Cronaca

Ex discarica Radicina di Anagni: 20anni di veleni e di danni all’ambiente

Riceviamo e Pubblichiamo un comunicato stampa dell’Associazione CIVIS di Ferentino e dell’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone:

La ex discarica Radicina di Anagni: vent’anni di veleni e di danni all’ambiente. “Chi inquina paga”, e stavolta pagheranno tutti i responsabili. Quando abbiamo letto le carte del procedimento che riguardano la ex discarica di località Radicina nel Comune di Anagni, abbiamo strabuzzato gli occhi. Per vent’anni (vent’anni!!) il percolato prodotto dalla discarica è fuoriuscito inquinando terreni e canali, e si è riversato nel vicino torrente Alabro che dopo aver attraversato la popolosa frazione “Cartiera” di Ferentino, confluisce nel Sacco; ha contaminato le acque che anche oggi, ora!, sono utilizzate per irrigare i campi, innaffiare giardini ed orti, alimentare la falda sotterranea ed i pozzi delle case.

Una media di 10.500 mc all’anno di percolato (calcolo dell’ISPRA) che attraverso il reticolo di canali e corsi d’acqua, si è disperso su un’area che va dalla Macchia di Anagni, alla Frazione Cartiera di Ferentino e fino all’area industriale a confine con i Comuni di Patrica, Morolo e Supino. In totale oltre 200.000 mc, un lago di inquinanti che ha impregnato la nostra terra e rovinato la nostra acqua, forse irreparabilmente. Nel 2011 e nel 2013 l’ARPA Lazio esegue le analisi sui campioni di terreno prelevati attorno alla discarica; il risultato è una pesantissima contaminazione da piombo, arsenico, vanadio, selenio, cobalto e zinco.

Vengono subito individuate le cause della fuoriuscita del percolato: la discarica, chiusa nel 1997, non è mai stata messa in sicurezza. Avete letto bene, MAI MESSA IN SICUREZZA! La copertura è stata eseguita solo con terra di riporto e non con teli impermeabili come prescritto dalle normative, perciò la pioggia ha dilavato i rifiuti abbancati ed ha portato con sé il percolato che si è riversato nei fossi di scolo, e da questi nel Fosso delle Monache, nell’Alabro e poi nel Sacco. Manca parte della protezione del fondo della discarica e quindi il percolato è penetrato in profondità nel suolo; non esiste un sistema di smaltimento del percolato e di estrazione del biogas; non c’è nessuna misura o piano di monitoraggio e controllo della discarica.

Non ci sono nemmeno le garanzie finanziarie per la gestione dopo la chiusura e per il danno ambientale. Nel 2014 l’ARPA Lazio e la Regione Lazio scongiurano il Comune di Anagni di provvedere con urgenza alle opere di messa in sicurezza; il Comune con una delibera di giunta del 2015 approva il progetto ma non lo ha mai realizzato: NON LO HA MAI REALIZZATO! La discarica resta priva di ogni misura di prevenzione e messa in sicurezza, ed il percolato continua a fuoriuscire, anche oggi, adesso, imperterrito, migliaia e migliaia di metri cubi di veleni.

L’amministrazione comunale anagnina si rimpalla le responsabilità con la SAF spa –sì, proprio quella dell’impianto di Colfelice che tratta i rifiuti di tutti i Comuni della Provincia di Frosinone e che ha recentemente ottenuto dalla Regione l’aumento della tariffa- la quale risulta aver gestito la discarica fin dal 1997, come conferma anche il Ministero dell’Ambiente. Eppure il Comune di Anagni aveva stanziato una prima volta 100.000 € per la messa in sicurezza della discarica, poi nel 2017 altri 80.000 €, e nell’elenco delle opere pubbliche programmate per il triennio 2018-2020 ha inserito nuovamente 150.000 € per Radicina.

Nel 2016, l’amministrazione comunale aveva anche provato ad inserire la discarica nel SIN Bacino del fiume Sacco, con la speranza di scaricare responsabilità ed oneri sul Ministero dell’Ambiente, il quale però ha risposto picche.

Le uniche autorità che si attivano sono:

-la Procura della Repubblica, che rinvia a processo il legale rappresentante della SAF spa all’epoca della scoperta delle perdite di percolato (anni 2011-2013);

-il Ministero dell’Ambiente che si costituisce parte civile per il danno ambientale.

E proprio da quest’atto, allegato alla Relazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sui rifiuti della scorsa legislatura, abbiamo ricavato la maggior parte delle informazioni. Il Ministero stima –parzialmente- il danno ambientale fino al 2011 in € 9.472.000,00; anche stavolta avete letto bene: 9 MILIONI E MEZZO DI EURO.

Alcuni passaggi della relazione del Ministero sembrano tratti da un film dell’orrore:

-le fuoriuscite di percolato sono iniziate già nel 1997, appena chiusa la discarica;

-la media di percolato disperso nell’ambiente è, come già detto, di 10.500 mc all’anno (oltre 200.000 mc in

vent’anni);

-omessa gestione post mortem della discarica, nessun sistema di monitoraggio, nessuna misura di sicurezza o presidio ambientale;

-contaminazione dei suoli, delle acque superficiali e molto probabilmente delle falde.

Lo scempio ha interessato ampie parti anche del territorio del Comune di Ferentino, e perciò la nostra associazione non poteva girarsi dall’altra parte come invece hanno fatto per vent’anni amministratori pubblici, rappresentati politici, e pure qualche associazione “ambientalista”. “Chi inquina paga” è un principio che nella nostra terra non viene declinato; si parla –spesso a vanvera- di economia circolare, di ecomafie, di lentezza burocratica, di riconversione del ciclo dei rifiuti, di green economy e poi si debbono fare i conti con comportamenti ed omissioni resi in totale spregio di ogni minima forma di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Le campagne elettorali tracimano (come il percolato di Radicina) di buone intenzioni, promesse, roboanti dichiarazioni di guerra agli inquinatori, ma nello stesso momento si fa strame dei nostri campi, dei nostri fiumi, della nostra acqua. E della nostra salute. Civis e l’Associazione Medici di Famiglia di Frosinone hanno inoltrato al Ministero dell’Ambiente una richiesta di intervento per l’attivazione dei poteri sostitutivi nei confronti del Comune di Anagni e della Regione Lazio affinché si proceda alla messa in sicurezza con estrema urgenza della ex discarica Radicina, fermando l’emorragia di percolato.

Inoltre, Civis ha diffidato il Comune di Anagni a procedere per il risarcimento del danno nei confronti dei responsabili della contaminazione e per le omesse misure di sicurezza della discarica. In difetto, l’associazione proporrà azione in surroga ai sensi dell’Art.9 del Testo Unico Enti Locali che dispone che i cittadini possano sostituirsi alle azioni che spettano agli enti locali, se questi ultimi non si attivano: in sostanza, farà causa Civis, direttamente ai responsabili. Qualcuno si chiederà: ma se tra i responsabili ci sono la stessa amministrazione comunale e la SAF spa che è una partecipata pubblica, pagheranno sempre i cittadini! Oltre al danno la solita beffa.

Una risposta c’è, basta leggere la nota dello stesso Comune di Anagni del 2015 e che pubblichiamo sul nostro sito, nella quale non solo si ricostruisce la storia della discarica, ma alle pagine n.5 e n.6 sono elencati i nomi di coloro che si sono succeduti dal 1997 in poi nelle responsabilità inerenti la discarica di Radicina; manca solo il periodo fino al 31.12.2017, ma basta un giro sull’albo pretorio comunale per completare l’elenco. Perchè queste azioni le abbiamo avviate ora? Perché chiunque sarà il nuovo Sindaco di Anagni, appena eletto sul

suo tavolo troverà la questione Radicina ad attenderlo, e dovrà provvedere immediatamente ad affrontarla. Non ci saranno scusanti, di alcun genere.

Infine, Civis e l’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone stanno valutando due ulteriori azioni:

-l’esposto alla Corte dei Conti, poiché il danno conseguente alla mancata bonifica è un danno erariale;

-la denuncia alla Procura della Repubblica per il reato di cui all’Art.452-terdecies (omessa bonifica).

In particolare, in relazione a quest’ultima, procederemo con estrema prudenza poiché abbiamo sempre agito sul piano amministrativo e mai su quello penale; stavolta potrebbe essere diverso, vista l’entità del danno. Sul sito web di Civis www.civisferentino.eu pubblichiamo il comunicato, l’istanza al Ministero dell’Ambiente, la diffida al Comune di Anagni e tutti gli atti e documenti citati; tutti i documenti sono stati ottenuti con legittimi accessi agli atti presso la Provincia di Frosinone ed il Comune di Anagni, nonché tratti dagli allegati alla Relazione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti pubblicati sul sito della Camera dei Deputati.

Immagini di repertorio

Redazione

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