In principio fu Giulia Occhini, il grande amore “segreto” del campione Fausto Coppi, autentica leggenda del ciclismo.
Ebbene sì, tutta l’Italia la conobbe e ancora oggi la ricorda con quel soprannome: ‘ la dama bianca’ che pare le fu dato il 30 agosto del 1953 in Svizzera dal giornalista de L’Equipe Pierre Chany che la vide vestita con un montgomery bianco quando Coppi vinse il Campionato del Mondo.
L’Italia degli anni Cinquanta fu bigotta, retriva e perbenisticamente scandalizzata da questa donna che aveva osato, sposata e con figli, amare il marito di un’altra in un Paese ancora lontano dal divorzio e in cui l’adulterio femminile cesserà di essere ‘reato penale’ solo nel 1968 e fu accusata anche di abbandono del tetto coniugale e dei figli, tanto che fu processata e scontò 96 ore di carcere ad Alessandria.
Una donna “scomoda” che andò contro tutto e tutti e ne pagò le conseguenze.
Le sue parole, rileggendole ancora oggi, ci danno l’idea di quel sentimento che fu tanto autentico: “Ti amo tanto Fausto di un amore spaventoso, tanto da atterrire me stessa. Darei la vita…” (lettera di G. Occhini a F. Coppi, datata 23 dicembre 1958, contenuta nel libro: ” Giulia e Fausto”, di Alessandra De Stefano, Rizzoli, 2011).
Fa male, oggi, in un’Italia che non si scandalizza proprio più di niente, che una ragazza che nulla ha a che fare con quella vicenda né tanto meno con una intensa storia d’amore, venga soprannominata anche lei ‘dama bianca’. Sto parlando di Federica Gagliardi, trovata all’aeroporto di Fiumicino in possesso di 24 kg di cocaina dentro al suo trolley, indagata dai pm con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti e attualmente detenuta presso il carcere di Civitavecchia.
La Gagliardi aveva un contratto presso la Regione Lazio durante la legislatura in cui la Presidente della Regione era Renata Polverini. Chi ha lavorato presso la Regione Lazio dice di ricordarsela per i corridoi con il suo tacco 12, un modo di fare molto sicuro e un po’ altezzoso, accessori griffati, perennemente abbronzata, un volto e un corpo appesantiti, nonostante la giovane età, dalla chirurgia plastica e, forse, da una vita che andava al di là delle sue possibilità.
Roberto Saviano scrive che alla Polverini, all’epoca in corsa per la presidenza della Regione Lazio, la presentò Giulio Violati (imprenditore e sostenitore della campagna elettorale della Polverini, nonché marito dell’attrice Maria Grazia Cucinotta). Altri indicano in Francesco Maria Orsi, allora Consigliere Comunale con delega all’Ambiente della Giunta Alemanno, il mediatore nella conoscenza della Polverini e di altri politici. Entrambi hanno negato pubblicamente questo ‘primato’.
Mi ha sorpreso moltissimo la facilità con cui la stampa ha sintetizzato una figura così ambigua come la Gagliardi e il fatto che si ostini a nominarla continuamente ‘dama bianca’, facendo grossolanamente uno sgarbo alla memoria di Giulia Occhini, solo per via del total white con cui quattro anni fa la immortalarono mentre scendeva da un volo di Stato assieme all’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi( lo accompagnò al G8 di Toronto, Panama e Brasile).
Come se non bastasse, i telegiornali nazionali hanno aperto i servizi su di lei facendo metaforicamente ‘a gara’ nel trovarle l’aggettivo più gradevole: ‘Bella, elegante’ (testuale tg2), ‘avvenente’ (Mentana, La7), ricordandoci che i suoi amici la chiamavano: ‘Barbie’ (la Mattel potrebbe fare causa, per ingiurie…), potremmo continuare ad libitum.
Tuttavia, non sono qui a contestare la presunta o reale bellezza plastica di Federica Gagliardi, quanto a rattristarmi del fatto che in pochi minuti di tg si perda tempo nell’edulcorare la sua figura e nel non tacciarla mai di un attributo negativo fino a quando il Pippo nazional popolare non l’ha insultata pubblicamente pochi giorni fa durante un collegamento nel programma di Rai Uno : “La Vita in diretta”.
C’è addirittura chi sostiene che la Gagliardi abbia avuto in passato una storia con Mario Diotallevi (fonte: adgnews24.it ) figlio del presunto boss della Magliana anche se a ben vedere l’autore chiama Diotallevi ‘Renato’ invece di Ernesto. Per quanto ne sappiamo c’è solo l’amicizia virtuale sui reciproci profili Twitter.
Leggendo i commenti sui social network, la gran parte della gente, quella che è onesta, che vive e lavora e fa fatica ad andare avanti, i precari e disoccupati più che trentenni, come me, come noi, hanno tutti una grande dignità, non ha potuto far altro che ridere, sorridere e condividere quel, seppur scurrile, attributo. Come dar loro torto?
In un’epoca figlia di più di venti anni di berlusconismo, con peripatetiche al seguito o, quando è sembrato il male minore, con immagini-modelli di donnine allegre vincenti poco più che ventenni, siliconatissime e tutte dedite soltanto a comprarsi un paio di tette nuove e di scarpe firmate, logico che poi si trovino personaggi come la Gagliardi che sicuramente non è solo il frutto del Berlusconismo, ma è l’esempio lampante della mancanza di: onestà, qualità e della tanto sbandierata parola ‘merito’. Però anche la stampa ufficiale ci sguazza, aspettiamoci, dunque, come nel film: “Chicago”, che la signorina Gagliardi diventi una ‘star’ grazie proprio ai giornalisti.
Poi non ci lamentiamo se si costruiscono aspettative fatte solo di vuoti a perdere e il sogno delle ragazzine è acquistare una borsa da mille euro o anche peggio.
E per favore, lasciamo all’eterno riposo la “dama bianca”.
* Articolo pubblicato su Huffington Post per gentile concessione dell’autrice
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