Cronaca

Fiorello ciabattino di Artena, un mestiere che sta scomparendo

La professione del ciabattino, o calzolaio, è sicuramente un mestiere che sta gradualmente scomparendo nel panorama moderno. È una professione antica che ha giocato un ruolo importante nella storia della produzione e della riparazione delle calzature. Tuttavia, con l’avvento della produzione in serie e dei materiali sintetici, la domanda per i servizi del calzolaio tradizionale è diminuita significativamente.

Ciabattino e calzolaio

Il ciabattino è colui che ripara soltanto le scarpe, mentre il calzolaio ha un significato più ampio, perché non ripara solo scarpe, ma anche borse e accessori vari, oltre ad effettuare una serie di lavorazioni come il cambio colore, il lavaggio a secco e la pulizia di accessori in pelle, camoscio, nabuk e altri.

Declino del ciabattino

Nel tessuto sociale di un tempo, il ciabattino era una figura rispettata ed essenziale, fornendo servizi di riparazione e manutenzione per le calzature della comunità. Tuttavia, nell’era moderna, il suo ruolo è drasticamente cambiato, e il mestiere stesso è sull’orlo dell’estinzione.

La produzione di scarpe in serie

Un fattore chiave nel declino del ciabattino è stato l’avvento della produzione di massa delle calzature. Le grandi aziende hanno iniziato a produrre scarpe a un ritmo senza precedenti, utilizzando materiali sintetici e processi automatizzati che hanno reso le scarpe economiche e facilmente sostituibili. Questo ha portato a una diminuzione della domanda per i servizi del ciabattino, poiché sempre più persone optano per l’acquisto di nuove scarpe anziché riparare quelle vecchie.

Consumismo sfrenato e inquinamento ambientale

Il consumismo sfrenato della società moderna ha un impatto devastante sull’ambiente. Il ciclo rapido di acquisto e smaltimento delle scarpe ha portato a una montagna di rifiuti che finiscono nelle discariche, contribuendo all’inquinamento del suolo e dell’acqua. Il rifiuto di riparare le scarpe danneggiate ha contribuito a questo problema, alimentando una cultura dello scarto che ha un impatto negativo sull’ambiente e sulle risorse naturali.

I giovani e il declino dell’artigianato tradizionale

Mentre i mestieri tradizionali come il ciabattino hanno una lunga storia di artigianato e maestria, i giovani di oggi sembrano disinteressati a seguire queste tradizioni. Con l’avvento della tecnologia e delle opportunità di lavoro moderne, molti giovani preferiscono percorsi di carriera diversi, spesso più redditizi e culturalmente riconosciuti. Il ciabattino è diventato un simbolo del passato, una figura nostalgica che viene lentamente dimenticata dalla società moderna.

Preservare il mestiere del ciabattino

Sebbene il mestiere del ciabattino sia in declino, ci sono sforzi per preservare questa antica forma di artigianato. Iniziative locali e organizzazioni culturali stanno cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di sostenere i mestieri tradizionali e di ridurre il consumo e lo spreco. Ad ogni modo, per garantire la sopravvivenza del ciabattino, è necessario un cambiamento radicale nella mentalità dei consumatori e un maggiore sostegno da parte della società nel suo complesso.

La pressoché scomparsa della professione del ciabattino rappresenta non solo la perdita di un mestiere artigianale, ma anche un riflesso dei cambiamenti culturali e sociali nella società moderna. È importante riconoscere il valore storico e culturale della figura del ciabattino e adottare misure per preservare questa importante tradizione artigianale per le generazioni future.

Bottega di Fiorello, particolare

Fiorello, il ciabattino di Artena

Artena è un pittoresco borgo situato sulle pendici dei Monti Lepini, distante 35 chilometri a sud di Roma, nell’omonima provincia. Qui è attivo uno degli ultimi ciabattini rimasti nella zona. Fiorello è un calzolaio storico del posto. Ha iniziato a lavorare vendendo borse e ombrelli nei mercati settimanali delle diverse località. In seguito a difficoltà fisiche lascia il mercato e inizia l’attività di venditore di calzature presso un locale di Artena, dove tuttora svolge il suo mestiere.

Da piccolo, Fiorello andava a trovare suo zio Vittorio, che faceva il calzolaio sopra il paese, e vi rimaneva per molto tempo; ci andava spesso, tanto che la madre quando non lo trovava, sapeva dove cercarlo. Fu un amico di Roma, egli stesso ciabattino, a persuaderlo a intraprendere quella particolare professione.

Così, dopo aver imparato i segreti del mestiere, appresi dalla frequentazione della bottega dell’amico e ancor prima dello zio, iniziò a riparare le scarpe degli artenesi. Siamo negli anni ’90, quando ad Artena vi erano ancora 3-4 calzolai in servizio, e le persone erano più disposte a portare le scarpe dal ciabattino per cercare di recuperarle piuttosto che scartarle per acquistarne un paio nuove.

Negli anni ‘2000 poi l’attività di Fiorello raggiunse una dimensione riconosciuta e apprezzata dalla comunità locale; oltre a riparare le calzature, ne vende anche alcuni modelli, seppur in misura minore, e tratta le borse, i cappelli e le cinture. Dare sfogo al suo lato creativo, cercare la soluzione migliore ai problemi che, giorno dopo giorno, i clienti gli sottoponevano presentando le loro richieste, è stato uno dei motivi principali che hanno spinto Fiorello a praticare il mestiere di calzolaio.

Oggi Fiorello è un artigiano storico ben voluto dai cittadini di Artena e non solo, dato che vi sono clienti provenienti, ad esempio, dal vicino comune di Valmontone, essendo spariti qui i calzolai. Fiorello è una persona amabile, aperta, dai modi gentili, ne è testimonianza la costante presenza di amici nella bottega, o di clienti che si intrattengono con lui per scambiare un’amichevole chiacchierata, la sua persona rievoca un mondo che sta scomparendo, rappresenta un patrimonio che dovremmo fare del tutto per preservarlo.

Fabio Vergovich

Giornalista e conoscitore d'arte, scrive di cronaca, attualità e delle iniziative culturali di Roma Capitale. Ha una passione sconfinata per l'uso della lingua italiana che è molto utile al giornale. Dal 2013 è editore di "RomaIT".

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