Era il 23 marzo 1944, l'Italia aveva firmato ormai da quasi un anno l'armistizio con gli Alleati, ma le truppe naziste erano ancora sul territorio. I partigiani continuavano senza sosta la loro resistenza, e quel giorno, in via Rasella, nei pressi di Piazza Barberini, fecero esplodere un ordigno durante il passaggio di una colonna delle SS, uccidendo 33 militari tedeschi e due civili.
Il comando tedesco, non tardò a mettere in atto la propria rappresaglia, decidendo che, per ogni tedesco morto, sarebbero stati uccisi 10 italiani.
Il giorno seguente, 24 marzo 1944, vennero selezionati i 335 Todeskandidaten, ovvero le persone destinate a morire. La scelta dei condannati a morte avvenne tra i partigiani, gli ebrei in attesa di essere deportati, e i prigionieri politici. Gli uomini, condotti nelle pozzolane di via Ardeatina, vennero uccisi uno ad uno, con un colpo di pistola alla testa.
Nel 1949, sul luogo della strage, venne costruito un monumento, in cui sono custodite le spoglie delle vittime. Qui, ogni anno, il 24 marzo, i massimi esponenti della politica italiana, e i rappresentanti della città di Roma, vi si recano per ricordare l'eccidio.
Le misure principali contenute nell'ordinanza firmata dal Sindaco Gualtieri
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