Cassino, omicidio Serena Mollicone: la teste Rosa Mirarchi nega tutto
La ragazza diciottenne scomparve il 1º giugno 2001 e venne ritrovata morta due giorni dopo nel territorio di Fontana Liri
Nella giornata di ieri, 3 dicembre, si è svolto il processo ancora aperto per l’omicidio di Serena Mollicone, la studentessa uccisa nel 2001 nella caserma dei Carabinieri di Arce, in provincia di Frosinone.
Nonostante il giuramento fatto dinanzi la Corte, la testimone Rosa Mirarchi, addetta alle pulizie in quel periodo nella caserma, questa volta ha smentito tutte le dichiarazioni precedentemente fatte negli anni passati.
“Non ho mai detto di aver visto Serena Mollicone e non ho mai detto di aver utilizzato acido per pulire l’alloggio in uso alla famiglia Mottola. Non ho mai visto la porta danneggiata anche se a parlarmene fu Anna Mottola“, dichiara la Mirarchi.
Tutto quello che era emerso dagli interrogatori della donna con i magistrati e gli investigatori è stato smentito. Le amnesie e le risposte vacue hanno insospettito il presidente della Corte, che è stato costretto a chiedere l’acquisizione dei verbali.
Tuttavia, questo consentirà alla giuria popolare di poter ugualmente valutare gli imputati.
Nei verbali che sono sottoscritti, Rosa Mirarchi aveva dichiarato perfettamente dove fosse posizionata la porta utilizzata, secondo la Procura, per uccidere la diciottenne Serena.
Inoltre, la teste affermò di aver pulito l’appartamento in uso alla famiglia Mottola su richiesta della moglie del maresciallo. Anche queste dichiarazioni, però, sono state smentite e negate.
Ancora dopo tanti anni per il caso di Serena non si è riusciti a far luce sui fatti. “In questa vicenda tutti soffrono di vuoti di memoria. È vergognoso. Questa donna ora soffre di amnesia. Non posso credere che non ci possa essere un minimo di rispetto per mia nipote e su come sia morta”, ha detto sconsolato lo zio paterno di Serena, Antonio Mollicone.