Fratelli Bianchi, la difesa: vanno assolti perché i testimoni avevano bevuto
Ebbrezza dei testimoni e clima d’odio alimentato dalla stampa, secondo la difesa avrebbero influito sull’imparzialità dei giudici
Testimoni ubriachi più un clima ostile verso i fratelli Bianchi alimentato dalla stampa, il che avrebbe influito oltre che nelle deposizioni, anche sull’imparzialità dei giudici. Queste le linee guida delle motivazioni che i legali dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi hanno depositato presso la Corte d’Appello di Roma, puntando all’assoluzione dei fratelli condannati in primo grado all’ergastolo dalla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone il 4 luglio scorso per aver provocato la morte di Willy Monteiro Duarte, in seguito al pestaggio avvenuto a Colleferro (Rm) la sera del 6 settembre 2020.
Testimoni inattendibili perché hanno bevuto
Secondo il legale difensore di Marco Bianchi, l’avvocato Vanina Zaru del foro di Firenze, i giudici non hanno valutato bene la posizione dei giovani testimoni, in quanto “un’indagine più accurata per comprendere chi e in che misura avesse quanto meno assunto alcolici, avrebbe probabilmente delineato lo scenario della reale attendibilità e della genuinità dei ricordi”. Per questo, la sentenza è ritenuta “fondata su una lettura preconcetta, e comunque erronea, degli esiti probatori”, perché alla base non ci sarebbe stata equità.
Nei confronti dei fratelli Bianchi “clima ostile e parzialità nel giudizio”
Infatti i legali hanno basato la difesa dei loro assistiti puntando su “un’immagine distorta dalla realtà, alimentata dal clima d’odio” di cui i fratelli Bianchi sarebbero stati vittime. Clima ostile che, “alimentato dalla stampa, avrebbe influito sull’imparzialità dei giudici”. Anche secondo gli avvocati romani Ippolita Naso e Valerio Spigarelli, che assistono Gabriele Bianchi, il processo di primo grado (che ha portato all’ergastolo, ndr) “ha avuto una vasta eco mediatica, da un lato con una abnorme e illegittima pubblicità delle acquisizioni probatorie, d’altro lato con la mostrificazione di alcuni dei protagonisti“.
Sempre secondo Naso e Spigarelli, “sotto la spinta di una formidabile pressione della pubblica opinione, le condizioni di parità sostanziale, e non solo formale, tra le parti, così come terzietà e l’imparzialità dei giudici, sono venute meno”. Una lettura della realtà considerata preconcetta, che guarda solo alla testi accusatoria e non attinente alla realtà, “favorita anche dalla mancata assunzione di una perizia medico legale disposta dal giudice”.
Cause della morte non chiare: “al massimo un omicidio preterintenzionale”
Dai motivi di impugnazione emerge inoltre che, stando ai legali dei fratelli Bianchi, le responsabilità del decesso, eventualmente, sarebbero da far ricadere sugli altri due imputati, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. L’avvocato Zaru sottolinea che non è stata chiarita la dinamica dei fatti, né il ‘contributo obiettivo’ di ogni singolo imputato, e non è stato neanche possibile avere una risposta ‘in termini certi’ sulla causa della morte del 21enne di Paliano (Fr). Secondo l’avvocato infatti, se proprio c’è stata una responsabilità, “si può parlare al massimo di omicidio preterintenzionale“, senza appunto la volontà di uccidere Willy.
Il suo assistito, si legge, “non è colto, ha gusti musicali di dubbio gusto, è calato in una realtà in cui è importante dare di sé – sui social – un’immagine di persona benestante e vincente. Ma oltre ad essere lo specchio della società in cui viviamo e in cui stiamo facendo crescere i nostri figli, non appare diverso da molti altri giovani che cercano di imitare stili di vita fatui, non contrastati, peraltro, da una risposta adeguata culturale da parte di nessuno”.
Invece stando a Naso e Spigarelli, Gabriele Bianchi “non ha colpito la vittima e non ne ha cagionato la morte, intervenuta a causa di un colpo al collo che persino la sentenza non gli addebita“, si legge nell’atto di appello. “Se il colpo al torace inferto con il primo calcio sferrato a Willy e attribuito a Gabriele avesse realmente determinato una commozione cardiaca, la vittima avrebbe perso istantaneamente coscienza, il suo cuore avrebbe smesso di battere e non si sarebbe potuto rialzare in piedi né camminare”.