TEATRO TOR BELLA MONACA dal 24 al 26 febbraio va in scena “Figli di un Dio minore”, di Mark Medoff, traduzione Lorenzo Gioielli, con Giorgio Lupano e Rita Mazza nel ruolo di Sarah, regia Marco Mattolini, e con Cristina Fondi, Francesco Magali, Gianluca Teneggi, Deborah Donadio, scene e costumi Andrea Stanisci, luci Francesco Traverso, musiche Daniele D’Angelo, il tema di Sara è composto ed interpretato da Giorgia, aiuto regista Cristian Giammarini, assistente alla regia Lucia Morelli, casting Laura De Strobel, interpreti LIS Arianna Testa, Elena Ferotti, Giuseppina Guercio consulente LIS di Giorgio Lupano Vincenzo Speranza, una produzione a.ArtistiAssociati e Officine del Teatro Italiano OTI, con la collaborazione di Istituto Statale per Sordi – Roma.
Il testo teatrale “Figli di un Dio minore” di Mark Medoff è stato scritto nel 1978 e messo in scena negli Stati Uniti nel 1980: quella versione in lingua inglese fu ospitata al Festival dei Due Mondi di Spoleto sempre nel 1980 (unica rappresentazione di questo testo in Italia), mentre la trasposizione cinematografica, interpretata da William Hurt, meritò nel 1986 cinque nomination agli Oscar e la protagonista femminile Marlee Matlin vinse per quell’interpretazione l’Oscar e il Golden Globe.
Gli anni nulla hanno potuto sull'attualità e la freschezza di un testo, tuttora inedito nel nostro Paese, che ha oggi la forza di un classico contemporaneo. Infatti l'argomento della commedia, che racconta le difficoltà della conoscenza e poi dell'amore fra James, insegnante logopedista e Sarah, giovane ex allieva dell'Istituto per sordi in cui lavora come cameriera, travalica lo specifico della distanza fra i mondi degli udenti e dei non udenti, per diventare emblema del confronto fra le tante solitudini legate alle diverse appartenenze sociali e culturali.
La trama: In un Istituto per sordi arriva un nuovo insegnante di logopedia. È James Leeds, un giovane i cui metodi anti-convenzionali e diretti sono guardati con sospetto dal direttore che lo esorta subito a non essere troppo "creativo" nell'insegnamento. Leeds va avanti per la sua strada ed i risultati del suo empatico rapporto con gli allievi non tardano ad arrivare.
Ma la vera sfida per il professore è rappresentata da Sarah, una giovane donna, bella, intelligente e sorda dalla nascita. La ragazza accolta dalla scuola fin dall'infanzia vi si è diplomata ed ha poi deciso di rimanere lì, dentro i confini del suo mondo di silenzio, accettando un lavoro da cameriera. Si sente più sicura in mezzo alla "sua gente" e preferisce non affrontare l'esterno, una realtà che percepisce come ostile e crudele.
"La sordità, risponderà a Leeds che cerca di farla uscire dal suo isolamento volontario, non è il contrario dell'udito. È un silenzio pieno di suoni". Sarah ha un carattere forte, è spigolosa, introversa. Fiera della sua diversità si rifiuta di parlare perché, non avendo mai conosciuto il suono della voce umana, sa di non poter farlo bene come gli altri, non usa la lettura delle labbra, nonostante la conosca, e si esprime solo attraverso la lingua dei segni.
Nonostante la dichiarata ostilità della ragazza ad ogni integrazione comunicativa, Leeds non si arrende e Sarah sembra volerlo mettere ogni volta alla prova. L'uomo incontra la madre di lei, che non ha un buon rapporto con la figlia, la cui diversità ritiene abbia determinato il fallimento del suo matrimonio, e le chiede aiuto, ma invano.
Le particolari attenzioni che il logopedista rivolge all'ex-allieva non sono viste di buon occhio né dal direttore, né da due giovani audiolesi che vivono nell'Istituto: Orin (che teme l'influenza del professore possa distogliere Sarah dalla causa della difesa dei non udenti) e Lydia, che, infatuata del professore, è gelosa del sentimento che lui nutre per l'amica. Nonostante, e forse proprio per questo, Sarah e James finiscono per innamorarsi anche se la loro relazione deve superare molti ostacoli…
L’allestimento di “Figli di un Dio minore” è un’importante occasione per il teatro italiano. Un’occasione di confronto fra universi comunicativi separati e sovrapposti, in rapporto con le relative implicazioni umane, sociali e pedagogiche. Il progetto ha preso il via da un laboratorio dedicato a giovani interpreti, sordi o con l’udito parzialmente danneggiato, attori udenti e ad esperti della lingua dei segni e delle tematiche delle diverse abilità e ha avuto come oggetto lo studio del testo e delle potenzialità espressive del doppio binario fra lingua dei segni e comunicazione orale.
Di fronte alla necessità di esprimere in forma teatrale la stessa emozione, come si comporta un attore udente? Come un attore sordo? Partendo da un testo scritto, come tradurlo sul doppio binario della comunicazione orale e dei segni? Come rendere efficace la compresenza di sordi e udenti sia sulla scena che nel pubblico? In sintesi come comunicare tra mondi separati e compresenti nella stessa società? Sono solo alcune delle domande alle quali si è cercato di rispondere in funzione della successiva fase delle prove e della messa in scena.
Una struttura scenica essenziale, che si compone, si trasforma e crea i diversi luoghi deputati della vicenda, una colonna sonora e musicale sobria ed efficace marcano le differenze ed il sottile varco di comunicazione fra i due mondi.
Tutte le fasi del lavoro, dalla prima parte laboratoriale fino all’allestimento vero e proprio, sono state concordate, supportate e realizzate con la collaborazione dell'ISSR, Istituto Statale dei Sordi di Roma che ha messo a disposizione dello spettacolo personale (mediatori culturali, insegnanti di Lingua Italiana dei Segni), materiale didattico, aiuto nella ricerca degli attori con l'udito danneggiato, spazi, ed ogni tipo di mezzo per la promozione e divulgazione dello spettacolo presso le comunità di sordi nelle diverse città dove “Figli di un Dio Minore” è stato rappresentato fino ad ora Ufficio Stampa Viola Sbragia
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