Feltrinelli e la gaffe sulla Festa del Papà: “I figli roba delle madri”
Se in RAI si può dire che: “Gli uomini sono tutti dei pezzi di merda, specialmente il tuo Papà”, e ricevere applausi…
Questa volta no, non era possibile far finta di nulla. Troppo violenta, pacchiana e palese, per passare inosservata, la svista del marketing di Feltrinelli che in occasione della Festa del Papà, pur di strizzare l’occhio alle mamme, offendeva i padri e ancor di più i figli. Soprattutto una provocazione gratuita, la loro, senza nessuna logica apparente che la giustificasse. Si perché (forse) sulla deriva intrapresa da Valfrutta che rappresentava ai suoi “Baby consumatori” la “Famiglia” composta da una mamma e due figli, ma senza la presenza del Papà, anche il Marketing Feltrinelli avrà pensato bene di non perdere occasione, persino nella festa dei papà per antonomasia, di strizzare l’occhio a chi pensa che i "figli siano roba delle madri".
In fondo, come ci insegnano la Finocchiaro & la Dandini, se in prima serata RAI si può dire ad un gruppetto di bambine che: "Gli uomini sono tutti dei pezzi di merda… specialmente il tuo Papà", e ricevere applausi, anziché biasimo e licenziamento per giusta causa; quei “fenomeni” che hanno partorito questa idea geniale avranno pensato: perché non dovremmo dire e ribadire che comunque i figli “preferiscono le mamme?” Si perché in quella campagna promozionale che promette uno sconto del 15% su alcuni titoli in occasione della “Festa del Papà”, dove campeggia stilizzate la figura di un padre che tiene suo figlio in alto tra le braccia protese, non bastava questo, bisogna mettere in bocca al bimbo la frase: "Io comunque preferisco mamma!".
Ma qualcosa é andato storto. Il messaggio subliminale con il quale ovunque si attacca la figura paterna, questa volta ha trovato un muro di sdegno da parte della società civile che comincia ad averne le scatole piene di questa discriminazione oramai alla luce del sole. Lunedì 18 marzo qualcuno segnala a Davide Stasi lo strano cartello in una Libreria Feltrinelli di Parma. Davide con il suo seguitissimo "Stalker sarai Tu!" é un punto di riferimento autorevole per tutti coloro che non vogliano limitarsi alla informazione monocorde e spesso per nulla in buonafede, su tematiche quali violenza di genere, diritti dei minori, discriminazioni di genere e moltissimo altro. Temi affrontati con dovizia di particolari, dati, statistiche sempre aggiornate, che impietosamente, troppo spesso, smentiscono con i fatti il "percepito mediatico" propinato in pasto ai lettori di giornali e tv generaliste.
Questa volta poche righe, la foto del cartello che campeggia in una libreria Feltrinelli di Parma e l’invito ad inviare una mail di protesta. É un attimo. La pagina di Feltrinelli di Parma viene tempestata di messaggi di sdegno, le mail alla Feltrinelli diventano un fiume, la foto e il disappunto diventano virali. Si moltiplicano gli articoli che on line ne parlano. Il Fatto Quotidiano si interroga: Festa del Papà o festa al Papà?
Le persone questa volta escono di casa, vanno a protestare nelle librerie di tutta Italia, una signora di Livorno ne diventa l’emblema; qualcuno in rete modifica l’immagine usata da Feltrinelli ed in bocca al bambino la frase cambia: “ Papà, portami ovunque ma NON alla Feltrinelli”, diventa virale pure quella.
Alle 13.30 circa Feltrinelli modifica la pubblicità in rete, che diventa "Papà è il mio super eroe/lettore" e dispone in tutti i suoi punti vendita che siano rimossi quei cartelli promozionali, così ingiustificatamente inopportuni. Nel mentre la notizia viene ripresa e rilanciata in pratica da tutte le maggiori testate. Sempre con la stessa domanda irrisolta: perché? Ma cosa ne hanno pensato gli uomini e le donne che ogni giorno lavorano in Feltrinelli?
Siamo andati a far visita in alcuni punti vendita della Capitale. Intanto, e per fortuna, ogni riferimento a quella promozione risulta essere stata rimossa. Parlando con il personale ed i Responsabili dei punti vendita, che cordialmente ci hanno incontrato, ne esce chiaro che la repentina marcia indietro è stata provocata solo dall’onda di sdegno che ha investito l’Azienda. Nessuno fino a quel momento aveva inteso bloccarla, criticarla, valutarla inopportuna. Come é stato possibile, ci si chiede?
Quindi, se non ci fosse stata l’ondata di mail e le proteste nei punti vendita, voi questi cartelli non li avreste mai rimossi? Lo confermano imbarazzati. Eppure, chiediamo, voi prima che dipendenti, direttori, eccetera, siete esseri umani, padri e madri, cosa avete pensato quando avete visto quei cartelli? L’imbarazzo é palese, non sanno darsi una spiegazione, si dicono convinti che il percepito che hanno avuto dall’alto è che chi ha sbagliato ne dovrà rispondere, che in Azienda non l’hanno presa bene. Qualcuno in confidenza riferisce di esserne rimasto perplesso, qualcuno sconcertato, altri non si spiegano come mai una uscita cosi infelice e così fuori luogo. C’é chi ha pensato che “in alto avranno avuto le loro buone ragioni” e se ne è fatto una ragione.
Di sicuro qualcosa di distonico, in un luogo così permeato di "cultura": lo hanno visto a posteriori, come una profanazione, certificata dal biasimo della loro clientela. Clientela che per loro è sovrana. Ci parlano tutti, indistintamente, di una Azienda sana e che si comporta in modo speciale con i propri dipendenti: la cosa colpisce piacevolmente. Tuttavia sono consapevoli che fatto da Feltrinelli, che dovrebbe diffondere ed essere custode di cultura e valori preziosi, diventa qualcosa di più profondo di una semplice caduta di stile o di uno sbaglio nella comunicazione.
Una ragazzina che accompagnava suo padre, gli fa notare che “ non tutti i bambini hanno un ottimo rapporto con le mamme, tanti sono costretti da loro a stare persino lontani dai loro papà, e ci soffrono a leggere cartelli come questi. E che se anche hanno un buon rapporto con la mamma è la festa del papà e si festeggia lui, non ha senso…”
L’osservazione li lascia senza argomenti, se non quello che il tempo di giocare al gioco delle contrapposizioni, deve finire. Non può e non deve esserci nessuna speculazione politica, culturale e men che mai di marketing, nel rapporto Padri/Figli, Madri /Figli. Che se esiste del buono in tutto questo è che Feltrinelli è un nome così di peso e così rispettabile, che il loro errore avrà una eco maggiore che se fosse capitato ad altri e per questo può far accendere dei riflettori altrimenti spenti, su argomenti così delicati.
Può iniziare a far cambiare le cose. Come forse qualcuno ha capito, la questione della “demonizzazione della figura maschile”, con tanto di svilimento della figura del papà, non é marginale e non sono solamente “ i Papà frustrati” o gli uomini ridotti a macchietta da una comunicazione ferocemente di parte ad essersi risentiti: é la massa silenziosa che costituisce la società civile che non l’ha presa bene.
Feltrinelli ora ha la palla in mano: può trasformare questa sua, vogliamo credere, "svista" in una occasione per farsi promotrice di una eguale dignità genitoriale, specialmente in tempi nei quali ancora, sulla pelle dei bambini, qualcuno vuole continuare ad infliggergli la pena di un genitore ridotto a visitatore. Con l’alibi che comunque questo, per definizione, se lo sia meritato. Aspettiamo fiduciosi gli sviluppi ed un comunicato ufficiale da parte di Feltrinelli, che dopo essersi scusata rispondendo ad ogni mail ricevuta, si dimostri ora pubblicamente e nei fatti, contraria ad ogni sorta di discriminazione. Specialmente se a subirla sono dei bambini e i loro papà.
Perché siamo certi che mai, in occasione della festa della Mamma, nessuno si sarebbe sognato di escogitare una campagna marketing del genere, rimanendo ancora al proprio posto di lavoro.