L’avvio della Fase 2, strettamente collegata alla successiva Fase 3, deve essere colta come occasione per affermare un rapporto realmente paritario tra Istituzioni centrali e Comuni. I Comuni, nell’emergenza Coronavirus, si sono dimostrati cardine fondamentale del collegamento tra lo Stato e i Cittadini e attori primari sui territori. L’esperienza di questo periodo ha evidenziato che le difficoltà di dialogo e di collaborazione tra i diversi livelli di governo, ovvero tra centro e territori, producono criticità pesanti sulle comunità. E sono troppo spesso causate dalla difficoltà a comprendere appieno il ruolo dei Comuni e dei Sindaci quale motore di una effettiva ripresa e ripartenza dei territori. Occorre un rapido cambio di prospettiva, una programmazione oggi purtroppo ancora debole se non assente. Dobbiamo individuare tempi certi e modalità chiare della ripartenza del tessuto sociale ed economico del Paese.
In particolare, nel quadro di una crisi sanitaria ed economica, è necessario che lo Stato investa sulla capacità dei Comuni di garantire la tenuta della coesione sociale. Oggi è messa a rischio dalle difficoltà che investono decine di migliaia di imprese e settori sempre più ampi di popolazione. I Comuni hanno fronteggiato con misure ad hoc le ripercussioni sulle attività economiche e sui soggetti più fragili dei singoli territori. Uno sforzo che non può essere ignorato dal punto di vista dello stanziamento delle risorse. Va riconosciuto e ulteriormente rilanciato nell’ambito di una strategia nazionale volta a uscire dall’emergenza Covid-19.
Famiglie, maggiori risorse per bonus baby-sitting e congedi familiari; Bambini e Adolescenti, maggiori interventi per strutturare e supportare la didattica a distanza e consentire l’accudimento attraverso nuove modalità di centri estivi e soluzioni con Terzo Settore. Disabili e altre categorie deboli, maggiori misure per rimodulazione dei servizi socio-assistenziali e di quelli a domanda individuale;
Servizi alla persona (ex articolo 48 Dl Cura Italia), configurabilità di una possibile soluzione mista, basata sulla erogazione di servizi sostitutivi “parziali”. Da assicurare con una parte del personale e sul ricorso alla cassa integrazione per le unità residue;
Spazi pubblici, Parchi, Cerimonie laiche e religiose, Cimiteri, consentire l’accesso/lo svolgimento ma regolamentato per garantire e contemperare la libertà e la tutela della salute dei cittadini;
Nuove povertà, maggiori risorse e rifinanziamento del Fondo di Solidarietà Alimentare, che ha consentito di contenere il disagio sociale.
Sindaci Commissari sul “Modello Genova”, che ha dato dimostrazione di efficienza ed efficacia, per la semplificazione e la realizzazione delle opere e dei lavori pubblici necessari;
E’ necessario prevedere meno burocrazia, per favorire gli investimenti privati e superare finalmente l’eccesso di procedure e documentazioni ante operam;
E’ necessario snellire le proceduredi gara ed attivare le risorse pubbliche finalizzate agli investimenti, mantenendo la qualità dei controlli, riducendo i tempi ed eliminando inutili affaticamenti burocratici.
La perdita di capacità fiscale dei Comuni conseguente alla riduzione delle entrate comunali (come ad esempio TARI, TASI, TOSAP, ICP, Tassa soggiorno, ecc.) sta creando difficoltà per far quadrare i Bilanci. Con tutte le conseguenze negative per l’erogazione dei servizi;
I 3 miliardi di trasferimenti “promessi” dal Governo ai Comuni (che, a differenza delle Regioni, esercitano funzioni operative sui territori) sono importanti ma non sufficienti. E’ necessario monitorare attraverso il Tavolo proposto da ANCI, l’andamento delle riduzioni di entrate e della spesa e aggiungere maggiori e nuove risorse;
Possibilità di utilizzo del FCDE (Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità), quali risorse immediatamente disponibili per il comparto Comunale. Intervento per i Comuni con saldo negativo sul FSC (Fondo di Solidarietà Comunale). Utilizzo degli avanzi di amministrazione; Maggiori iniziative per favorire la liquidità (Mutui e DL n. 35/2013);
TARI e ARERA, prevedere con specifiche disposizioni normativa che il nuovo metodo tariffario, di cui alla delibera ARERA n. 443 del 2019, sia applicato a decorrere dall’anno 2022;
Recuperare le minori entrate derivanti da oneri di urbanizzazione e da concessioni balneari e gestione spiagge libere;
Smart Working come modalità da affiancare a quella tradizionale di lavoro nella PA locale, per risolvere problemi ambientali, recuperare costi e favorire l’economicità, l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa, a partire/ripartire dai Comuni;
Il Digital Divide deve essere recuperato e risolto per consentire a tutti i Comuni, piccoli e grandi – in qualsiasi parte del territorio italiano si trovino (pianura, collina e montagna) – di svolgere l’attività amministrativa e garantire i servizi ai cittadini attraverso “un altro modo di vivere”, diverso da quello antecedente l’Emergenza Coronavirus. Occorre vengano meno tutti gli ostacoli che si sono frapposti fino ad ora alla concreta realizzazione delle infrastrutture digitali.
E’ una stagione, questa, in cui occorre ragionare in un’ottica di investimenti e di salvaguardia delle persone, prima ancora che di pareggio del bilancio economico. Ciò non significa, ovviamente, che non si debba prestare attenzione alla spesa pubblica, ma che oggi serve prima di tutto sprigionare ogni risorsa disponibile. Questa crisi necessita, come detto, di un’iniezione di ingenti risorse pubbliche per mantenere in vita settori produttivi che avranno il bilancio 2020 devastato sia perchè vedranno drasticamente ridotte le entrate, sia perché sostengono, comunque, ingenti costi fissi (mutui, affitti, personale, tassazione ecc.).
I Comuni sono il perno del nostro ordinamento economico, sociale ed istituzionale. O lo si capisce in questo momento oppure la prospettiva di un nuovo Paese, coeso e rimotivato, andrà definitivamente persa. Mai come oggi richiamare il principio costituzionale di leale collaborazione e di rispetto reciproco tra Istituzioni della Repubblica. Oltre che essere un dovere nei confronti delle nostre comunità, è l’asse di riferimento per una vera ricostruzione nazionale. Lontano e contro ogni divisione strumentale, inutilmente concorrenziale e di parte.
Le ANCI Regionali, quali articolazioni dell’ANCI che rappresenta gli 8000 Comuni italiani e i rispettivi Sindaci, sono la frontiera di prossimità più avanzata ed esposta sui territori. Da essi traggono gli stimoli, gli appelli e le istanze che sono state qui segnalate, dando in questo modo il proprio contributo costruttivo e propositivo di idee e di proposte per la ripresa e la ripartenza del Paese.
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