Frosinone, sedici suicidi in cinque mesi: “servono centri d’ascolto”
Il convegno è stato fortemente voluto da Manuela, la mamma di Davide, un giovane di Alatri che nel 2022 si è tolto la vita
Sedici persone si sono tolte la vita in provincia di Frosinone, più della metà di loro avevano tra i 16 e i 34 anni; a questi si aggiungono venti tentativi di suicidio, registrati tra maggio e settembre. Questi dati allarmanti sono stati resi noti da Stefania Casavecchia, presidente dell’associazione di auto mutuo aiuto di Ceprano e della provincia di Frosinone, in occasione del convegno tenutosi sabato scorso presso la biblioteca di Alatri. Il convegno si è incentrato su due temi fondamentali: parlare del suicidio e studiare protocolli per prevenirlo. Tra i relatori, il dottor Antonio Loperfido, psicologo clinico, psicoterapeuta, formatore e coordinatore dell’Osservatorio del suicidio e del parasuicidio presso il dipartimento di salute mentale della Asl di Pordenone.
Davide, il convegno fortemente voluto dalla mamma
Il convegno è stato fortemente voluto da Manuela, la mamma di Davide, un giovane di Alatri che nel 2022 si è tolto la vita. La sua proposta è stata subito accolta da Stefania Casavecchia e dall’amministrazione comunale di Alatri, dando vita a un’iniziativa concreta e dallo spirito pragmatico. Il sindaco Maurizio Cianfrocca ha ricordato come il territorio ciociaro sia stato colpito da una serie di suicidi, coinvolgendo ragazzi ma anche persone più anziane, come testimoniano le due recenti tragedie: il suicidio di un pensionato di 78 anni la settimana scorsa e quello di un ragazzo di 22 anni di Ferentino, avvenuto poche ore prima del convegno. “È importante parlare di suicidio”, ha affermato, una necessità a cui l’associazione risponde da decenni e che il dottor Loperfido ha affrontato sin dagli anni ’80, sfidando le critiche del mondo accademico dell’epoca.
Il diario per Davide
Uno dei momenti più commoventi è stato alla fine del convegno, quando Manuela ha letto alcune frasi dal diario che amici e conoscenti lasciano accanto alla tomba di suo figlio Davide. Queste parole, che ricordano la sua bontà e la sua propensione ad aiutare gli altri, riflettono una sensibilità che, forse, è stata anche un’arma a doppio taglio per lui.
L’intervento del dottor Loperfido ha rappresentato il cuore dell’incontro, una vera e propria lezione rivolta a familiari di persone che si sono tolte la vita, operatori sociali, professionisti e cittadini comuni. Loperfido ha affrontato il tema del suicidio attraverso un’analisi storica, sottolineando che si tratta di un fenomeno che è sempre esistito e che assume molteplici forme. Centrale per lui è l’ascolto di chi ha tentato il suicidio e ne è sopravvissuto, per comprendere i meccanismi mentali alla base di tali decisioni e prevenire ulteriori tentativi.
Servono sportelli di ascolto
“Il mio sogno,” ha concluso Loperfido, “è la creazione di sportelli laici, non psichiatrici, dove le persone a rischio possano parlare liberamente, senza sentirsi giudicate o trattate come malate. La mia esperienza mi insegna che, con questi spazi, il numero di suicidi diminuirebbe drasticamente“.