Femminicidio Portuense, il carabiniere lì per caso: “5 minuti prima l’avrei salvata”
Il carabiniere era disarmato e in vacanza: “Ho lasciato mia moglie con la donna e i soccorsi mentre ho raggiunto l’uomo con il coltello in mano”
Femminicidio Portuense, la drammatica testimonianza del carabiniere che si è trovato lì per caso. “Se fossi capitato in quel posto cinque minuti prima le cose sarebbero andate diversamente”.
Lo ha detto l’appuntato scelto Gianluca Coppa, all’indomani dell’intervento in zona Portuense a Roma, nel vano tentativo di salvare la vita a Teresa Badde Liyanage, la donna dello Sri Lanka accoltellata e uccisa in strada dal suo ex fidanzato e connazionale.
Femminicidio Portuense, la testimonianza del carabiniere
Il carabiniere fuori servizio e disarmato, in vacanza a Roma con la moglie, alle 14 circa, nonostante fosse disarmato, è intervenuto quando altri sono rimasti a guardare sia la donna agonizzante a terra, sia l’uomo che l’aveva accoltellata allontanarsi indisturbato.
“Mai mi sarei aspettato una cosa del genere. Quando ho sentito le urla, ho pensato che arrivassero da qualche abitazione della zona. Ho girato l’angolo e ho visto la donna ventre a terra in una pozza di sangue“. Ha raccontato il carabiniere, aggiungendo che vicino aveva una sacca che conteneva la spesa appena fatta.
“Mi sono avvicinato per cercare di capire che cosa fosse successo ma lei non parlava in italiano; è riuscita a sollevarsi e ho visto la ferita al costato destro da cui fuoriusciva molto sangue, poi ne aveva altre sulle braccia nel tentativo di difendersi. Una decina in tutto.
L’inseguimento dell’omicida e l’arresto
“Mi sono guardato intorno e ho visto un uomo ad alcune decine di metri che aveva qualcosa in mano; ho chiesto a mia moglie di assistere la donna mentre arrivavano i soccorsi e sono andato verso di lui accorgendomi che aveva in mano un banalissimo coltello da cucina – ha spiegato il militare -. Era agitato, forse in quel momento stava realizzando quanto aveva fatto.
Gli ho intimato per due volte di gettare l’arma, lui lo ha fatto e senza vincere la minima resistenza l’ho fatto stendere a terra fino all’arrivo delle pattuglie che lo hanno ammanettato”.
Tutto è successo in pochi attimi, poi la donna è stata portata via in ospedale dove è morta poco dopo e l’uomo è stato arrestato per omicidio. Al carabiniere Coppa, in servizio presso la stazione di Ponsacco in provincia di Pisa, e alla moglie, resterà il brutto ricordo di quell’esperienza. Ma interventi legati alla violenza di uomini contro le donne, il militare ne ha fatti diversi.
“A settembre 2019 con i colleghi di Ponsacco siamo intervenuti per un uomo che si era barricato in casa e con un coltello minacciava la moglie.
In quella circostanza, dopo una lunga trattativa, siamo riusciti a convincerlo a desistere dal suo intento e, quindi, le cose andarono diversamente da come sono andate ieri”.
L’analisi di Antonio Augello, presidente di Tutela in Azione, la Task force per la legalità
“Il delitto in questione, per quanto tipico di certe popolazioni, non deve distoglierci dal non ritenerlo un fenomeno globale di natura antropologica prima ancora che sociologica. Ritengo che, allo stato, non ci sia margine di tempo per educare, sensibilizzare o acculturare una parte del genere umano dominante. Servono dunque provvedimenti repressivi mirati, conseguenti a leggi speciali, possibilmente condivise dal consesso mondiale.
Intanto però, iniziamo la Crociata in casa nostra. La politica deve fornire a tutti gli operatori che si dedicano alla tutela delle donne, tutti gli strumenti idonei allo scopo attraverso l’utilizzo professionale di nuove risorse, di più rapide procedure, di nuove regole di difesa”.