi di euro. Grazie alla fatturazione elettronica e alla digitalizzazione dei dati. Questo risulta dalle stime del Ministero Economia e Finanze.
C’è poco da gioire però, ne mancherebbero altri 79 di miliardi ogni anno. Tra il 2015 e il 2020 l’evasione in Italia è scesa di 16,3 miliardi di euro. Per la prima volta, nel 2019, siamo sotto la soglia dei 100 miliardi. Da questa cifra manca tuttavia l’evasione sui contributi sociali dei lavoratori autonomi. Tenendo conto anche di queste entrate, si arriva ad una stima dell’evasione di circa 122 miliardi di euro.
La riduzione coinvolge quasi tutti i tributi, con effetti particolarmente rilevanti per IVA, Locazioni e Canone Rai. L’eccezione è rappresentata ancora dai redditi da lavoro autonomo e da impresa soggetti a IRPEF, la cui propensione all’evasione continua ad aumentare, con circa il 68 per cento delle imposte non pagate e una perdita di gettito di 32 miliardi di euro nel 2019.
Questo per dare un quadro dell’evasione fiscale in Italia oggi ma manca un aspetto, un mondo che da qualche anno è sotto accusa per i profitti extra che riesce a realizzare e per il fatto di riuscire a sfuggire al pagamento delle imposte, è il mondo dei giganti del web, che in Italia realizzano profitti esagerati ma versano le imposte nei paesi che li avvantaggiano fiscalmente. Una sorta di karakiri che l’Unione Europea autorizza verso paesi che, nell’ambito della stessa unione, si comportano da concorrenti sleali.
Nello specifico, dal report di Mediobanca, che ha preso in esame 15 colossi mondiali del web e del software con una filiale nel nostro Paese, emerge che nel 2019 Amazon ha pagato tasse per 6 milioni, Microsoft per 16,5 milioni, Google per 4,7 milioni, Oracle per 3,2 milioni, Facebook per 1,7 milioni. Uber ha versato al fisco italiano 153 mila euro e Alibaba 20 mila euro! Sono anche questi i grandi evasori!
Booking.com ha una posizione dominante in Italia e in Europa, con commissioni molto alte per l’utente finale (tra il 10 e il 15%). Ormai il 67% delle vendite di alberghi, bed and breakfast e case vacanze, avvengono attraverso questa piattaforma. Il fatturato è attorno ai 700 milioni di euro. Sapete quanto paga di tasse Booking.com in Italia? Zero. La versione europea del colosso americano ha sede ad Amsterdam, dove beneficia del sistema fiscale olandese. Ovvero nessuna tassazione su utili e plusvalenze. Perché l’Olanda può fare questo a danno degli altri Paesi dell’Unione Europea?
Booking.com è anche al centro dell’indagine per evasione dell’Iva. La Procura di Genova ha accertato omessi versamenti per 153 milioni di euro, per il periodo tra il 2013 e il 2019. Se i risultati dell’indagine dovessero essere confermati da una sentenza, Booking.com inizierebbe a pagare qualche tributo anche in Italia.
Quali sono i marchi italiani che hanno preso residenza nel triangolo Amsterdam, Utrecht, Rotterdam facendoci perdere circa 30 miliardi l’anno? Sono grandi holding come ENI, AGIP, Pirelli, Armani Olanda, Stefanel International, Benetton Olanda, Telecom Italia, Tiscali Olanda, FIAT, Piaggio, Aprilia, Luxottica, Segafredo, Barilla, Ferrero, Campari.
Di quei 30 miliardi solo 10 vanno al fisco olandese, che può farci concorrenza a nostre spese, gli altri restano nei conti delle aziende del “Made in Italy”, non è un controsenso? Si ma finché le regole non cambieranno è legale, rientra nella libera circolazione delle merci e delle persone nell’Unione Europea.
L’Olanda non è un Paradiso fiscale ma ha un regime contributivo con imposte meno alte delle nostre e quasi non tassa gli utili. Il caso più assurdo per noi comuni cittadini è l’ENI, una società fondata dallo Stato Italiano nel 1953 e tutt’ora controllata dal MEF e dalla Cassa depositi e prestiti.
Nonostante sia una compagnia pubblica è presente in Olanda dal 1994 e paga lì le sue imposte. Lo Stato “non paga tasse” a sé stesso! Perché non è l’Italia ad avviare una fiscalizzazione agevolata per le società? Oppure perché in Europa non si attua un regime fiscale unico?
Vi propongo ora una serie di reati commessi dai lavoratori autonomi e più spesso scoperti dalla Guardia di Finanza. Sono tutti liberi professionisti e manager.
Il primo è un imprenditore di Tivoli, evasore seriale, ovvero che evadeva il fisco dal 1999, è stato scoperto a Roma dalla Guardia di Finanza. Gli hanno sequestrato un patrimonio di milioni di euro, una Ferrari, una Rolls Royce, alcune ville, due centri commerciali uno in provincia di Roma e uno a Padova. Quando sentiamo queste cose ci domandiamo cose sia possibile comprare ed utilizzare questi beni senza essere scoperti per anni. Candidamente l’evasore ti dice che basta non aver mai pagato neanche un euro di tasse. Non devi esistere per il fisco.
Se non sei mai esistito come contribuente è più facile sfuggire ai controlli.
Però poi si scopre che questa persona risulta gravato da numerosi procedimenti, dal 1993 a oggi, in parte definiti e in parte in corso, per associazione per delinquere finalizzata al compimento di truffe. Associazione per delinquere finalizzata a reati di truffa e riciclaggio. Plurime bancarotte fraudolente in varie parti d’Italia.
Turbativa d’asta; plurime truffe. Appropriazioni indebite e falso in bilancio. Auto riciclaggio, delitti tributari. Dai procedimenti in corso, emergono allo stato consistenti illeciti profitti. Secondo la Corte, L’imprenditore è “un evasore fiscale seriale, dal 1999 al 2018 e, comunque, una persona che ha commesso violazioni fiscali per milioni di euro, al pari della moglie”. Dalle indagini della GdF risulta che si servisse di prestanome nella gestione delle varie attività. Fra i beni sequestrati, quasi tutti sono intestati a parenti e affini o a società estere con quote sociali per ben 14 soggetti economici diversi. Nelle indagini sono emerse le sproporzioni tra il poco posseduto e il molto accertato.
Un altro caso eclatante riguarda Ciampino e Settebagni, dove la GdF ha scoperto il trasporto di 15.500 passeggeri in voli fantasma. Sono ben 161 le società denunciate all’Agenzia delle Entrate per omesso versamento di imposta sui trasporti aerei non di linea.
Sono compagnie che operano servizi di elicottero taxi e aerotaxi personalizzati. Incrociando le informazioni ritraibili dai documenti di viaggio, emessi direttamente dal vettore o dalle società che curano l’assistenza a terra dei passeggeri. Con i dati riguardanti gli effettivi versamenti relativamente al quinquennio 2018 – 2022, sono state individuate posizioni irregolari. Numerosi vettori avevano di fatto effettuato versamenti per tratte inferiori a quelle realmente percorse.
In altri casi, confrontando i “piani di volo” comunicati alla torre di controllo con i documenti di viaggio rilasciati, sono state rilevate discordanze circa il numero di passeggeri effettivamente trasportati. Insomma furto si ma con “destrezza”.
Le società alle quali sono riconducibili le compagnie aeree, di cui 7 fiscalmente residenti in Italia e 154 all’estero, dovranno ora versare al fisco oltre 2,7 milioni di euro.
Sono 31 le imbarcazioni individuate dalla guardia di finanza nei porti e sul litorale laziale a fine ottobre dello scorso anno. Maxi yacht registrati all’estero per non pagare le tasse. Grazie al reparto operativo aeronavale di Civitavecchia delle fiamme gialle, la cui ispezione si è concentrata sui possessori di lussuose imbarcazioni da diporto, sono stati individuati armatori che hanno nascosto al fisco le loro proprietà, per non pagare le imposte.
Le barche erano iscritte nei registri di paesi esteri. Il valore complessivo delle imbarcazioni individuate e recuperate così a tassazione dalla guardia di finanza di Civitavecchia è di circa 7 milioni di euro. Le sanzioni amministrative in questi casi si attestano dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato.
Iva non versata e riscossa dai clienti per 15 milioni di euro, nel novembre scorso. Mancata presentazione della dichiarazione dei redditi, occultamento delle scritture contabili e omesso versamento dell’Iva: sono le accuse mosse dalla procura di Velletri nei confronti dell’amministratore di una società di Pomezia attiva nel settore immobiliare, per cui è scattato un maxi sequestro preventivo di beni mobili e immobili del valore di 15 milioni di euro.
Sempre in zona, al nuovo Ospedale dei Castelli ad Ariccia, i Carabinieri del Nas di Roma hanno arrestato a febbraio un medico accusato di peculato e truffa al servizio sanitario nazionale. Il cardiologo 60enne, nonostante avesse un rapporto di esclusività con la struttura sanitaria, svolgeva la sua professione anche in altri tre studi dislocati in comuni della provincia di Roma.
Il medico intascava i soldi delle visite effettuate intramoenia, non rispettando la normativa e senza comunicarlo alla Asl. Tutto in contanti per sfuggire ai controlli, senza documenti fiscali. Per pizzicarlo è stato sorpreso in flagranza di reato mentre intascava i soldi delle visite effettuate intramoenia, nei locali messi a disposizione dalla struttura sanitaria del nuovo ospedale di Ariccia.
L’evasione rilevata è di 560mila euro di imposte non versate. Si chiama Ciccio Gamer e fa lo youtuber, una attività nuova che si svolge con video seguiti da un numero sempre maggiore di persone. Ad ogni condivisione del video aumenta la possibilità di guadagni da parte del protagonista dei servizi, perché Google inserisce prima o durante i video, avvisi pubblicitari a pagamento.
Per cinque anni Ciccio ha omesso di dichiarare i propri redditi e il Nucleo delle Fiamme Gialle l’ha individuato anche grazie ai suoi 2 milioni di follower. Un numero consistente che doveva dare seguito a parecchie entrate. Il ragazzo percepiva bonifici dall’estero non dichiarati, ma i contratti di sponsorizzazione sono verificabili e si riscontrano dai banner sulla pagina del titolare.
Queste evasioni sono tutte frutto di una intenzionalità a frodare il fisco, omettendo introiti, nascondendo fatturazioni e intestazioni di beni attraverso società estere. In tutti questi casi, non si tratta di piccole imprese artigiane o di ristoratori che pagano troppe tasse e non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Questi casi esistono a migliaia, da anni si chiede che lo Stato tenga conto e aiuti le aziende agricole, le imprese artigiane e le piccole imprese, abbassando le tasse e favorendo le assunzioni di apprendisti retribuiti, ma non tutti a carico del datore di lavoro.
Nei casi citati si tratta di imprenditori e professionisti con possibilità di introiti notevoli, che eludono del tutto, o quasi, il fisco per incrementare i propri introiti a discapito degli altri contribuenti. Non sono eroi da lodare ma truffatori da condannare.
Bisogna che sia da parte dei cittadini che da parte delle forze dell’ordine cambi l’atteggiamento culturale con cui ci si confronta. I liberi professionisti e gli imprenditori non sono tutti degli evasori potenziali. Il fisco d’altra parte non deve essere il nemico del lavoratore autonomo presupponendo l’evasione. Quando questo passaggio avverrà, come è già accaduto in altri paesi europei, l’evasione fiscale sparirà quasi del tutto, anche perché sarà possibile ridurre il peso fiscale delle imposte.
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