Pordenone, figlia denuncia padre che le taglia la paghetta: lui dovrà mantenerla
La punizione per il poco impegno è l’abbassamento della paghetta a 20 euro a settimana. La ragazza ha denunciato il padre e l’ha portato in tribunale
Pordenone. La figlia va fuori corso all’università e il padre le taglia il mantenimento. La punizione per il poco impegno è l’abbassamento della paghetta a 20 euro a settimana. La ragazza di Pordenone, 26 anni, ha denunciato il padre e l’ha portato in tribunale. Il giudice ha dato ragione alla ragazza e ha disposto che l’uomo debba versarle 500 euro al mese. Greta Sclaunich sul Corriere della Sera scrive che il padre è stato riconosciuto “colpevole” di aver negato il mantenimento alla figlia. Impossibile infatti vivere con appena 20 euro a settimana, quando per pagare università, bollette e alloggio richiede almeno 400 euro al mese:
“La giovane al tribunale ha denunciato il padre perché non sta più rispettando l’impegno, assunto in sede di divorzio, di provvedere al suo mantenimento. Sostiene di essere abituata ad un certo tenore di vita e vorrebbe che il genitore, che non ha problemi economici, continuasse a garantirglielo. Lui, dal canto suo, si è difeso spiegando che sì, dà alla figlia solo venti euro a settimana ma che spese mediche, carburante e abbigliamenti sono comunque coperti. Già, perché padre e figlia vivono sotto lo stesso tetto (dopo che lui le ha revocato i soldi per l’alloggio accanto all’università, per evitarle distrazioni) e lui si occupa di tutte le spese di mantenimento”.
La punizione del padre, davanti allo scarso impegno della figlia, è stata ritenuta dai giudici eccessiva e così il tribunale ha disposto che l’uomo le versasse la somma di 500 euro al mese: “l’assegno mensile che il genitore dovrà versare sarà pari a 500 euro al mese e coprirà «le spese personalissime e ludico-ricreative, anche straordinarie» fino al 30 giugno 2019 come scrive il Messaggero Veneto. La corte ha sì fatto notare che la figlia non si è impegnata né nello studio né nel lavoro, ma con l’attenuante di un contesto dove c’è «una certa inerzia nella maturazione che porta all’indipendenza dei giovani». Per questo da un lato i giudici le hanno dato ragione, dall’altra hanno riconosciuto il diritto del padre ad educarla (e quindi hanno deciso di ridurre il totale dell’assegno)”.