Sostenuta dal ricordo che ho dei copioni di Fabio e Fiamma, il programma ascoltato per anni da mamma e da me, su Radio Rai2, con divertita attenzione; facilitata dall'idea che le Confessioni della sclerosi multipla, mi potessero rendere la voce di Sua Molestia, la sm, protagonista di se stessa; assecondata dalla convinzione di tuffarmi in una scrittura fresca, ritmica, incalzante e naturalmente ben confezionata per un ascolto attento e interessante.
Ho trovato una entusiasmante e precisa cognizione di causa, una spontaneità linguistica, una sapiente sensibilità condite da una umiltà disarmante.
"Io ho la piena consapevolezza della mia specificità, del mio potere e del mio valore. Provateci voi a terrorizzare qualcuno soltanto al suono del vostro nome. Provateci. Non ci riusciresti mai. Io sì, sempre. Basta solo vederlo scritto il mio nome per provare un brivido. E io adoro percepirlo. È pura adrenalina quel brivido, per me. Però non sono sfacciata, non amo mettermi in mostra. Non subito, almeno".
L'“Io” è protagonista invadente, è un gorgoglio di consonanti scivolose, non sopporta forme di consolazione o di resistenza. Trova sgradevole la cultura, la fisioterapia, la cura di ogni sua minima manifestazione perché vuole dimostrarsi e manifestarsi fiera e irruenta per infuocarsi sempre di più con la sua arma letale: la paura. In questa specifica occasione, l'antagonista o meglio la spalla o meglio la sottomessa o meglio la coprotagonista è proprio “Lei” l'autrice, Fiamma Satta, che si fa chiamare da “Io” la sclerosi multipla, la Miagentileospite facendo subito capire chi è la padrona di casa anzi, del corpo. Scatta la paura che Io infligge: provi a non pensarci ma anche i parenti, gli amici più non la conoscono, peggio stanno e più s'allontanano. Capiranno solo che non ti va di fare nulla, che sei svogliato, uno scansafatiche o non sei più come un tempo.
Chi ha in sé l'Io protagonista, sa che lei accartoccia e incarta con mille fili di nylon. Fili invisibili che stringono e affettano in modo indecifrabile, che fanno male e pescano nelle fragilità i pensieri più neri. Chi ha la sm sa del suo essere cangiante, delle sue mille sfaccettature incomprensibili, pesanti, Stronze e Maledette. Fiamma Satta, dà voce al tono che Io vuole deciso, con timbro freddo e tagliente, presenza martellante e incalzante con pause, strategie di indifferenza verso il nuovo tonfo fisico, quando spara una poussée per farti avvertire che sei sua e s' avvinghia e stringe in modo efferato ìl corpo, l'anima e il cuore a qualsiasi età e sempre di più.
Fa percepire la sua personalità protervia che sussurra in modo stereofonico, in entrambe le orecchie, le sue irriverenti malignità con disumano rigore. La sclerosi multipla parla con superbia, con ira, sicura della sua esasperante superiorità secondo lei, datale da poveri imbecilli che cercano, cercano ma non trovano il perché o una cura ma solo una blanda possibilità di bloccare un percorso già deciso da lei. Spaventa e ci vogliono forza, coraggio e determinazione per affrontarla e conoscenza per arrivare a darle del tu e provare ad annientare un qualche effetto. Spesso si resta soli, stanchissimi di guardare a terra, spossati e impossibilitati ad afferrare un minimo di gioia.
La sclerosi multipla se libera di essere, riesce ad immobilizzare meglio il corpo, a disgregare le famiglie, ad allontanare amori, amici e parenti per assoggettata incapacità. Io riesce ad assopire desideri, a far morire ogni tipo di energia perché ha un uditorio miserrimo, lo stesso che si imbatte qui in in una ventola di emozioni in un testo che ha un ventaglio di forme da poter scegliere: un copione, una storia d'amore o una vincente autobiografia liberatoria.
Certo è, e sono d'accordo, “profuma assai più di vita che di malattia”.
Con ottima forgia stilistica e lessicale, Fiamma mette in scena i tempi della sm che s'ambienta irrispettosa in un corpo, con il campo aperto delle sue convinzioni, senza riguardo nel parlare, con l'intenzione cosciente di insultare, solita a provocare con il suo non contegno, sfacciata con le sue sicure risate, sfrontata e villana, incivile.
Qui il male è più nero del nero, sempre presente, insito e senza volto e vorrebbe realizzarsi con l'invito alla lotta quale seduzione del male come Kafka ci suggerisce in una storia d'amore. Ma qui la storia d'amore è diversa: Fiamma Satta arriva a restituirci una lotta ghandiana di pace, riflessione, di conoscenza e ammissione.
Volevo essere dissetata entrando in una scrittura effervescente come piace a me e mi sono ritrovata a bere un bicchiere d'acqua fresca. Mi sono ritrovata attrice sul palco della vita di tanti, con la sensibilità piena di chi sa raccontare un fatto di coppia, mettendosi nei panni della coppia stessa e parafrasando una storia d'amore. Davvero da mettere in scena. Dimentichi di leggere un libro, entri nel ruolo, sei Io, sei la protagonista: sali sul palco e interpreti la sclerosi multipla.
Proprio quando “Io”, la sm vuole darle tutto il suo odioso amore, la coprotagonista diventa protagonista. Si dà una carezza e chiama la sm, Lamiaombra. Il vissuto va in profondità e delicatamente in lingua, da un mondo apparentemente lontano, una canzone d'amore universale presenta una semplice creatura, suggerisce l'idea della non linearità dello srotolarsi quotidiano.
La tristezza può viversi e diventa eterna nelle rughe del vissuto di una bell'anima con un finale inatteso e da vivere.
Fantasiosa la natura per torturare: questa malattia ha tutto il carattere di una verità nascosta, che viene forse, dal naturale imbrattato, che s' impone sulla perfezione di un corpo con la sua crudeltà spillata a gocce nei tempi che vuole.
Fiamma è sua vittima e sua carnefice: con forza lancia il messaggio per dire di affrontare la sclerosi multipla il più presto possibile. Non si perda tempo a disperarsi, piangere o far finta che non ci sia. Si chiuda il pugno e si vada avanti. Prima la si conosce fino in fondo, prima si vive: sì, piano piano e col fiatone verso il salotto, con un passo dietro l'altro, se puoi, piano, con un pensiero dietro l'altro, piano. Presto si può trasformare riprogrammando tutto ed elogiare la quiete nel fare ogni cosa, senza essere sfibrati, conoscere ogni angolo, ogni granello di polvere da togliere, ogni libro che dalla libreria vuole la tua attenzione.
Chiudo, condividendo l'osservazione di Giampiero Mughini, suo amico:
Dio, la forza della letteratura. Dio, Fiamma che bel libro che hai scritto e da cui non voglio rapinare una sola virgola. Sono tue, e a te e ai tuoi lettori devono restare. Non una sola virgola, per pudicizia e rispetto e amore delle parole che tu ti sei scelta, Fiamma. Del grado di dolore ma anche di coraggio che hai voluto comunicarci.
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