Formello, Marino Collacciani presenta “Ora ti curo io”, scritto con Marina Ripa di Meana
Emozioni e spaccati inediti di vita nel libro “Ora ti curo io-Ho preso il cancro per le corna”, di Marino Collacciani e presentato a Formello
“Quando stiamo bene non diamo per scontata la vita: invece, quando le forze diminuiscono piano piano, godi dei privilegi della giornata, delle cose belle”. Così Marina Ripa di Meana, scomparsa il 5 gennaio del 2018 a causa del male incurabile che l’aveva colpita 17 anni prima, si raccontava agli amici più stretti.
“Ora ti curo io – Ho preso il cancro per le corna”
Emozioni e spaccati inediti di vita riassunti nel libro “Ora ti curo io – Ho preso il cancro per le corna” , scritto da Marino Collacciani (Cuzzolin Editore), inviato speciale e firma storica de “Il Tempo”, amico per 40 anni di Marina e suo primo ufficio stampa. A distanza di tre anni dalla pubblicazione postuma del libro, che ha venduto diverse migliaia di copie, l’autore Marino Collacciani, noto tra l’altro alle cronache per due scoop clamorosi (la scoperta del “massacro del Circeo” e l’arresto di Enzo Tortora) è voluto tornare sui contenuti del suo libro.
Lo abbiamo intervistato prima di un dibattito da lui organizzato nel cortile di Palazzo Chigi di Formello, alla presenza del Sindaco avv. Gian Filippo Santi, venerdì 24 Settembre alle ore 18,30, sullo sfondo del referendum sull’eutanasia legale.
Il lavoro ultimato nel Novembre 2017, è stato pubblicato nel Marzo del 2018, ma purtroppo la protagonista non ha potuto sfogliare il suo libro, perché ci ha lasciato il 5 gennaio dello stesso anno. Dal racconto di una fiera battaglia emergono spaccati inediti di storia italiana e tanti piccoli tasselli di una personalità forte quanto controversa e, comunque, come quella di tutti gli esseri umani soggetta agli imprevisti dell’esistenza terrena. Ne abbiamo parlato con l’autore del libro, il collega Marino Collacciani.
In cosa risiede l’attualità di “Ora ti curo io”?
“Nel sottotitolo: “Ho preso il cancro per le corna”. Infatti, da visionaria doc e da straordinaria antesignana, Marina Ripa di Meana ha anticipato in qualche modo una decisione che evidentemente aveva maturato nel corso di 17 anni di dura lotta al tumore. Così, contravvenendo a una legge sul fine vita che in Italia rappresenta tuttora una vacatio-legis, si è lasciata cadere nel sonno il 5 gennaio del 2018, avvalendosi dell’assistenza dell’Associazione Luca Coscioni.
La stessa che aveva visto protagonista dj Fabo – al secolo Fabiano Antoniani – assistito nel suo addio alla vita il 27 Febbraio del 2017 in una clinica svizzera da Marco Cappato: l’esponente radicale ha rischiato 12 anni di carcere ma è stato assolto, pur lasciando aperta una “vacatio legis” che non è stata colmata dal Governo nonostante le esplicite richieste dei giudici di Cassazione”.
Cosa lascia il messaggio di Marina Ripa di Meana?
“Una sorta di testamento, uno spot verso un ottimismo non sfrenato bensì consapevole. Sta a ciascuno di noi coglierne i significati, destinando riflessione e applicazione agli accadimenti quotidiani di varia natura, anche con un sorriso che schizza fuori tra le pieghe del dolore. Concetti e suoni sottovoce plasmati dalla sensibilità, da esperienze personali o indirette, ma ugualmente vicine e decisive, capacità di mettere in discussione le proprie emozioni al cospetto di una realtà troppo più grande di noi per essere affrontata con la presunzione di ignorarne lo strapotere. Ma con la profonda consapevolezza di potersi sentire coraggiosi e fieri artefici di una battaglia”.
Il libro è uscito postumo, ma resta di grande attualità
“Doveva essere pubblicato con Marina in vita, mancavano soltanto la prefazione e i ringraziamenti: mi ha comunicato la sua decisione personalmente due giorni prima del trapasso. “Sono stanca e non ho più voglia di lottare”, mi disse con una voce ancora ferma che destò in me una reazione mista tra stupore e rispetto. Lo stesso che ho senza forzo avuto nei confronti del manoscritto da lei approvato, non ritoccato neppure in una virgola per onestà intellettuale. E non solo: perché il racconto dei suoi ultimi 17 anni di vita conduce a una riflessione complessiva che motiva una decisione sia pure molto sofferta.
Quindi, l’attualità del libro risiede nella parola dolore allo stato estremo. “Ora ti curo io”, a quasi quattro anni dalla scomparsa di Marina resta così un testo di riferimento e di riflessione sullo sfondo del referendum sull’eutanasia legale che ha già raggiunto e superato ampiamente le firme necessarie: 900mila rispetto alle 500mila richieste”.
Se ne parlerà venerdì 24 Settembre a Formello?
“Sì, grazie alla disponibilità del Sindaco avv. Gian Filippo Santi, ho organizzato un dibattito alle ore 18,30 nel cortile di Palazzo Chigi, una delle prestigiose sedi del Comune nel quale risiedo da quasi quindici anni. Al tavolo dei relatori l’avv. Nino Marazzita, tra i primi latori di una legge sul testamento biologico, la psicoterapeuta dott.ssa Paola Notargiovanni, già dirigente psicologo presso l’Ospedale Sant’Andrea, e due amiche di Marina Ripa di Meana: la contessa Patrizia de Blanck che ne ricorderà la figura attraverso una serie di aneddoti.
E la storica della moda, duchessa Silvana Pascale Augero, che porterà sul palco tre cappellini, una giacca e un ventaglio disegnati da Marina Ripa di Meana e da lei acquistati per la sua collezione-museo. L’attore di teatro Gianluigi Augero leggerà alcuni passi significativi del libro, dopo i saluti istituzionali del Sindaco Gian Filippo Santi alla presenza della direttrice del Museo dell’Agro Veientano di Formello, dott.ssa Iefke J. van Kampen”.
Qual è la posizione del Sindaco Gian Filippo Santi?
“Di grande civiltà e di apertura culturale. L’avv. Gian Filippo Santi è un moderato di cultura cattolica e rispetta le opinioni dei cittadini, nel solco delle tradizioni culturali. Allo stesso tempo è vicino alle mutate esigenze del paese che amministra crescente successo da quattro anni. Quindi, a suo parere, quelli del testamento biologico e dell’eutanasia legale sono temi da tempo sul tavolo della giurisprudenza ed è giusto che la materia venga regolamentata da una legge che contemperi le esigenze del malato, quelle della coscienza umana e della fede cristiana.
Un nodo difficile da sciogliere, ma non impossibile da affrontare, con l’obiettivo di giungere a una soluzione che rappresenti le reali esigenze del problema e lo inquadri almeno in termini di riferimento ufficiale. Ciò comporterebbe quantomeno un’assistenza adeguata e linee-guida migliori alle famiglie che si trovano a gestire casi del genere. Il Sindaco di Formello si batte da sempre per le pari opportunità e il suo ruolo di Presidente dl Consorzio Valle del Tevere gli ha permesso di estendere i propri obiettivi a numerosi Comuni limitrofi”.
Al momento l’eutanasia in Italia è illegale
La Corte Costituzionale ha più volte richiamato il parlamento a legiferare a riguardo, visto che a regolare la questione è una norma che risale a prima della nascita della Repubblica, al periodo fascista, ossia un articolo del Codice Penale approvato con il regio decreto n. 1398 del 19 ottobre 1930. Si tratta dell’articolo 579 che recita: «Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni. Non si applicano le aggravanti indicate nell’articolo 61.
Si applicano le disposizioni relative all’omicidio [575-577] se il fatto è commesso: 1) contro una persona minore degli anni diciotto; 2) contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; 3) contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno».
L’impegno di Marco Cappato
È stata però di fondamentale importanza la sentenza della Corte Costituzionale chiamata a esprimersi sul caso di Marco Cappato, esponente dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni, che ha rischiato 12 anni di carcere per aver accompagnato in Svizzera Fabiano Antoniani noto come DJ Fabo, quarantenne rimasto tetraplegico e non vedente dopo un incidente. Cappato, dopo aver portato Dj Fabo nella clinica Dignitas di Zurigo dove si pratica legalmente il suicidio assistito, è tornato in Italia e si è autodenunciato per il reato di aiuto al suicidio.
Era il 2017 e due anni dopo la Corte Costituzionale ha sentenziato che Cappato non è punibile per quel reato. In seguito anche la Corte d’Assise di Milano lo ha assolto perché “il fatto non sussiste”. Quello di Cappato è dunque un precedente giuridico importantissimo e ha portato la Consulta a sottolineare ancora una volta quanto sia necessaria una legge ad hoc, visto che per ora la decisione sui singoli casi è di fatto lasciata ai giudici.
Venerdì 24 Settembre – ore 18,30 – Palazzo Chigi di Formello, dibattito sul fine vita alla luce del referendum sull’eutanasia “Ora ti curo io”, torna di attualità il libro scritto da Marino Collacciani con Marina Ripa di Meana.