Monta la polemica a Formia, dove la chiusura dei centri diurni per disabili sta suscitando un’ondata di indignazione tra le famiglie colpite dalla decisione e nella comunità locale. A puntare il dito contro l’amministrazione comunale guidata da Gianluca Taddeo è la consigliera comunale d’opposizione, Imma Arnone, che non usa mezzi termini nel definire la scelta una “vergogna”.
Secondo Arnone, il provvedimento segna un passo indietro drammatico per il supporto alle persone con disabilità gravi, e il primo a subire le conseguenze della chiusura sarà il centro diurno dell’Herasmus. «Da giovedì – denuncia la consigliera – i ragazzi che frequentavano il centro resteranno a casa. Un’altra volta, l’amministrazione Taddeo ha deciso di sacrificare una realtà fondamentale per tante famiglie che si trovano ad affrontare quotidianamente le sfide di una disabilità severa».
Il cuore della questione è legato al bando comunale per l’assegnazione dei contributi economici alle famiglie che usufruiscono dei servizi dei centri diurni. Una misura che, secondo Arnone, si è rivelata un “fallimento” clamoroso: dei 120.000 euro previsti nel bilancio comunale, ne sono stati impegnati appena 30.000, lasciando scoperto il sostegno necessario per mantenere operative queste strutture essenziali. «Il flop del bando è l’ennesima prova dell’incapacità gestionale di questa amministrazione», accusa la consigliera.
La storia del sostegno comunale ai centri diurni per disabili a Formia è lunga e importante. Fin dagli anni ’90, l’erogazione dei contributi è stata una priorità delle varie amministrazioni che si sono succedute, compresi i periodi in cui la città è stata amministrata da Commissari Prefettizi. Il contributo comunale ha sempre garantito continuità a un servizio che offre assistenza preziosa alle persone con disabilità e alle loro famiglie, spesso lasciate sole a gestire situazioni estremamente complesse.
«La decisione di interrompere questo sostegno – conclude Arnone – non è tecnica, ma politica. È l’amministrazione che ha la responsabilità di destinare le risorse e di garantire il funzionamento dei centri diurni. Non si può giustificare la scelta con scuse burocratiche: è una questione di priorità, e chiaramente le priorità di questa giunta non includono le persone più fragili».
La chiusura del centro diurno dell’Herasmus rappresenta solo la punta dell’iceberg di un problema più ampio che rischia di mettere in crisi molte famiglie. Le strutture di assistenza diurna, infatti, non offrono soltanto un luogo di accoglienza per le persone con disabilità, ma rappresentano un punto di riferimento fondamentale per chi ha bisogno di supporto continuativo e specialistico. La loro chiusura rischia di avere un impatto indecoroso, lasciando le famiglie in balia di una quotidianità già segnata da difficoltà enormi.
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