Ormai è un dato di fatto, il comparto dell'agricoltura sta diventando sempre più un pilastro della nostra economia malandata. Molti giovani che non sono riusciti a trovare un lavoro, magari inerente ai loro studi, hanno giocato la carta dell'agricoltura, e la sorte è stata loro propizia, come dire "la fortuna aiuta gli audaci". Sono bastate poche ricerche su portali come EspertoPrestiti per trovare un finanziamento idoneo a mettere su una piccola azienda agricola, sfruttando l'onda favorevole a questo settore (approfondimenti anche su http://espertoprestiti.com/prestiti-protestati). Ma la buona volontà da sola non basta. Bisogna creare opportunità e rendere il settore dell'agricoltura ancora più competitivo sui mercati.
A tale proposito arriva una buona notizia, infatti è appena stato firmato un accordo tra la regione Lazio e l'Abi, Associazione Bancaria Italiana e Ismea, Istituto per i servizi per il mercato agricolo alimentare. Ma perché questa notizia è così importante? Perché , come sostiene la regione, ora si aprono nuovi scenari, nuove opportunità per le imprese agricole per dare una svolta all'insegna dello sviluppo e dell'innovazione, nonché un'interessante spinta a tutte le sturt up. Meno pratiche burocratiche da sbrigare, diverse semplificazioni a livello amministrativo daranno l'opportunità alle imprese in questo settore di investire e crescere, diventando così veramente competitive in un mercato internazionale molto interessante.
Quali i pilastri di questo accordo? Intanto il fondo di garanzia, un contributo concreto per gli imprenditori che chiedono finanziamenti alle banche: la regione aiuta a rendere più fluido il processo di erogazione crediti dando garanzie finanziarie. Poi c'è il fondo di credito, e questa è una novità in quanto si tratta di un fondo in grado di abbattere i tassi d'interesse sul prestito di circa il 50%, e non è certo una cosa da poco per chi vuole fare impresa. Inoltre verranno accordati contributi ai giovani imprenditori agricoli, tra cui anche un finanziamento a fondo perduto di 70 mila euro.
Insomma, se non si tratta di una vera e propria rivoluzione, ci si avvicina molto. Forse si poteva credere da prima in questo settore per troppi anni snobbato e lasciato all'angolino quasi fosse un disonore coltivare la terra, un ripiego per chi non aveva potuto studiare e non viveva nelle grandi città. Finalmente oggi al comparto agricolo è stato restituito un prestigio che gli spetta di diritto e che, come stiamo vedendo, apre diverse opportunità.
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