Interviste

Femminicidio di Genova, Isabella Rauti (FdI): “Più centri di ascolto sul territorio”

Femminicidio di Genova, l’ennesimo atroce delitto contro una donna da parte di un partner. La nostra intervista alla Senatrice Isabella Rauti vice presidente vicario del gruppo di FdI in Senato, componente della Commissione Femminicidi e Violenza di Genere in Senato.

La senatrice propose l’identificazione dello stalking come reato. Purtroppo a rendere ancora una volta urgente l’argomento, sono i terribili fatti di Genova, dove una donna si sentiva a tal punto in pericolo e minacciata dal suo ex compagno, da pagare il suo funerale prima del delitto che poi l’uomo ha realmente commesso.

Il Femminicidio di Genova, l’ennesimo delitto

“Dall’inizio di quest’anno sono nove le donne uccise. I fatti di Pavia, Vicenza, Faenza, San Giuliano Milanese e quello di Claudia Ceccarelli a Genova. Purtroppo il fenomeno dei femminicidi, ossia degli omicidi di donne in ragione del loro genere, sono in aumento. Lo sono anche rispetto a una generale diminuzione degli omicidi in assoluto.

L’Istat ha appena pubblicato questa relazione in cui si afferma che nei primi sei mesi del 2020, il numero dei femminicidi era pari al 45% del totale degli omicidi, a fronte di un totale del 35% dei primi sei mesi del 2019. questa percentuale sarebbe aumentata arrivando al 50% durante i mesi del lockdown di marzo e aprile 2020.

Dunque non possiamo dire che questo fenomeno conosca una diminuzione, e stiamo passando da una media di due giorni e mezzo tra un femminicidio e l’altro, a una media di un giorno. Ogni giorno una donna viene uccisa e quasi al 100% nell’ambito di una relazione affettiva o in corso o terminata, nell’ambito di una relazione sentimentale, o familiare. Rarissimi i casi in cui l’autore è estraneo alla vittima. Questa carneficina lascia spesso dei bambini senza madre, orfani di femminicidio.

Noi rispetto a questa recrudescenza porci domande e prendere impegni. Ci sono infatti più piani d’intervento. Dal punto di vista normativo abbiamo un apparato legislativo molto robusto. Le leggi ci sono e vanno implementate e applicate, garantendo certezza della pena.

Aumentare e distribuire meglio i centri di ascolto

Dobbiamo anche dire che talvolta alcuni strumenti legislativi non sortiscono gli effetti sperati. Penso all’ultimo intervento normativo in materia, il codice rosso. Esso pur avendo alcuni caratteri positivi in termini di urgenza e tempistiche, non possiamo dire che questo strumento sia risolutivo. Quindi per prima cosa occorre aumentare il numero dei centri e delle case che accolgono le donne vittime di violenza.

Dobbiamo proteggere le donne che cercano aiuto e hanno il coraggio di denunciare. Dobbiamo anche distribuirli in maniera più omogenea sul territorio nazionale. E dobbiamo aumentare i finanziamenti, assicurarci che arrivino ai centri in tempi certi, e inoltre renderli finanziamenti strutturali.

Il piano nazionale antiviolenza scaduto nel 2020 deve essere rifinanziato e ridisegnato. Si sa soltanto che da marzo partiranno dei tavoli per questo piano strategico. Però ad oggi non sappiamo nulla di certo. Come non sappiamo nulla del piano di riparto per le risorse 2020-2021. questi ritardi burocratici ed economici impattano purtroppo sula vita delle vittime. Questi aspetti vanno resi certi e veloci. Mai sottovalutare le denunce di queste donne, dobbiamo formare personale adatto a far sentire protette e prese in carico le donne che denunciano.

Il femminicidio non è un fatto privato che riguarda solo le vittime, dobbiamo farci tutti parte attiva per sostenere queste donne. C’è poi la questione di sempre, più complessa e importante. Ossia quella culturale, con l’esigenza di una rivoluzione che insegni il rispetto delle differenze. Il rispetto delle libertà individuali e femminili. Un’educazione che deve partire dalla scuola. Altro aspetto importante il recupero degli uomini maltrattanti, ma in Italia sono pochi e poco conosciuti. Ogni uomo violento curato e strappato a questo circolo vizioso è un pericolo in meno”.

Femminicidio di Genova, le parole di Antonio Augello, presidente di Tutela in Azione

Abbiamo raccolto anche le parole di Antonio Augello, presidente di Tutela in Azione, primo Network professionale di impegno sociale per la tutela attiva della parte lesa e la gestione del Credito.

“E’ con grande rabbia che vado a esprimere un commento a latere delle dichiarazioni dell’On Rauti, da sempre impegnata concretamente sulla questione ed alla quale rinnovo l’invito, semmai ce ne fosse bisogno, ad adoperarsi ancora sull’argomento.

Premesso che per una rivoluzione culturale, volta a risolvere alla radice la primitiva codardia del genere umano (inteso al maschile), ci vorranno ancora lunghissimi anni, vediamo di trovare soluzioni immediate dopo aver guardato in faccia la realtà. La realtà ci mette di fronte, anche laddove esista la volontà di agire e reagire alla piaga di questo reato, a inadeguatezza degli organi di polizia vigenti, sia per preparazione professionale (soprattutto nel primo contatto con la vittima), sia per unità operative disponibili , sia per mezzi, nonché per procedure investigative arcaiche e farraginose.

Come una delle poche realtà che nel fornire assistenza legale, utilizza sistematicamente e prioritariamente le indagini difensive (legge 397/2000, strumento introdotto nel nostro ordinamento al fine di attuare il principio di parità tra accusa e difesa, che consente facoltà di svolgere investigazioni per ricercare e individuare elementi di prova a favore del proprio assistito non solo al difensore dell’indagato ma anche a quelli di tutti gli altri soggetti della fase procedimentale o di quella processuale – anche persone offese, pertanto), troppo spesso, nei casi di stalking e/o violenza di genere, ci troviamo a sopperire le troppe mancanze di un sistema giudiziario involuto ed inversamente garantista, con tempi di reazione praticamente inesistenti.

La modifica della legge 397

Quindi cosa servirebbe? In primis, una nuova ulteriore modifica alla legge 397 mirata a snellire le “regole d’ingaggio” per gli operatori che tutelano le parti offese ed in particolare per il reato di cui stiamo parlando. Inoltre, è necessario uno stanziamento di risorse adeguato per il cosiddetto “gratuito patrocinio” che nei casi di reati di stalking e crimini contro le donne viene concesso in automatico e indipendentemente dal reddito. Tali somme, potranno così essere utilizzate dalla parte offesa per acquisire rapidamente gli elementi di prova necessari ai primi provvedimenti cautelari ed alla messa in sicurezza della propria persona.

Sono sicuro che la Senatrice Rauti, a cui va riconosciuto il grandissimo merito di aver fattivamente agito per il riconoscimento legislativo di un reato fino a poco tempo fa non contemplato, potrebbe riuscire ancora una volta ad ottenere un grande e rivoluzionario risultato oltre che a non aver reso vano il sacrificio consapevole di Clara Ceccarelli, la cui tragica morte ci umilia nel profondo, ma ancora di più ci umilia la vita vissuta fino al tragico epilogo”.

Redazione

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